Pastore: "La paura più grande viene dall'incertezza di sapere quanto tutto questo finirà"
La prima parte della lettera inviata da Javier Pastore all'agenzia di stampa argentina Agencia Cordoba Deportes: "Abbiamo iniziato ad avere paura quando..."
Javier Pastore, centrocampista argentino della Roma, ha descritto in una lettera le difficoltà partorite dal Covid-19 nella vita di tutti noi. Il documento è stato inviato all’Agencia Cordoba Deportes, agenzia di stampa argentina.
“Sono Javier Pastore, a Roma in quarantena con mia moglie e due bambini di cinque e due anni. Siamo noi quattro a casa con una coppia di amici che vivono con noi qui in Italia, rinchiusi da quasi 50 giorni. Facciamo acquisti online, è passato molto tempo e stiamo aspettando di vedere quando potremo uscire.
Una cosa positiva è che ho molto più tempo da condividere con i miei figli e la mia famiglia. Un calciatore è sempre in viaggio, e a me piace stare a casa. Ma c’è una paura e un pensiero negativo che ho quasi ogni giorno: ed è l'incertezza di sapere quando tutto questo si fermerà e saremo in grado di condurre una vita notmale. Ho anche persone che lavorano con me che mi aiutano a tirar fuori quelle sensazioni ed essere sempre positivo, ed è per questo che allenarsi ogni giorno e fare lavoro mentale o fisico ti dà la forza di pensare che tutto vada bene, che saremo in grado di andare avanti.
All’inizio avevamo una vita normale. Abbiamo guardato ciò che stava accadendo in Cina con un po’ di paura. Abbiamo guardato la tv e i telegiornali, parlavano del virus, delle infezioni quotidiane che stavano iniziando a fare il giro degli ospedali in pochi giorni, ed è stato ciò che più ha attirato la nostra attenzione. Abbiamo tutti temuto il contagio in altri paesi perché dalla Cina molte persone viaggiano verso le capitali europee. Roma è costantemente piena di turisti e lì abbiamo iniziato a pensare che potesse succedere qui e che dovevamo stare attenti.
Quando sono iniziati i test abbiamo visto che in Italia c’erano molte persone infette. Abbiamo iniziato a spaventarci di più e abbiamo smesso di uscire e andare in luoghi pubblici. È stato qualcosa di molto veloce, specialmente quello che è successo nel nord Italia, che in breve tempo ha iniziato ad avere molti casi con tanti decessi e che ha preoccupato l’intera popolazione. Nel momento in cui abbiamo iniziato a vedere che le persone sono morte facilmente, rapidamente, in pochi giorni ci siamo resi conto di quanto fosse grave la situazione".
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