Il problema al piede di Teodosic rischia di far vacillare le aspettative Virtus. Operazione Aradori-Fortitudo troppi 4 anni di contrattoDue icone serbe, a cui sono legati i sogni di due tifoserie, ai box. Certo va fatta una precisazione in apertura: non c'è link possibile tra una forma tumorale e una infiammazione. Resta il fatto che se il tifoso rossoblu si sta chiedendo, con il campionato che si avvicina, quanto viene depotenziata la sua squadra dall'assenza fisica del capo, ugualmente il fan bianconero si pone una domanda analoga: e il playmaker, o la point guard, detta con la più contemporanea espressione yankee, è il traduttore sul campo dei voleri del coach. Un punto in comune? C'é. Patologie diversissime, nulla di paragonabile, incertezza sui tempi di rientro ma su piani diversi. Milos Teodosic ha un riacutizzarsi della fascite plantare che già lo ha bloccato in NBA fino a far diventare il percorso del "miglior giocatore europeo" del momento un tour accidentato tra laser, stop and go, fastidi, dolori e incomprensioni. E certo questi due anni di calvario sportivo hanno pesato sulla non scelta del regista serbo da parte di grandi club da Eurolega, in primis  Milano, che ha pescato il meno "consumato" Sergio Rodriguez. Che poi, a guardarci bene, in realtà Milos ha passato due stagioni di tutto riposo a LA. Il problema è se lo stop forzato perdura anche sotto le Due Torri. Tutto un "progetto" rischia non di crollare, ma di vacillare sicuro. A Bologna c'è una struttura di fama mondiale come Isokinetic, che lo prende in consegna, e anzi lo ha già monitorato: con loro il nuovo "Lelli", il dottor Rocchi, reggiano, che ha rimesso in piedi, da ortopedico, molti cestisti sofferenti di fascite o di patologie al ginocchio (la sua specialità). Nei "non detti" del comunicato di ieri in tarda serata ci sta una considerazione banale ma vera: se la Serbia gli vuol fare giocare i Mondiali non è solo questione di orgoglio nazionale, è la convinzione di avere un atleta "usabile". E se questo è in teoria un rischio, può esserci una ricaduta, è anche una opportunità, cioè "allenare" un giocatore che nelle ultime due stagioni si è molto riposato. Djordjevic in questo senso svolge un ruolo delicatissimo, deve dribblare un potenziale conflitto di interessi, oltre al fatto che arriva tardi a Bologna, causa World Cup. E prima di parlare d'altro, tanto si deve aspettare, voglio solo segnalare che con nonchalance lo stesso Teodosic ci ha fatto sapere in conferenza stampa che la prima telefonata di Djordjevic per venire in Virtus l'ha ricevuta in febbraio, quando ad allenare la V nera c'era Sacripanti. Per dire che il matrimonio ha avuto gestazione e fidanzamento molto precoci...e che il corso delle V nere era stabilito molto in anticipo. Attraversando la strada, ecco rescissione, firma e primo contatto - in Furla: operazione nostalgia che risulta essere temporanea, è più fresco in San Felice che a Castelmaggiore - di Aradori con la F. Racconta Sbezzi che Sasha non gli ha mai parlato (e questo non va bene), racconto io che quattro anni, un'eternità (modello Acquafresca, per dire), erano impossibili da rifiutare ma che i biancoblu assumono un profilo molto "veterano" e non so quanto adatto alla A. Risulta a questo proposito un filo grottesca l'idea, sostenuta due volte da Repesa in altrettante interviste, una dopo l'altra, su Stadio, che il derby sia obbligatorio vincerlo. Intanto bisogna vedere come sta Teodosic, poi, non scherziamo, non si può posare un fardello simile sulle spalle di Martino. Voglio completare il quadro cestistico tirando una "mezza gufata" al mio amico Ettore Messina. A me interessa poco che faccia una cosa che ha detto non avrebbe mai fatto, in fondo anche Mihajlovic giurò che mai sarebbe andato al Milan, e infatti...ci è andato. Basta solo non dargli retta. No, io tifo per lui (tranne che quando gioca contro di noi). Però voglio vedere se, dopo cinque anni di inattività decisionale, a 60 berette suonate, è ancora in grado di fare - benissimo, così ci aveva abituati - l'head coach come ai bei tempi. L'Italia deve tenere per lui, per Zanetti, per la Pompea e per tutti coloro che mettono nel basket idee e soldi. Mi diceva un ex Sindaco petroniano che, di fronte al fallimento di tutti i progetti di stadi e palasport nuovi presentati da 20 anni a questa parte, l'idea della Fiera, dove c'é già tutto, è perfetta. Ovvio, qui a tanti non va bene. Il tifoso è sempre un grande reazionario.
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