Il Bologna è immobile, la Virtus è una polveriera. Saputo resta a casa
Tutte le differenze tra la gestione del Bologna di Saputo e la Virtus di Zanetti che fa mercato e strada in Europa
Beh, siccome per tutti lo sono, facciamolo: rotto per rotto per 3.14, chissenefrega. Lo zanettiano, intendo.
2010, il patron trevigiano che era diventato presidente rossoblu il 23 dicembre va in ferie e si assiste all'assalto della diligenza casteldeboliana dei nanetti assortiti: una occupazione del Centro Tecnico che il '68 e '77 degli studenti, messi insieme, faceva ridere. Ovviamente la vacanza sudamericana diventa simbolo di assenza, menefreghismo, usucapione di buona fede. La protesta di gran parte della tifoseria, insufflata dal tribuno del momento (c'è sempre un Savonarola che va in piazza a evocare la purificazione), spiana la strada al guaraldismo che si produce subito in un confortante non posto (avercene !), per poi gradualmente inabissarsi (una storia che evoca sinistri paralleli...).Ovviamente mai un briciolo di coerenza. Se una cosa la fa uno antipatico, zò bòt. Se la fa uno buono, torta tenerina.
Nell'ennesima settimana di fuoco una lettera di autentica e ponderata presa per i fondelli a Saputo, omaggiato gentilmente di un biglietto in economy da parte di un gruppo di buontemponi (che la partoriscono senza nessun bisogno di ghost writer, Saputo è un bersaglio troppo facile per manovre di corridoio) che trasformano presto il prevedibilissimo rifiuto in un cadeau benefico (la qual cosa suscita furenti polemiche da parte degli amanti dello sciroppo d'acero, dolce per i cristiano maroniti più del caffè).
Bene, tre cose: senza lettera e senza lontananza siderale di Saputo, Bimbo Tu avrebbe meno soldi per i suoi assistiti; la lettera non era solo sarcastica, ma una supplica autentica da parte di gente che si sente abbandonata e vorrebbe che alle parole seguissero i fatti; un presidente deve stare sul pezzo, come da disamina gentilmente offerta ai lettori del Carlino da un signore che qualcosa ha vinto, di nome Alfredo Cazzola. Un Bignami della gestione sportiva che andrebbe tradotto in francese e inglese e inviato a Montreal, ma anche appeso ai muri delle camerette dei tanti devoti. Che tanto non lo leggerebbero e lo infilzerebbero di spilloni bollandolo di maigodutismo.
L'ultima frontiera di costoro è "tutti uniti verso la salvezza, i conti li faremo alla fine": Quando nessuno ha mai fatto conti di nessun tipo, il 28 maggio si volta pagina, chi ha dato ha dato dato dato, chi ha avuto ha avuto avuto avuto, scurdammoce ò passato, simm'è Bbologna paisà.
Alibi, aggiramenti, spostamento degli assi cartesiani. Se nel mondo reale spopolano i no vax, qui vige legge del no fault: nessun colpevole, tutti colpevoli.
E siccome spesso, nei loro bunker, ipotizzano una sorta di orgoglioso isolazionismo, "lasciateci soli, staremo più larghi", beh la mia proposta è chiara. Vadano loro in Canada, è pure meno afoso. Il Bologna c'era prima di queste assurde divisioni e di queste ridicole dita puntate. Se Dio vuole, ci sarà anche quando costoro saranno scomparsi.
I dirigenti restano, questo mi pare chiaro. Le caute e vaghe promesse di Saputo al momento del disastro contro il Frosinone saranno lettera morta. A parte Inzaghi e forse Bigon, non ci sono tracce di attività diminuita da parte di Fenucci e Di Vaio. La stagione estiva è già bella che organizzata e d'altra parte risulta anche difficile e forse non produttiva, agli occhi del patron, una cesura netta. Quanto alla permanenza del mister oltre ogni logica, beh, voce vuole che qui lo avrebbero pure - giustamente - esonerato dopo Chievo. A Montreal no, la notorietà internazionale di Pippo (come prima di Donadoni) faceva premio su tutto il resto. Ecco, siamo messi così.
I tifosi i quali, con la consueta miopia, intravvedono colpe esclusive del management si mettano il cuore in pace. Preconizzo, dopo numerose prese di posizione in proposito, un rapporto un po' burrascoso con un pezzo di curva, ma credo che siano tutti adulti e vaccinati. Insomma, sanno quel che fanno.Certo che qui siamo strani, eh. Il Bologna è immobile nel suo attendere, con poche e soffertissime mosse, gli ultimi tre mesi di campionato. La Virtus sembra una polveriera. Da notare che è negli ottavi di una coppa europea (vogliamo paragonarla all'Intertoto? Bene, da quanto non la fa il Bologna - detto che è pure scomparso - ?) e dentro ai playoff, o comunque in zona. E ha appena portato qui un giocatore NBA, non Messi ma nemmeno Sturaro. Diciamo un pò di Iniesta e un po' di Modric, mutatis mutandis?
L'attesa non ci piace, i fuochi d'artificio nemmeno. Cosa abbia a che fare il buridone nel backoffice bianconero con lo stile Virtus, beh, è arduo da dimostrare. Io ho già detto che questa è una partita tutta baraldiana. Se il campo darà conforto, applausi a scena aperta. Qualora il parquet condanni, fischi e pomodori. Non c'è via di mezzo.
Intanto la squadra non ha corretto le sue mancanze e non è migliorata. Dalla conferenza stampa di Dalla Salda (un altro sull'uscio, inutile far finta di nulla) arguisco che se Sacripanti approda ai quarti è salvo fino a giugno. Non ne sarei certo al mille per mille ma è giusto attendere quattro giorni. Ed è anche un po' comodo scaricare tutto sul tecnico, ha le stesse responsabilità degli altri. Tra questi anche Marco Martelli, destinatario di un comunicato di commiato talmente secco e sgarbato da prefigurare futuri strascichi (immagino). Eppure è bolognese e virtussino. Mi paiono due caratteristiche su cui avrei riflettuto un po' di più prima di potare il ramo dell'albero.
Va bene, evocare la territorialità ti porta, agli occhi di tanti, al confine tra leghismo politico e maigodutismo sportivo. E' vietato, sostanzialmente. Io preferisco un bel "socmel" a un "parbleu" o "MY God".
Questione di gusti.
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