Andrea Bosco nel suo editoriale per TuttoJuve.com, analizza la Juventus di Massimiliano Allegri alla vigilia della sfida dei bianconeri contro il Torino:

 "Da alcune stagioni, giocare con quella maglia non è più un peso (come dovrebbe, per il carico di responsabilità che quella maglia comporta), ma soprattutto non è più un privilegio. Vedi giocare la Juventus e inevitabilmente maledici Max Allegri. Ma poi visto che qualche calcio al pallone lo hai dato e in qualche spogliatoio sei stato, sai che sono sempre quelli che vanno in campo a fare la differenza. Almeno dovrebbero. Ma non è così. E non solo per inadeguatezza tecnica.

Ci sta  di essere più scarsi  dell'avversario. Se un Fagioli o un Miretti dovessero mai incrociare un Bellingham verrebbero asfaltati. Ma se il talentuoso centrocampista del Real Madrid (che avrebbe potuto vestire la maglia della Juventus)  venisse catapultato negli anni Settanta  a vedersela con Beppe Furino, passerebbe una serata di  sofferenza. Per rivedere la Juventus  (o almeno qualche di simile) serve che la Juventus ritrovi la  propria identità. La propria ragione di esistere: quella di essere speciale. E non perché  speciale, significhi essere la più forte. Speciale significa essere  diversa. Nella proprietà, nella dirigenza, nell'allenatore, nei giocatori. Speciale significa magari rinunciare a qualche copeco evitando di abiurare alla tradizione.

La Juventus  è diversa. Non ha il nome della città dove è  stata fondata su una panchina da dei ginnasiali. Juventus significa: giovinezza. E la Juventus per oltre cento anni lo è stata. Oggi ha  cicatrici e rughe. Ma non sarà qualche puntura di botulino a rimetterla in forma. La Juventus tornerà ad essere la Juventus solo se tornerà ad avere la capacità di soffrire.  Se si farà dare i voti. Anzi, se li pretenderà. Se la  smetterà di patteggiare. Meglio assumersi le proprie responsabilità. Sia che ti chiami Juventus, sia che ti chiami Pogba. Basta ascoltare i consigli di chi ipotizza “arbitrati“. Se hai sbagliato devi pagare. Se non hai sbagliato devi difenderti fino alla morte. Il calcio è una faccenda strana. Ma  non è più come un tempo  quando un gol e una vittoria erano un lavacro in grado di ripulire qualsiasi sporcizia. Se la Juventus ritiene di avere bene operato (come del resto ha scritto nei documenti del patteggiamento) ha fatto un colossale errore a  farsi mettere la croce addosso. Se non ha bene operato ha pagato persino poco con quei dieci punti di penalizzazione  che l'hanno sbattuta fuori dalla Champion's. Ma se ha ben operato, faccia il diavolo a quattro (evitando di farlo fare solo ai giornalisti) per l'inettitudine delle molte procure incapaci di valutare le plusvalenze altrui. Una giustizia che punisce un solo soggetto non è una giustizia: è un arbitrio. In ogni caso eviti la Juventus invenzioni  alla Machiavelli:  non esiste “ragion di stato al mondo“ che  faccia accollare ad un innocente un reato che non ha commesso. Altrimenti si finisce dentro ad un romanzo di Kafka. E per come sono andate le cose dopo Calciopoli, i tifosi della Juventus, gli scritti dello scrittore boemo li conoscono tutti: riga per riga. 

Juventus, Bosco sul derby con il Torino

Juric allenatore del Torino

Tiri fuori la Juventus i colleones. Il derby è l'occasione giusta per farlo. Il Toro, anche quando (e ripetutamente) ha perso la stracittadina, gli attributi li ha sempre esibiti. Più debole magari, ma non inferiore. La Juventus deve convincersi  che i bei voti si ottengono solo studiando, preparandosi, soffrendo sulle pagine. In questo caso sul campo di allenamento. Se ti alleni bene, quasi sempre giochi bene alla domenica . Se ti alleni male, se speri nell' allenamento della “Responsabilità“, alla domenica farai schifo. E perderai. 

Allegri con il suo quarto posto da conquistare, ripetuto fino alla noia è realista o non vuole soffrire? Perché a sentire  Chiesa le ambizioni  dei giocatori sembrano diverse rispetto a quelle dell'allenatore. Illusioni di calciatori? “Chi non rischia, non rosica“ recita il proverbio. Osare significa anche soffrire . Con un sei in ogni materia  alla fine ti promuovono. Ma sai l'ebbrezza di prendere un otto, per un buon compito o una buona interrogazione? Una volta andava così. Oggi metà degli studenti risultano depressi, per ansia da prestazione. Come a dire che quando la  “prestazione“ non sarà sui banchi di scuola, saranno  destinati ad andare “in bianco“? 

 Chi gioca a calcio oggi, non sa cosa fossero quelle  scarpe con i tacchetti di cuoio che ti bucavano le suole  e ti facevano sanguinare le piante dei piedi. Non sa cosa fossero quei palloni con le cuciture che quando pioveva diventavano macigni se li colpivi di testa. Non sa quanto fosse faticoso giocare nel fango. Non sa quanto duri fossero gli interventi e quanto tollerante fosse l'arbitro: uno solo, senza assistenti, senza var, senza tecnologia. E se ti facevi male, visto che non c'era all'epoca  la possibilità di fare sostituzioni, ti facevano una iniezione di novocaina e ti spedivano all'ala sinistra. Dove capitava  tu realizzassi, qualche volta, anche il “gol dello zoppo“.   E' vero che allora si andava piano sul campo . Ma in quella stagione c'era anche gente in grado di far letteralmente scomparire il pallone. E se ti capitava  uno così, tu il pallone non lo vedevi mai. Perché  persino cercare di “picchiarli“ era un problema . 

 

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