# 5 La nazionale italiana di Djordjevic e il libro di Pozzecco
La Segafredo senza Teodosic stravince con gli azzurri. E'questo il vero derby Virtus-Olimpia: Italia vs stranieri
Non era un esordio semplice, quello in Lituania, per la Virtus Segafredo in Eurocup. Senza Teodosic è come viaggiare al buio senza abbaglianti, ma il risultato segnala un'evidenza che è già il riassunto di tutta la stagione: gli italiani, e non contiamo Alibegovic, hanno segnato 40 punti su 76, con Abass sugli scudi non solo per i 19 punti da top scorer ma anche per percentuali ed efficacia. La sfida, molto singolare, tra Djordjevic e Messina è tutta qui, in un tema che si ripresenterà perchè il coach della Virtus lo ha ben presente: la Segafredo ha stelle straniere, ma il collante e dunque la cliegina sulla torta sono gli italiani; l'Olimpia di italiano ha principalmente la ciliegina, Datome, senza offesa per Moraschini, Moretti e Cinciarini. Messina è stato l'allenatore della nazionale italiana dell'ultima rifondazione, quella che ha portato a Sidney prima e ad Atene poi, quando Recalcati disse, inascoltato: o cambiamo, o qui ci fermiamo. Djordjevic, che ha allenato una delle migliori nazionale serbe, si sente interprete del basket italiano, del suo sogno e bisogno di rivincita. Poi, se si vuole approfondire: Messina è di Bologna, anche adesso che abita a Milano; e pure Djordjevivc è di Bologna, anche se casa sua è a Milano.
Leggere le firme: Flavio Vanetti
Non so quanti abbiano l'abitudine di leggere le firme degli articoli. e quelle raccontano delle storie. Ad esempio, sul Corriere della Sera scrive di basket principalmente Flavio Vanetti. E'di Varese, e infatti alla grande Ignis ha dedicato un percorso a tappe nel centro della città per raccontare tutti i luoghi, non solo palestre e palasport, che sono stati scenografia di risultati unici. Flavio inoltre ha una passione per gli Ufo: li racconta con tante e tali conoscenze che non fa mai la figura dell'invasato, e se volete sentire parlare qualcuno della famosa Area 51 bisogna proprio che chiedete a lui. Specie adesso che gli Usa stanno togliendo la polvere da vecchi dossier, se non altro per aggiornare la sigla: non più Ufo, oggetti volanti non identificati, ma Uap: Unidentified Aerial Phenomena-
Leggere le firme: Marco Imarisio
Vanetti lavora per la redazione sportiva, normale che firmi un pezzo di basket. Marco Imarisio invece lavora per altre squadre sempre del Corriere. Dunque, la sua firma sotto a un articolo già è l'annuncio di qualcosa di speciale, se non altro lo sbarco del basket su pagine altre e pure alte. Che alte diventano perche'Marco ci mette tutta la sua passione nello scrivere di basket. Ieri ad esempio ha presentato il libro di Pozzecco, ovvero ha chiaccherato con il Poz e ne è venuto fuori un titolo non banale: "Vedo troppi allenatori che umiliano gli adolescenti". Con l'aggiunta di una confessione dell'allenatore della Dinamo: tante sbronze, droga mail. Ti viene voglia di correre in libreria, e in effetti la libreria è uno dei luoghi del cuore di Marco. Mi sono ricordato di quando, mesi fa, per presentare l'autobiografia di Iguodala, Il sesto uomo, riuscì a raccogliere tutta la grandezza umana del giocatore dei Warriors. "Sono un nero del terzo tipo" era il titolo dell'intervista. "Io spero di essere un nero del terzo tipo. Quello che conosce la propria storia e ld proprie radici, e che non ha paura di dire cose capaci di mettere a disagio il razzista che c'è in ciascuno di noi. Un nero che sa quel che succede nel mondo, che ci lavora dentro, che fa business, e non accetta di farsi chiudere in priogione o in un ghetto, che sia fatto di mattoni o di ignoranza": diceva così Andre. Per la cronaca, il libro del Poz ha un titolo forse eccessivo: Clamoroso.
Insomma, fate attenzione alle firme: vi possono far scattare dalla sedia per andare di corsa in libreria.