I Talebani del pallone promuovono la cessione di Tomiyasu, non sostituito nonostante le promesse
La cessione di Takehiro Tomiyasu ha diviso la tifoseria rossoblù. Il nuovo Director’s Cut si focalizza su questo
Lo ha scritto più volte sul Forum dei tifosi Davide Bombardini, accendendo con ironia e competenza la propria macchina del caffè. Fare i dirigenti al Bologna calcio è una delle cose più belle al mondo. La città (al di là della iconografia casteldeboliana supportata, semel in anno, dalla voce autorevole e un po' chioccia di Joey Saputo, che vuole la critica pungente. Macché Joey, una cascata di zucchero e miele) è accogliente. Il pubblico digerisce più o meno tutto. Le croci uno sgradevole ricordo lontano, un incidente di percorso fuori dal solco petroniano. Il proprietario extremely satisfied di una gestione che, pur tenendo conto della pandemia, esibisce risultati di campo invero assai modesti accoppiati a meno di bilancio che farebbero pensare a chissà quale rumba ballata sulle piste dell'alta classifica.
In questo contesto, ci sta che nessuno chieda conto a nessuno dell'ennesima bugia raccontata - il calcio è pieno di voltafaccia - , ovvero che le cessioni danarose - leggi Tomiyasu - si sarebbero fatte solo con una tempistica consona alla possibile sostituzione, doverosa per mantenere l'opaco e anonimo centro classifica, in ogni caso a distanza di sicurezza dal pericolo. Di fatto, qui nessuno ha eseguito un plissè. I "contestatori", largamente inferiori alla metà dell'opinione pubblica, perchè tanto è così da 7 anni e non cambierà di sicuro da qui a una prevedibile eternità anche se ci si mettesse a strepitare (i pochi azzardosi hanno esibito analisi tecniche, nelle quali si dava conto di salute migliorabile dei alcuni dei pilastri rimasti di un roster non lungo), i più perché digeriscono tutto o quasi, anzi fiumi di elogi alle accortezze di contabilità (magari ! Sarebbe contento Saputo), alla valorizzazione, alla preveggenza e perfino alla carineria dello staff (che esiste: non ci si crederà, ma i rapporti di lavoro sono ottimi).
La critica "iconica" di fatto se ne è andata con il Civ. E' vero che molti lo maltrattavano per certe sue prese di posizione ruvide come la carta vetrata ma altrettanti ne rispettavano cursus honorum, attaccamento e schiettezza. I superstiti combattono una battaglia antistorica ma non per contenuti, per uditorio. E' stranissimo che il paese dei No Vax - dei quali il minimo che si possa dire è che esagerano - esibisca, almeno a Bologna, un tale piattume di atteggiamento verso la proprietà più "potenziale" della storia che produce, sulla pelouse, risultati di bassa fascia guaraldiana. Non si sa perché il calcio sia zona franca per gli assalti dei locali gilet gialli, pronti a fare a pezzi politica e stampa ma elegiaci verso la proprietà lontana. Non dipende dal divertimento o dalla qualità del gioco, il Bologna è talora irresponsabilmente sfrontato e talaltra microbiologicamente piccino. Poche volte, quando ci si va, si esce dallo stadio contenti. Si rimanda, di continuo, verso un Eden o un Bengodi che si sa benissimo non arriverà mai. E attenzione: qui come altrove. L'Inter divertiva pochissimo. E allora che cosa si fa? Si passa il tempo; a casa, a maggior ragione forzati, ci si rompe le palle e il calcio è l'oppio dei popoli. Ma che oppio tristo, quello che ci stanno dando i Talebani d'Occidente.
Quindi cosa capiterà alla squadra? Credo nulla, intanto 4 punti sono in saccoccia. Più dotata in avanti con un centrattacco (Arnautovic ha cominciato la stagione con cifre significative e disponibilità al sacrificio), anche se i meccanismi andranno rodati, contata in mezzo e sperimentale dietro. Però bisogna fare un monumento alle Salernitane del caso e ai Lotito in multiproprietà (dopo un viaggio in clinica estetica, cosmesi approvata e bollata dalla Federazione). Giù ci si va proprio se ci si impegna molto.
Volevo dedicare l'ultimo paragrafetto ai conflitti di interesse. Sì, io parlo di un mondo che mi piace poco, molto diverso da quello che ho conosciuto, ma lo faccio finché ho qualcuno che mi segue e soprattutto finché faccio rabbia a tanti che non reggo: provo in questo un piacere primordiale. Se poi tutti spiegassero per quali motivi esprimono pareri entusiastici e diversi dal passato - tutto legittimo, s'intende - darebbero a chi legge o ascolta elementi di valutazione. Bologna è piccola, un paesone, e proprio per questo aperta come un libro.