A Melbourne arriva il ventesimo titolo slam in carriera per lo svizzero che in una battaglia gigantesca supera un tenace Marin Cilic in cinque set: 6-2 6-7 6-3 3-6 6-1

-di Giuseppe Cambria-

Riparte dallo stesso punto dal quale era ripartito un anno fa. Come se il tempo non fosse trascorso, come se non fosse arrivata quella tacca in più sul tempo anagrafico. Roger Federer resta immobile, un punto fermo, nel centro della leggenda. E poco importa che di fronte non ci sia più Rafa Nadal, che ha dato forfait per quel ginocchio troppo malandato, usurato per essersi  ripreso l'anno scorso i piani alti del ranking. Al suo posto, in finale, il croato Marin Cilic, da oggi nuovo numero 3 della classifica, in una rivincita per quel Wimbledon abbandonato e “donato” allo stesso Federer. Poco importa adesso  della sorpresa coreana Hyeon Chung che ha eliminato con destrezza ai quarti il buon vecchio Djokovic, per poi incontrare lo svizzero in semifinale. Il talento coreano si è arreso: prima, a un gigante del tennis, capace di arrivare chirurgicamente in ogni angolo con ogni colpo e delineando passanti perfetti ; poi al suo piede sinistro consumato, che l’ha mollato nel bel mezzo del secondo set. Poteva arrivare invece il primo trofeo importante per Cilic, per il suo tennis efficace e per il suo fisico imponente. Peccato che abbia trovato sul suo percorso quel punto fermo di Roger Federer. Il tennis che non riesci mai a togliere via definitivamente. Il match- Federer contro Cilic: remake della finale di Wimbledon 2017. Una finale brutta, quella inglese, da migliorare. Ma la finale di Melbourne sembra partire a senso unico con Roger Federer che ottiene il primo set in soli 24 minuti! Due soli game ottenuti da Cilic che parte con nervosismo e commettendo troppi errori: 6-2. Nel secondo set Federer abbassa la guardia e il ritmo. Rischia due palle break, che riesce a salvare mantenendo l’equilibrio del game. Il sesto game dura un minuto e 3 secondi, messo in tasca, dallo svizzero, con servizi perfetti e serve and volley eleganti. Anche il rovescio sembra essere abbastanza caldo, ma Cilic non molla e reagisce con grinta. Nel secondo set si arriva al 6-6: tie break. Due ace iniziali per Roger che si porta sul 2-1, ma subisce il ritorno dell’avversario che con un dritto vincente si porta a due set point: 6-4. Con una schiacciata finale Cilic chiude e conquista il secondo set: 7-6. Primo set perso per lo svizzero nel torneo dell’Australian Open, ma nel set successivo è come se non fosse accaduto nulla. Roger Federer si carica, ma il croato rimane comunque in partita con un rovescio lungolinea che lo porta sull’ 1-1 ed effettuando delle risposte strabilianti. È decisivo per Federer il break del 4-2. Fino al 6-3 finale c’è spazio per uno strepitoso dritto in controbalzo lungolinea, che Cilic non riesce a ribattere con il rovescio, e l’ennesimo ace della partita che chiude l’ottavo gioco. Federer avanti 2 set a 1. Lo stesso riparte fortissimo nel quarto set strappando il servizio all’avversario. Cilic sembra scosso ma riesce a recuperare benissimo con un dritto che risulta molto efficace. Nel sesto game il croato approfitta del calo dell’avversario e ottiene il controbreak, lasciando l’avversario a zero. Marin Cilic gira un po’ a vuoto con il rovescio ma ottiene comunque il game successivo e, subito dopo, arriva anche il break ai danni dell’avversario in uno scambio che il vetusto Federer non riesce a reggere: 5-3. Il 6-3 finale del set è inevitabile: 2-2 e si decide tutto al quinto set. Sembra ripetersi la finale dell’anno scorso con Nadal. Infatti, si ripete anche l’esito finale. Il quinto e ultimo set è una formalità, nel punteggio finale: 6-1. Cilic perde l’occasione di un break iniziale, e lo subisce subito dopo. Da lì il croato, affidatosi solo al servizio, sparisce. Federer conquista un game dopo l’altro. Dopo 3 ore e 3 minuti si chiude così una sfida fenomenale che ha visto un ottimo tennis. Giù il cappello per Marin Cilic che ha dimostrato di essere molto di più del tennista apparso scarico a Wimbledon. E giù il cappello per quel fenomeno di Roger Federer, che aggiunge nella sua bacheca il ventesimo titolo di uno slam.
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