Mihajlovic: "Non sono un eroe, ma un uomo che lotta ogni giorno"
Il leone Sinisa Mihajlovic torna a parlare in conferenza stampa dopo il 13 luglio. Il tecnico serbo si racconta a modo suo: scherzando e commuovendosi
L’apertura delle danze è affidata all’A.D. Claudio Fenucci: "Per noi è una gioia averlo rivisto con la tuta del Bologna: è un’emozione incredibile. Siamo legati a lui da una fraterna amicizia".Dopo la prefazione di Fenucci, entra in scena per qualche minuto la squadra, e il capitano Blerim Dzemaili prende parola: "Ci sei mancato. Cercheremo di farti divertire di nuovo. Grazie di essere tornato con noi".
Poi è il turno del protagonista odierno, Sinisa Mihajlovic: "In ospedale ho conosciuto persone straordinarie: ho capito subito che ero nella mani giuste. Il percorso è andato bene. Sarò grato ai dottori tutta la vita. Ringrazio tutti. Mi sono sempre sentito nel mio mondo, quello del calcio, protetto e voluto bene. Parte di una famiglia. Grazie a tutti i tifosi, soprattutto quelli del Bologna, che mi hanno adottato come un fratello. Ringrazio altresì la società, i magazzinieri, lo staff e i giocatori. Un sentito ringraziamento di cuore ai miei amici più stretti, a mia moglie e ai miei figli. La mia dolce metà è sempre stata con me: sono molto fortunato ad avere una donna così accanto. L’unica femmina che ha più attributi di me. Grazie ai miei figli, che sono la mia vita. Loro si sono messi a totale disposizione per salvare il padre. Ringrazio anche mio fratello e mia madre. Ho passato quattro mesi tosti, dove il mio più grande desiderio era prendere una boccata d'aria fresca. Non mi sono mai sentito un eroe per quello che ho fatto e sto facendo. Il mio carattere è forte, ma sono sempre un uomo con tutte le sue fragilità. Queste patologie non le puoi vincere solo con coraggio, servono le cure. Voglio dire a tutti quelli che sono malati che non si devono sentire meno forti di me, non c’è da vergognarsi di avere paura e di piangere. L’unica cosa che non bisogna mai perdere è la voglia di vivere. La leucemia è bastarda, ci vuole molta pazienza e voglia di combattere e lottare. Se ci credi, presto arriva il sole. La forza la devi trovare verso la gente che ti vuole bene. Ho ancora paura, ma il terrore è uno dei tanti stati d’animo che fa andare avanti. Ho perso 9 chilogrammi rispetto a prima, adesso comincio a mangiare, e non è facile, perché ho smarrito il gusto. Dopo tale esperienza, spero di uscire come uomo migliore. In precedenza la pazienza non era la mia arma preferita; attualmente è una dota che ho sviluppato. Mi godo ogni minuto della giornata. Tutto quello che prima ti pareva dovuto, lo vedo in un’altra maniera. Sapevo che con il passare dei giorni avrei condizionato la squadra, la classifica, l’atteggiamento, le partite giocate… Ma questa situazione non doveva diventare una scusa. Mi sarei aspettato di più. Io ho lottato ogni giorno, anche quando avevo 40 di febbre. Ho cercato sempre di essere presente. Speravo di vedere in campo il mio stesso spirito di sacrificio. Sono arrabbiato nero per gli esiti del Bologna. Da ora in poi desidero il 200% da ognuno. Non ci sono altre strade alternative. Chi non lo fa, avrà problemi con me. “Più bella cosa non c’è” recitava mia moglie all’uscita dall’ospedale, una frase azzeccata. Al momento canto “Eh già, io sono ancora qua” di Vasco Rossi. Ci sarò sempre, perchè mi sento vivo. Sarò più presente e sono certo che ci raddrizzeremo. Con il Parma non ho riconosciuto il mio gruppo. In questi due giorni, tuttavia, ho rivisto il mio Bologna. A Verona non stavo benissimo, ciò nonostante avevo promesso alla crew la mia presenza. Amo il mio lavoro. Quando incontri la malattia lotti prima per la gente che ti circonda, poi per te stesso.Ibrahimovic? L’ultima volta che ci siamo sentiti è stato 10 giorni fa. Se viene sotto le Due Torri è per l’amicizia che ci unisce. Prima di prendere la decisione definitiva, mi comunicherà la sua scelta. L’operazione è in stand-by, non deciderà prima del 10 dicembre. Io posso stare fuori, basta che non piove. Non devo prendere neanche il sole. Per ora, non ho la possibilità di andare allo stadio, però posso partecipare all’allenamento. Desidero presenziare almeno alla sfida con Milan o a quella con l’Atalanta. Non posso viaggiare né in aereo, né in treno, mi è concesso solo spostarmi con la macchina, però per viaggi brevi. Nei momenti bui, vedevo la luce perché il club mi ha concesso tanto materiale: potevo intervenire in diretta durate le sedute a Casteldebole. I ragazzi danno tutto, ma a lungo andare è complicato. Tornando alla normalità, visto la mia presenza più costante, si sta alzando il livello. Loro sono liberi di fare tutto quello che dico io. L’ultima volta che mi ero riunito al gruppo era contro la Sampdoria. Per tre settimane non ci siamo sentiti. Mi sono promesso di arrabbiarmi di meno, ma non ce la faccio. In camera, la domenica urlavo spesso. Il VAR è utile, tuttavia spesso non capisco alcuni episodi, i colpi di mano in primis. Con il fuorigioco almeno siamo sicuri. La soluzione può essere avere regole chiare. Ci vuole un ingegnere nucleare per capire certi cavilli. Tanjga? Siamo amici da una vita, ci conosciamo da 30 anni. È una persona che capisce di calcio; è uno che ti dice quello che pensa. Anche da lui mi aspettavo di più, come da tutti gli altri. Mancini? Non ci parlavamo da quasi 4 anni. Mi è stato fin da subito vicino. Sono stato contento perfino per i tanti bambini che mi hanno dimostrato affetto e stima inviandomi disegni. Aver ricevuto la visita dei ragazzi dopo il trionfo con il Brescia è stata una bellissima sorpresa. I premi li accetterei per quello che ho fatto con il Bologna, non per la mia situazione fisica".
Infine, intervengono i due medici.
Il Dott. Michele Cavo: "La diagnosi di Sinisa raccontava di una leucemia acuta mieloide; in tale circostanza, il midollo osseo perde la capacità di creare piastrine, globuli rossi e bianchi. Il primo ciclo è durato 43 giorni, il secondo è stato più breve. Il risultato ottenuto è molto positivo. Oggi è un mese esatto dal trapianto. Il carattere del paziente è sempre stato robusto e rigoroso: si è sempre fidato di noi. Siamo felici di averlo restituito a tutta la comunità. È stato coraggioso ad uscire allo scoperto fin da subito. La storia che stiamo descrivendo vale per tutti i pazienti dell’istituto di ematologia".
La Dr.ssa Francesca Bonifazi: "Per fare un trapianto di midollo osseo si cerca un donatore, famigliare oppure da registro. Non è un intervento chirurgico: è un'infusione di cellule di un donatore dopo aver fatto una chemioterapia più forte delle altre. Il processo uccide tutte le cellule residue. C’è l’assenza di complicanze cliniche ad oggi. L'intervento è stato regolare, le condizioni sono soddisfacenti. Occorre, però, cautela; i primi 100 giorni sono i più delicati. Valuteremo di volta in volta la presenza di Sinisa, ma questo non limiterà lo spirito guerriero di Mihajlovic".
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