Positività al virus dopo la ripresa: il protocollo da seguire per il giocatore infetto
Il protocollo cui un giocatore dovrà attenersi se positivo al Covid-19 dopo la ripresa del calcio. Le linee guida del Governo e gli obblighi dei club
Varie sono le ipotesi per il completamento della stagione calcistica in Serie A emergenza Covid-19 permettendo, poche ma molto verosimili sono le certezze dei comportamenti da adottare qualora un giocatore dovesse risultare positivo al virus una volta ripartito il campionato o ripresi gli allenamenti. Il calciatore in questione, infatti, verrebbe inevitabilmente isolato e tutti i compagni di squadra sarebbero sottoposti a tamponi e test sierologici per scongiurare il rischio di un contagio collettivo. Un ruolo importante, a questo punto, lo svolgerebbe il Governo, chiamato a dettare ai club le linee guida per il monitoraggio dettagliato della salute dei singoli tesserati. Partendo dal presupposto che ciascuna società calcistica dovrà aumentare il numero dei sanitari nella propria area medica, il Governo deciderà minimo due strutture in ogni regione cui i club potranno far riferimento per il monitoraggio degli atleti. I tamponi, strumenti necessari per individuare la presenza o meno dell’infezione per Covid-19, sarebbero finanziati dallo Stato nonostante il ruolo di attività sociale riconosciuto al calcio. Successivamente, il giocatore positivo verrebbe sottoposto al test sierologico volto all’individuazione degli eventuali anticorpi prodotti dal sistema immunitario per contrastare il virus. Test e tamponi sarebbero ripetuti costantemente in un lasso di tempo di due/tre settimane (anche di più in caso di positività all’infezione il ventunesimo giorno). E’ bene sottolineare, infatti, che la presenza degli anticorpi all’interno dell’organismo non allontana automaticamente un individuo dalla possibilità di contagiare chiunque sia nei paraggi. In altre parole, si può essere positivi al test sierologico e avere ancora in circolo il Covid-19. Solo un doppio tampone negativo scongiurerebbe, di conseguenza, il rischio di essere ancora infetti. Una volta scacciata l’infezione, il calciatore sarebbe costretto a prendere tutte le dovute precauzioni del caso nelle due settimane successive al risultato dell’ultimo tampone.
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