Haller e la Bundes, i tedeschi stanno superando tutti. Se la serie A non riparte è disastro totale
Il grande campione rossoblù, il campionato tedesco, la serie A e la sua ripartenza. Tre argomenti cardine del nuovo Director’s Cut
Helmut Haller, il "napoletano" di Baviera portato a Bologna da Renato Dall'Ara e dal fido Faele Sansone, fece - assieme all'allora fidanzata Waltraud - uno spot pro Italia (girato da Zanarini !) da veicolare sulle tv tedesche.
Innnamorato del nostro paese, gli piaceva Riccione, dove, con tanti connazionali, passava le vacanze estive. Un anno nella Perla Verde comparve anche Pelé, e il fotografo riccionese par excellence, Pico, li immortalò assieme: il più grande 10 del mondo e uno dei più grandi d'Europa. Il primo tedesco di livello capitato in Italia (due anni dopo giunse Kalle Schnellinger) - fortemente voluto dal suo presidente, il concreto sognatore Dall'Ara - soprattutto una persona ideale per fare gruppo, casino e...deliziare la platea. Il suo arrivo costrinse Bernardini ad arretrare Bulgarelli a fare il "metodista", e il sacrificio di Giacomino fu essenziale per gli equilibri che portarono allo scudetto. Quando fu a Bologna, chiamato con gli altri scudettati rossoblu da Giorgio Guazzaloca e Paolo Foschini il 7 giugno 2004, per il quarantesimo, lo accompagnai al termine della cerimonia a piedi alla cena in Braseria. E per tutto il tragitto lui mi manifestava il dolore autentico per la malattia di Giacumèn, purtroppo già incombente. "Io federe Ciacomo sempre allecro, ora krante tolore".
Perché racconto queste cose? Perché mai come in questo momento la Bundesliga è di attualità. E, come dimostrano le "transumanze" verso la nostra Serie A, più ricca e prestigiosa, di Helmut, e dopo Voeller, Rummenigge, Brehme, Bierhoff, Hansi Muller, e me ne dimentico sicuro tanti, al di là della forza - che in patria è spesso tracotanza - dei bavaresi, il calcio teutonico è sempre stato un sottoprodotto rispetto al nostro.
Anche se in termini di fatturato ci è già davanti, di quasi 500 milioni, e sta attaccando il secondo posto della Spagna. Presto sorpassata, a mio parere.
Gianfranco Zola è andato in Inghilterra, Giorgio Chinaglia, a fine carriera, in USA, e in Germania giocano o hanno giocato solo modesti parti dei settori giovanili italiani. Probabilmente i più di livello sono stati Barzagli e Zaccardo, non due cime. Ma i colpi che sta mettendo insieme il pallone alemanno ora, l'eleganza nell'uscita dalla pandemia, l'efficacia mediatica e commerciale, il senso di profonda organizzazione che trasmette (e sul quale voglio raccontare un piccolo "nanetto" personale), fa sì che ci stiano passando davanti in tromba. Certo, a noi, persi tra il CTS e l'INAIL (che c'azzecca?), le Regioni e i Comuni, gli allenamenti autorizzati, sì, no, forse, il Premier che attacca FCA e l'Olanda ma non i nemici dello sport, un ministro lì collocato perché allo sport si associano le politiche giovanili e lui è un cooperatore ex-giovane (come se fare attività fisica sia privilegio e pertinenza solo degli under, quando in realtà riguarda anche, e tanto, gli over), il suo partito che lo guarda, a tratti, sbalordito (qualche 5 Stelle ragionevole esiste: va cercato con cura, ma giuro che c'é), e le componenti calcistiche che giocano a fare il più furbo, il più scafato, il più impresentabile (discipline in cui si specializzano da anni: le prime colpe del pallone sono endogene). Preciso: non sto parlando del Bologna, che mi pare abbia tenuto una linea saggia e poco appariscente.Insomma, ai lati del Reno - no, non a Casalecchio, più a Nord - vantano crescita degli ascolti, che genera vendibilità del prodotto e quindi giocatori migliori. Quello che si è visto è calcio vero, con gol, esultanze, errori e rimonte. Anche infortuni, certo: perchè, dopo la povertà abbiamo abolito pure quelli? Poi mi dicono le tifoserie, tutte unite, sì, sì...Quelli che adesso fanno i fighetti, i romantici, gli integralisti (azzardo), se si lotta per un obiettivo saranno gli stessi che chiedono di assembrarsi fuori dagli stadi per festeggiare. O consolarsi, come accadeva un tempo con Stock. No, perché...a proposito di sport. Il Giro si corre, il calcio non si gioca. Differenze? Dobbiamo imitare i francesi che sospendono il campionato e fanno lo stesso Tour e Roland Garros?
Mi fanno sinceramente abbastanza ridere anche le perplessità dei calciatori (alcuni, non tutti, per fortuna). Allenamenti e partite, il ritmo sarà quello solito. Gli stipendi, più o meno, tali da campare, diciamo così. In compenso, se crolla il castello, costoro sanno che dovranno cercarsi un lavoro? E che lavoro...non ce n'é? Così, eh, mentre si cuoce il riso. Dettagli, quisquilie, quasi pinzillacchere.
Con il doppio impegno settimanale, più cambi, vantaggio - ennesimo - per le grandi. Ma al di là di questa negatività - inevitabile -, il provvedimento serve ad ampliare, con logica, il turnover. Per cui...sopportiamo il solito benefit alla Juve. En passant: se non riparti, nelle coppe fai i preliminari, quindi a luglio vai comunque in ritiro. E hai percorsi molto più faticosi nel corso della stagione. La curva dei contagi può riprendere, il vaccino a settembre non ci sarà di sicuro. Cioè forse potrà esserci, ma non sarà possibile la vaccinazione di massa, perché andrà prodotto industrialmente. Tenere tutto fermo significa il contrario delle aperture attuali, così alacremente e bi-partisanamente voluta delle Regioni, e non avrebbe alcuna giustificazione.
L'aneddoto, dicevo. Un amico fotografo mi segnala che in Bundes non ce ne sono, a bordocampo. Decido domenica mattina di scrivere una mail di richiesta di chiarimenti all'ufficio stampa del Bayern. Il capo (che non sapeva e non sa chi io sia) mi risponde 12 ore dopo esatte, proprio come deve fare un collega. Con dettagli, professionalità e sincera vicinanza alle nostre "battaglie". Io non ho mai avuto antipatia per la signora Merkel e, a differenza dell'ex presidente del Milan, non nutro desideri inconfessabili su di lei (credo nemmeno Frau Angela nei confronti di entrambi...). La stima, in questi momenti, è cresciuta. Sì, esatto, vorrei emigrare. Non sopporto i ciarlieri e poco concludenti rompiballe italiani, lo confesso.
Vero, non accenno nemmeno al pathos mancante perché non me ne frega niente. Proprio zero in questa fase. Lo trovo del tutto secondario.
Mi arrabbio, e molto, quando leggo dei "22 giovanotti viziati in mutande" perché questa considerazione, miope e presuntuosa, non tiene conto del gigantesco indotto e delle tante persone semplici e a basso o medio reddito che lavorano nella filiera del calcio (compreso chi scrive, certo). Se si riponessero nel fodero le Spada...fore dei pregiudizi ideologici si farebbe un passo avanti. Perché tanto non è andato tutto bene e non ne usciamo migliori, ma questo era scontato. Facciamo almeno in modo che non sia un disastro totale.
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