La storia della "sudditanza psicologica" nel calcio ha radici lontanissime, di fatto subito successive al settimo scudetto del Bologna. Nel 1967 il medico oculista veneziano Bertotto, capo della CAN, coniò il termine a seguito di un episodio di favoritismo a favore dell'Inter di Moratti ed Herrera. Quando Cannavò, direttore della Gazzetta, lo riprende nel '98, a seguito degli episodi di Juve-Inter di quella stagione, la locuzione esiste da più di 30 anni.

Nella scalata verso gradi crescenti di interesse, la pallacanestro viaggia verso mete simili. Nel dicembre '79 il direttore dei Giganti del Basket rivolge al "Duce Truce" Gigi Porelli, plenipotenziario virtussino, questa domanda: "..L'episodio di Bogoncelli che cerca di prendersi il vantaggio degli oriundi ha dato subito uno scossone alla nuova immagine..." e Porelli- impegnato ad affermare il ruolo della neonata Lega come "complemento" di alto livello a quello della Federazione - replica che non si ripeterà.

Adolfo Bogoncelli presiedeva l'Olimpia Milano: gli oriundi erano i giocatori di origine italiana nati all'estero. Preclari esempi nel calcio, Altafini e Sivori. Nel basket, Mike D'Antoni, del quale, alla fine, la federazione consentì il tesseramento come straniero (la figura dell'oriundo fu presto abolita, troppo equivoca). E vinceva, tanto: esempio, proprio a Bologna, 1966, la Coppa dei Campioni. Porelli non strepita, non si lamenta, agisce da uomo di legge ma soprattutto fa pesare la sua autorevolezza. E non porta sentimenti vendicativi: a maggio '79 presta gratuitamente Marco Bonamico alle "scarpette rosse". 

Questa storia, a molti, sembrerà una polverosa perdita di tempo nel rievocare vecchie diatribe che non interessano più a nessuno.

Invece io ritengo sia esemplificativa di un concetto: al di là della forte rivalità sul campo, i big dei cesti di 40-50 anni fa possedevano un forte senso comune. Ho sentito più volte personalmente Porelli criticare la "presunzione" milanese, il fare un po' da bauscia, perfino - secondo lui - l'esagerazione nelle raccolte fondi benefiche. Ma intanto lo faceva preferibilmente in camera charitatis, e poi, magari, 1' dopo chiamava Bogoncelli o il suo successore, Gianmario Gabetti, per concordare strategie "politiche" utili al bene collettivo.

Chiaro che non esisteva l'amplificazione dei social, che distorce qualunque percezione. Come ha correttamente evocato Renato Villalta, l'Avvocato avrebbe mandato i fratelli Pepoli in curva a sequestrare lo striscione contro Messina (voto al lenzuolo: 2--) e ordinatone la distruzione immediata. Abbonamenti ritirati ai capi dei tifosi, e tutti zitti.

Oggi un siffatto Porelli verrebbe distrutto su Facebook un secondo dopo e la foto dello striscione rimbalzata su qualunque chat, qualunque gruppo, gli stessi che hanno condiviso il tic dell'arbitro ucraino sul tiro da 3 di Shields. Arbitro ucraino che, per un attimo, avrà pensato che almeno a Kiev ci sono i rifugi. Perché qui resistono solo le indicazioni vergate sui palazzi negli anni '40, come effigi belliche, ma se uno è preso nel mirino non si salva più. Nemmeno se Biden gli manda i lanciarazzi.

E' stato sinceramente poco edificante lo spettacolo verbale dato, in finale, molto dalla Virtus e un poco anche da Milano (non conto i "minori", tipo il figlio di Messina, giacché i cinni debbono fare i cinni. E magari non esagerare, se mi è concesso un consiglio da amico e da padre). Apprezzabilissime le parole di Gentleman Giorgio Armani, uno che ne ha viste troppe per scaldarsi su un blocco o un passi, fischiati o no che fossero o dovessero essere. 

Quanto a Massimo Zanetti, voglio anzi tutto ribadire che senza di lui - dico proprio lui come persona, al di là di staff, azienda, famiglia, ecc. ecc. - oggi non ci sarebbe la Virtus. E non ci potrebbe essere in futuro una V nera che vince l'Eurolega, giacché accadrà, prima o poi, anzi riaccadrà.

Detto ciò, io non capisco perché durante le finali abbia mandato il fratello bilioso e ...no, stavo per scrivere ultrà, ma sarebbe ingeneroso. Meglio dire: da tastiera.

Il 17 giugno "ciocca": "Uniti contro tutto e tutti? Sì. Abbiamo vinto nonostante l’arbitraggio. E’ ora di smetterla di subire questa sudditanza psicologica nei confronti di Milano e di Messina".

E il 28 giugno replica...a sè stesso: " Lo scorso anno li abbiamo battuti noi 4-0, questa volta hanno vinto, meritatamente, loro. Sono stati più forti. Mi dispiace che una mia frase sugli arbitraggi sia stata male interpretata. Non volevo fare polemica, semmai avrei voluto smussare i toni: si stavano alzando troppo".

Bah, cosa aggiungere, dato che non c'é proprio nulla, ma nulla da interpretare?

Ho già scritto, e gli ri-raccomando, di pensare con la sua testa, nei casi come i suoi l'Imperatore è circondato di vassallini senza arte né parte - non penso allo staff - che legittimano la loro esistenza nell'incensare, blandire e spettegolare. Via i Mercanti del Tempio, lo sport, lo scriveva il Civ, é dittatura: uno comanda, gli altri applaudono o contestano. Tertium non datur. 

La finale è stata anche, forse, una sfida tecnico-tattica. Non se ne è parlato molto, però un attimo di tempo si può spendere sul tema anche per un senso di rispetto verso giocatori e coach. Diversamente potremmo fare l'ennesimo post su Milano cattiva e Bologna buona, ma passare da buoni, cioé coglioni, non è il mio obiettivo.

Prendo qualche dato dai sempre interessanti contributi di Piri Numbers. Milano ha peggiorato il gioco, ma preparato meglio la serie finali sulle debolezze Virtus. Con l'accoppiata "sovietica" Hackett- Shengelia la Segafredo si è appesantita, ispessita, fisicamente irrobustita ma ha perso ritmo, spettacolo e produttività offensiva. Rodriguez per Delaney ha significato una Olimpia più "frizzante". Gara 1 è stata decisiva, in particolare il terzo quarto, e si è vista la peggiore V nera dell'anno. Nel quarto quarto di gara 4 si è compiuta la frittata. Milano ha tirato molto di più e perso molti meno palloni. 

Interessante la valutazione sul fatto che Djordjevic ha certamente avuto più lumache con cui fare nozze, se è vero che il minutaggio di due dei suoi "eroi" è calato consistentemente e indipendentemente dal cambio di casacca di uno della coppia.  Il riferimento è ovviamente ad Alibegovic e Ricci. 

Due parole sulla Fortitudo, che sta provando ad applicare un principio tutto bolognese, ovvero "chi la slònga la scapa", nella speranza che luglio sia meglio di giugno, agosto meglio di luglio e così via. In ogni modo, l'idea di Myers capo pare antitetica a quella di Minucci, nel senso che è proprio difficile la convivenza tra un portabandiera olimpico e un radiato. E, forse, sussurrano i portici, è anche un altolà della storica proprietà "muratoriana", che pare, al momento, destinata a succedere a sé stessa, alla gestione pavaniana. Come dicono in Veneto, "va ben tuto", ma non esageriamo.

Di sicuro il basket conserva una vivacità, anche nelle disgrazie, che il calcio proprio non prevede. E' vero che il Bologna ha vinto uno "scudettino" del tutto meritato, ma consegnare a Sartori l'input di portare a casa parametri zero non ha esattamente un gran valore progettuale. Vedremo, sarebbe brutto che l'ennesima montagna partorisse l'ennesimo topolino. 

Infine una battuta: data la consistenza degli emolumenti del Presidente della Federbasket, considero le probabilità che a quel soglio ascenda l' "odiato" Messina pari alle mie di fare il co-protagonista in un porno di Rocco Siffredi.

Ettore non prendertela, anche tu a luci rosse non vai benissimo, direi. Con le scarpette rosse, meglio. 

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