Paolo Bonolis è stato protagonista di un'intervista ai microfoni di Radio Nerazzurra in cui racconta come è nata la sua passione per l'Inter. 

Tu sei nato a Roma ma sei interista, come nasce la tua passione? "Mio padre è nato a Pero, poi si è trasferito a Roma durante la guerra. Mi ha cresciuto con la sua passione, vedevamo insieme le partite e adesso che non c'è più continuo a seguirla perché questa passione mi è entrata nel sangue e un po' perché è come averlo ancora accanto".

Ricordi la prima partita che hai visto dal vivo?

"Sì, fu un Roma-Inter a Napoli, perché il campo della Roma era squalificato. Finì 3-3, mi andò di lusso (ride, ndr)".

La tua passione per l'Inter è rimasta sempre intatta o è cambiata nel tempo?

"Col passare degli anni le cose cambiano ai tuoi occhi, un po' per consuetudine, un po' per altre priorità nella tua vita. Ci sono stati periodi in cui l'Inter era tra uno dei primi tre punti della mia vita, altri un cui era quinto o sesto. Succede quando nascono i figli, quando il lavoro è importante. Ma è stato sempre un accompagnamento vitaminizzante, nel senso che l'attesa della partita, la liberazione di quell'ora e mezza, ti aiuta a ripulirti da altri pensieri. Un po' come quando giochi tu e la mente si fissa su una condizione mettendo da parte altri pensieri".

Qual è stata la delusione più cocente da tifoso? E la gioia?

"La rottura del ginocchio di Ronaldo a Roma durante Lazio-Inter dopo il suo rientro per lo stesso infortunio. La gioia più bella, per quanto vissuta altrove e in modo insolito, è stato il Triplete. Ma ci sono state anche altre piccole occasioni non terminate con un trionfo ma che hanno avuto impatti forti e inaspettati. Penso al derby che perdevamo 2-0 all'intervallo e abbiamo vinto 4-2, ero allo stadio con mio figlio Davide. Oppure la rimonta sulla Sampdoria con gol allo scadere di Recoba. Ricordo un gol spettacolare di Rummenigge annullato in Coppa Uefa, con Graziano Bini che urlava in faccia all'arbitro 'un gol così non si può annullare!'. La delusione più grande fu un periodo dell'Inter, all'epoca ricevetti la telefonata di Massimo Moratti in cui mi chiedeva perché non andassi più allo stadio. Gli risposi: 'Presidente, con tutto il bene che le voglio lei sta costruendo una squadra, ma non c'è spettacolo. Se lottassimo per vincere verrei, se lottassimo per non retrocedere verrei, ma siamo in una situazione tra color che son sospesi'. Era diventato tutto un po' noiosetto. A me sta bene che ci sia una stagione difficile in cui lotti per non retrocedere, ma se non succede niente è una rottura di scatole pazzesca...".

Se potessi tornare indietro nel tempo chi prenderesti dal passato e metteresti in campo ora?

"Nonostante la sua stravagante gestione della voglia direi Alvaro Recoba. Lo vedevi nei primi 5 minuti se era in giornata o no".

Cos'è per te l'Inter e cosa vuol dire per te essere interista nella vita di tutti i giorni?

"Credo sia una splendida occasione per ristorare l'anima, divertirsi anche soffrendo nell'ansia del risultato. Essere interisti significa aver fatto una scelta partigiana in ambito sportivo, godendosi il percorso dell'operato altrui perché altro non possiamo fare. Dobbiamo augurarci che quelli per cui nutriamo questo affetto abbiano la stessa volontà. Credo sia divertente essere interisti come lo è essere torinisti, milanisti, laziali. Un po' meno essere juventini ma va bene lo stesso".

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