Lunedì 16 agosto, ore 20.10 circa, il sottoscritto scende le scale della tribuna, "ruba" una bottiglietta - calda - di Acqua Lete dalla incustodita provvista per i VIP (vi debbo 2 €) e si avvia verso lo scooter, parcheggiato in Via dello Sport. Passando davanti alla piscina, un incontro usuale per il sarcasmo tradizionale e il ditino puntato "sei contento, eh?". Lasciato da parte un inutile, pleonastico e antistorico fair play - non è epoca - taglio l'aria: "la dovreste piantare di fare gli zerbini". 

Ciò premesso, in una intervista uscita il 24 marzo scorso sul Carlino, il coordinatore delle aree tecniche di Bologna e Montreal, Walter Sabatini, confermò l'interessamento su Arnautovic, preso poi quattro mesi e mezzo dopo, fece il nome di Erik Lamela come possibile rinforzo e fissò a 2-3 giocatori importanti l'obiettivo di mercato rossoblu. Si presuppone che si riferisse ai due citati e a un terzo, magari un difensore.

Ora, nella categoria "importanti" non può essere collocato Bonifazi, retrocesso con la Spal e quattordicesimo con l'Udinese l'anno scorso (peraltro con costo rilevante rispetto al valore, 6 milioni, poco in assoluto ma molto relativamente al nulla di cui si dispone). I giocatori "importanti" arrivati finora sono quindi uno, e l'assenza di budget vieta, a oggi, il perseguimento di questo fine. L'obiettivo di migliorare il livello medio della squadra è lontano dall'essere raggiunto, il precampionato del Bologna dice battuti Feralpi Salò e Pordenone (con più di un affanno), sconfitti da Dortmund e Liverpool (come da copione e sostanzialmente senza toccar terra), percorso culminato con la umiliante e clamorosa eliminazione in Coppa Italia a opera della Ternana, prima volta nella storia in cui il Bologna di Saputo - del tutto avvezzo a battere record negativi in serie - si trova sotto di 4 reti in una gara ufficiale con avversario di categoria inferiore. Mai successo in 112 anni.

Nella preseason, Bagnolese a parte, il Bologna ha incassato 13 reti contro 9 segnate. L'emergenza difensiva, che non è solo una questione di reparto ma di intero atteggiamento di una squadra, sfrontata e "sborona" come non si dovrebbe mai essere (si contrabbandano poi per bel zug qualche palleggio e alcune verticalizzazioni che di solito durano 20 minuti su 95), era ben presente agli occhi di tutti, tranne, probabilmente Mihajlovic - circondato da uno staff tecnico professionale ma impalpabile, assolutamente incapace di ricondurre il capo a un percorso logico - e un impotente staff dirigenziale, che libera la rosa di giocatori funzionali ma sgraditi al mister e non è capace di dirgli "adesso, BASTA". Tra l'altro lui è quello che improvvisamente mette insieme l'anno scorso 5 pareggi consecutivi e dichiara in ritiro che si coprirà. Si è visto. Come si sono viste le insofferenze di Dominguez e Orsolini e l'incomprensibile fila di cambi che privano la squadra degli unici tre che campanavano qualcosa. 

E' vero che alla fine arriva la rampogna di Sabatini, ma tutto il tragitto seguito dal dirigente umbro negli ultimi mesi è talmente sconclusionato e incomprensibile da non essere un puntello alla situazione.

Che è grave, ma non seria, avrebbe detto Flaiano. A me la gara con la Ternana ha ricordato quella col Frosinone. Nel messaggio mandato dai giocatori, intendo. Preciso: non ho sbisci. Non conosco, letteralmente, nessuno, nel calcio di oggi non è possibile. Ero al Dall'Ara e diciamo che...ho percepito la situazione.

Un Ranieri o perfino un Iachini metterebbero una pezza, certo, purché non si traccheggi fino a Natale. In una rosa di 34 elementi ci sono 10 esuberi ma anche 12 nazionali. Qualcosa di meglio si può vedere, giuro. 

Quanto agli aspetti strategici, le prese di posizione pubbliche sono tutte dello stesso tipo. Pedro Mariani, Mimmo Maietta, Eraldo Pecci, Luca Melega, e andando indietro Maifredi, Villa, dicono tutti la medesima cosa: al settimo anno non puoi essere messo così. Si può ironizzare, come fanno le truppe superstiti, li si può accusare di bollitura, di sacrilegio, di violazione dei precetti quebecoise, di ingratitudine, di scorbuto e pellagra, ma la slavina è arrestata pubblicamente solo da romantici tifosi che discettano di gradazione di sostegno: troppo poco e troppo presto arrabbiati. Come se fosse quello il problema, anzi l'essere tutti cani sciolti paradossalmente libera energie. E' umano. Fischiare, intendo, a fronte di spettacoli ripetutamente pietosi. Quanto poi al fatto che nel pre-Saputo si sia masticato amaro, è vero, ma anche negli anni più bui c'era un Detari, quando non un Baggio, un Signori, un Di Vaio, un Diamanti, un Gilardino o un Pecci. Memorie corte, eh?

Io credo che solo Claudio Fenucci possa dare una mano alla città a uscire da questo pantano. E' un dirigente di lungo corso che ha sempre provato a costruire qualcosa, riuscendoci talora e talaltra meno. Di fronte alla totale ignavia della proprietà, per la quale un disco su ghiaccio è uguale a un pallone sulla pelouse, o l' "autogestione" già avviata prende corpo oppure non ci vedo nulla di buono. Società corta, primo imperativo da perseguire.

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