Marcello Chirico riporta una notizia del club di De Laurentiis. Ecco cosa scrive su IlBianconero.com: 

“anche la Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta legata al mondo del calcio e alle plusvalenze”. E mica da ieri, quasi in parallelo con quella degli inquirenti piemontesi sulla Juve, solo che quasi nessun giornale in tutti questi mesi ne ha parlato come per la Prisma. E quando questo avviene si riduce – come stavolta - ad una breve di 26 righe. Quasi un riempitivo inserito, ovviamente, in una delle tante pagine giornaliere dedicate al caso Juve. Ubi maior... 
Eppure stiamo parlando di una società di fascia alta come il Napoli e le accuse sono pressoché le medesime. Addirittura per De Laurentiis (iscritto da tempo nel registro degli indagati) il GIP ha già presentato una richiesta di condanna per un anno di reclusione, né più né meno come gli inquirenti subalpini avevano chiesto i domiciliari per Agnelli (poi respinti dal GIP). 
Per la vicenda Osimhen sono indagati anche altri 4 membri del cda del Napoli, proprio come sta accadendo a Torino, dov’è finito sotto inchiesta quasi tutto il board bianconero. Con la differenza che di quest’ultimi girano ormai da settimane su quotidiani e tv nomi, cognomi e foto “segnaletiche”, di quelli partenopei si sa quasi nulla. 
A parte i colleghi del Mattino che stanno seguendo con puntualità la vicenda, tutti gli altri quasi la ignorano o fanno spallucce appena gliela ricordi. I più temerari (e partigiani) preferiscono invece lanciarsi in intemerate contro la Juve, invitando persino i magistrati torinesi a cogliere l’occasione di radiarla in via definitiva dal calcio, anziché dedicare maggiore attenzione alle vicende giudiziarie di casa propria. Legittimo domandarsi se affermazioni del genere siano deontologicamente accettabili da parte di una categoria che dovrebbe prima di tutto informare, esprimere opinioni oggettive e poi anche tifare. È possibile, ve lo garantiamo, noi al Bianconero.comlo facciamo tutti i giorni. 
Il neo ministro dello sport Andrea Abodi ha dichiarato di essere un pericoloso sognatore in quanto spera che un giorno si arrivi ad un momento di chiarezza e responsabilità. Si presume, caro ministro, che chiarezza venga fatta a 360 gradi, e non in un’unica direzione, come spinge il solito sentimento popolare al quale certe procure (quella federale compresa) hanno dimostrato di essere parecchio sensibili. 
Così come sarebbe auspicabile un pari trattamento anche da parte dei media della materia giudiziaria, evitando – ed è possibile – la sperequazione sulle notizie, stabilendo a priori quali siano le inchieste da serie A (intere paginate) e quali da serie B (semplici trafiletti).

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