Troppo Napoli per il Torino: Ancelotti la vince con il "suo" 4-4-2
Il Torino perde in casa contro la formazione partenopea che ha dominato per lunghi tratti. Mazzarri furioso, e mercoledì ci sarà l'Atalanta
Sono bastati 45 minuti, poco più o poco meno, per cancellare tutto quello che il Torino aveva fatto in questa prima parte di stagione. Le prime quattro gare giocate a viso aperto, i punti persi per strada e le ingiustizie sono state spazzate via dal primo tempo contro il Napoli: la partita, infatti, era già finita all’intervallo, e la ripresa, nonostante il gol di Belotti, è servita sono a certificare le difficoltà di una squadra povera di idee e impossibilitata a variare in corso d’opera. Nell’anticipo delle 12:30, il Torino ha servito ai partenopei un pranzo completo, dall’antipasto al primo gol di Insigne fino al raddoppio di Verdi e il tris dello stesso 24 napoletano. In mezzo, la rete di Belotti è servita per le statistiche, dato che subito dopo la squadra ha subito il tris avversario quando, invece, avrebbe dovuto attaccare alla ricerca del pari. E dire che il 3-5-2 di partenza di Mazzarri non sembrava per niente un azzardo, anzi. L’idea di avere un uomo in più a centrocampo, e di puntare gli esterni azzurri con due tornanti a piede invertito poteva essere una delle chiavi del match, solo che al Toro non è riuscito niente di tutto ciò. Aina non è stato capace di sfruttare il fisico contro Hysaj (che ha giganteggiato per lunghi tratti), mentre Berenguer è parso un altro giocatore rispetto a quello visto sette giorni fa a Udine, ingiustizie arbitrali a parte. In avanti, Zaza e Belotti ingessati e mal riforniti, dato che gli esterni non hanno mai crossato e, in mediana, Baselli troppo timido, e Meité incapace di sovrastare gli avversari di turno. Pecche del Torino, ma anche grande merito di Ancelotti: il 4-4-2 con cui il tecnico romagnolo ha schierato la sua squadra ha garantito velocità nella circolazione del pallone, con tocchi brevi e precisi, oltre che triangolazioni sullo stretto e cambi di gioco millimetrici che hanno sorpreso la retroguardia granata. Gli esterni Callejon e Verdi (ex di turno, mai apprezzato dall’allora tecnico Ventura), e le punte Insigne e Mertens, si sono scambiati spesso e volentieri le posizioni e hanno fatto ammattire Izzo e compagni. Ottima anche la prova di Rog e di Hamsik, un altro giocatore rispetto allo scorso anno da quando Ancelotti lo ha piazzato in regia. Il risultato è stato un predominio netto da parte del Napoli, con il Torino che ha finito sempre per ricominciare dal terzetto difensivo, senza andare in verticale e impossibilitato a spingere sulle fasce. Berenguer, che doveva essere l’uomo in più in fase propositiva, ha finito col rincorrere incessantemente gli avversari e, in entrambi i gol del Napoli nella prima frazione, si è trovato a metà strada fra Verdi e la punta. Niente da prendere, quindi, per i granata, se non (forse) il ritorno al gol dal dischetto di Belotti dopo gli errori dello scorso anno. Il capitano, a fine gara, ci ha messo la faccia in zona mista, ponendo l’accento sulla mancanza di carattere e gioco da parte del Torino, troppo schiacciato e incapace di osare contro un avversario sicuramente più forte ma non superiore di tre-quattro ordini di grandezza, come si è visto all’Olimpico. Gli inserimenti di Soriano, Parigini e Edera non hanno sortito alcun effetto e, anzi, è stato il Napoli a tenere il pallino del gioco “rischiando” di dilagare. Mazzarri a fine gara ha puntato il dito contro i suoi, minacciando di cambiare già dalla gara di Bergamo contro l’Atalanta (mercoledì sera). L’infermeria rimane piena, la panchina non suggerisce troppi correttivi. Più che gli uomini in campo, questo Torino, dovrà cambiare atteggiamento, e dovrà farlo in fretta.
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