Ieri sera contro l'Inter, il Torino ha fatto davvero poco per evitare la settima sconfitta in campionato. E la tifoseria, a fine partita, non ha risparmiato critiche e cori a squadra, allenatore e società. Non quello che ci si aspettava di vedere, ma certamente una conferma di quello che si era già ampiamente visto prima della sosta per le nazionali: il Torino è malato, e lo ha confermato per l'ennesima volta ieri nel match contro l'Inter. Sciupando, senza il benchè minimo ritegno calcistico, l'occasione per ritrovarsi e ritrovare il pubblico amico dopo la festa del gol a Brescia. Uno stagno nel deserto, la prova del Rigamonti, se si guarda a quello che i calciatori di Mazzarri (ma anche lo stesso tecnico nelle scelte) sono stati capaci di offrire contro un avversario certamente più forte dal punto di vista tecnico e organizzativo, ma che non aveva bisogno della complicità torinista per scrivere uno 0-3 che alimenta ancora la corsa per il titolo con la Juventus. Tutto sbagliato, per il Toro: a partire dallo scellerato piazzamento della difesa sul gol iniziale di Lautaro, per continuare con quello sul raddoppio di De Vrij. Sul tris di Lukaku, c'è da dirlo, sulla gara scorrevano già i titoli di coda e lo champagne per Conte e i suoi era già in ghiaccio da tempo. Una sconfitta che, per il Toro, pesa. Eccome. Nata da errori individuali e di reparto, e dalla mancanza di mordente oltre che spirito di squadra nel tentare di rimettersi in gioco dopo essere caduti sotto ai colpi degli avversari. Le parate di Handanovic, comunque spettacolari, sono arrivate solo dopo che l'Inter aveva punto in avanti: una sorta di reazione dopo lo schiaffo. Automatica, quasi involontaria. La débacle di ieri, oltre che inchiodare il Torino nella zona bassa della classifica (in attesa che le dirette concorrenti scendano in campo), cancella i due dati su cui ci si era disperatamente aggrappati in questo periodo infelice. Primo, la serie positiva di risultati casalinghi contro il Biscione (un pari e due vittorie negli ultimi tre campionati) che sono stati spazzati via da un passivo che poteva essere addirittura più ampio con un terreno di gioco meno paludoso e un portiere diverso da Sirigu. Secondo, l'idea di un Torino piccolo con le piccole e grande con le big della serie A: testimoniato in parte dalle buone prove contro Milan, Napoli e Juventus, è naufragata sotto il diluvio di un sabato sera amaro. Soprattutto per i tifosi, che già nel derby avevano preferito non essere presenti allo stadio per evitare l'ennesima delusione. E anche ieri, ai gol dell'Inter e ai cambi operati da Conte, sembrava di essere a San Siro per  cori e applausi. La contestazione, iniziata poco dopo il minuto 80 e senza risparmiare nessuno, è destinata a continuare anche nei prossimi giorni, a partire dalla seduta di allenamento a porte aperte al Filadelfia. La pioggia su Torino, dopo quasi una settimana, dovrebbe dare tregua già da domani. Per il Toro, invece, all'orizzonte è buio pesto.
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