Punto sulla Fortitudo: dieci domande per una chiarezza e una ripartenza
Il Director's Cut odierno mira la sua attenzione sulla situazione della Fortitudo
Sabato nell'immediato dopo pranzo, esco da una pizzeria in zona Lame e dal portico sbucano Christian Pavani con signora. È appena comparso all'ingresso del PalaDozza lo striscione di accusa, rivolto fondamentalmente a lui.
Non è una intervista. Non può esserlo, non sapevamo di incrociarci. Quindi il materiale fornitomi - non scottante, ma significativo - va maneggiato con cura. Avvolto in un fascinoso trench dello sponsor tecnico Adidas, il Presidente della F un po' si sfoga. Il fatto che l'interlocutore sia dichiaratamente virtussino è un vantaggio. Si è più liberi.
Insomma, è la sua tesi, cosa pretendete? Si, avremo ritardi con qualche fornitore, ma a parte Armani, Zanetti e poco altro siamo tutti messi male. Io me ne debbo andare? Ma qualcuno è lì perché ci sono io, l'ho portato io, non credo che la somma faccia zero. Avrei volendo anche altro da fare ma ci terrei a poter combattere, per un po', in una situazione normale.
Cosa che non può capitare ora, le impietose parole di Martino dopo Cremona sono lì, come una pietra: così si retrocede. E vincere una partita, almeno una, aiuterebbe molto. Ma ora è una montagna troppo alta da scalare. Supercoppa e campionato, zero scarabocchio. Con l'anda di continuare, fino a quando non si sa.
Al pronunciamento della Fossa tutto scorreva sotterraneamente, come un fiume carsico, e riguarda grosso modo metà di Basket City. E' la crisi della Fortitudo (ultimi capitoli della quale sono la firma del munifico sponsor turco, la fuga di Repesa e il comunicato duro come una martellata), la quale altro non é che un pezzo della crisi del basket, amplificata dalla passione petroniana per i cesti. Come Varese, Treviso e Pesaro, e come è stata la Virtus, la F non ha un padrone, ma è in mano a un Consorzio. E su questo punto, che poi proveremo ad approfondire, voglio raccontare come intro la mia esperienza personale.
Quasi nessuno sa o si ricorda - molti purtroppo sono defunti, in primis il coach, Francesco Zucchini, che io ricordo come uomo di personalità, non come il "tenerone" dipinto da tanti alla sua dipartita dal mondo terreno - che io ho giocato tre anni di giovanili in Furla. 1972-74, il "gioiello" di Via San Felice appena costruito, proprio nella zona della città più devastata dalle bombe belliche. Racconto questo perché, al di là del mio tifo, che è opposto, quei luoghi non mi lasciano indifferente.
Bene, andiamo alla V. Nel 2012 il club di basket, anzi la sezione autonoma pallacanestro della polisportiva, viene ceduta da Claudio Sabatini alla neocostituita Fondazione, che raduna un gruppo di imprenditori fedeli alla V nera. A questi, dopo soffertissima discussione interna, si aggrega anche la polisportiva, che si chiama SEF Virtus - Ente Morale, di cui sono consigliere...da sempre. Il Presidente, avvocato Forni, mi incarica di seguire la cosa e quindi entro nel board della Fondazione.
E' una esperienza interessantissima e per certi aspetti drammatica: anche dal punto di vista sportivo, infatti retrocediamo. Ricordo interminabili riunioni a provare a far quadrare i conti, davanti a soci talora riottosi e talaltra proprio assenti. Ricordo le confessioni del direttore generale Crovetti, che porto in stazione dal luogo di riunione, l'azienda di Pietro Basciano, sull'equilibrio precario dei saldi. Ricordo colleghi che stazionavano lì fuori al freddo per recuperare qualche notizia, io che passo con l'auto a vetri abbassati e il giorno dopo tutto spiattellato, chissà da chi, sui giornali.
Insomma, non era il mio posto. Imparavo cose che non potevo divulgare. Mi venivano nascoste cose per paura che le divulgassi (dagli stessi che messaggiavano con le redazioni). Lasciai il posto all'Ing. Sermasi che oggi, di quella Fondazione, è il presidente, ed è anche presidente della sezione. Per sua fortuna non fa il giornalista. Ma lui stesso potrebbe, credo, fare racconti molto simili, specie nel dopo-Reggio Emilia, ad A2 conclamata. Libri in tribunale a un millimetro, direi, poi arriva l'A1 e splende il sole di Zanetti. Per fortuna, ma tanta fortuna. E chi ironizza sul tycoon (così, distrattamente, una Champions e uno scudetto, mentre si cuoce il riso, un americano e un francese da NBA al posto degli infortunati) non sa, letteralmente, quel che dice.
La storiella l'ho resa pubblica nella speranza che qualcuno si renda conto che, al di là della migliore volontà, le cordate non funzionano, non possono funzionare. Ma almeno noi abbiamo avuto un pregio, come ritengo abbiano gli altri consorzi: se ne conoscono partecipanti, quote e obblighi. Sulla F aleggia un mistero eleusino, sembrano i Cavalieri Templari, i custodi del Santo Sepolcro. E nessuno che fa domande, mah. Beh, allora ne faccio qualcuna io. 10, come tentò di fare Repubblica con Berlusconi. E i risultati furono modesti.
Uno - I marchi dei consorziati sul sito sono attualmente 22: un numero reale? E quanti sono, diciamo, sulla porta, pronti a entrare? Chiedo questo perché il numero "ufficiosamente" divulgato (ma non i nomi, né tantomeno le facce) è di 40. Possibile che non si possa mettere in piedi, come fece Sabatini, una presentazione pubblica che dissipi i dubbi e palesi gente che vuol bene al mondo biancoblu?
Due - Come si pensa di fare fronte alle esigenze supplementari di entrate, detto che la stessa Fossa ha annunciato di dare corso all'operazione abbonamenti e questo aiuta?
Tre - Quanto si incassa dagli sponsor, al di là degli 800 con vista sul milione di € di Kigili? Il nuovo logo è già abbandonato a favore del vecchio, presente sulle maglie, in accordo con Sg?
Quattro - Perché ci sono contratti già firmati e incassati che non sono stati annunciati? Da Nike prima e Adidas poi il materiale tecnico viene acquistato o esiste un rapporto di partnership?
Cinque - Perché è tramontata l'idea della Fondazione?
Sei - Che differenze c'erano tra la stessa e il Consorzio?
Sette - Quale è il deficit storico attuale? In sostanza, quanto debbono ripianare dal passato i "pagatori" e quanto occorre annualmente per fare fronte ai costi?
Otto - Risulta che tra le situazioni da sanare figurino anche impianti utilizzati nel passato? Di chi é l'impianto di Via Giacosa?
Nove - E' vero che tra i creditori c'é Banca Cambiano e che alla stessa finiscano buona parte dei proventi del club? Tra gli azionisti di Banca Cambiano figurano per caso persone riconducibili al club?
Dieci - Si sta tentando di transare il contratto di Meo Sacchetti? E' vero che a Repesa è stato garantito un contratto molto più sostanzioso di quello che aveva a Pesaro?
Ho personalmente la convinzione che queste domande, e le auspicabili risposte, diano una mano alla F, specie in un momento in cui i dubbi arrivano dall' "interno", come si è visto. Vedremo. Solitamente la chiarezza paga.