Milan, Ambrosini: "La base tecnica è buona, non servono rivoluzioni"
L'ex centrocampista rossonero ha parlato della situazione attuale del Diavolo e ha espresso il suo punto di vista
Il periodo peggiore di questo Milan è arrivato nella fase più calda e importante della stagione. Ormai nessun risultato può salvare Pioli, giunto alla fine di un ciclo importante con i rossoneri, vincendo uno scudetto dopo oltre dieci anni. L'allenatore paga alcuni errori evidenti nel corso dell'annata e un mancato rendimento dei giocatori importanti nelle ultime partite. Come in tutti i matrimoni, le colpe non sono mai da un unico lato, ma, viste le recenti prestazioni, è giusto che le strade delle due parti si separino. Le chiacchiere sul futuro tecnico milanista si rincorrono già da tempo e lo faranno fino alla firma ufficiale del successore. Intanto però, l'ex giocatore del Diavolo, Massimo Ambrosini, ha espresso il suo punto di vista a riguardo.
Ambrosini sul rendimento di Theo, Leao e Maignan
Per l'ex milanista, i giocatori forti vanno stimolati e motivati nel modo giusto. Pioli non è riuscito a farlo nell'ultimo periodo e questo è indice di un rapporto incrinato, secondo lo stesso Ambrosini. Quest'ultimo ha approfondito il discorso così:
Se hanno scelto di cambiare l'allenatore, cosa che mi sembra evidente, devono scegliere qualcuno che abbia voglia non di scontrarsi ma di tirare fuori il meglio dai giocatori più forti che ha. Il Milan è mancato molto nell'ultimo periodo in leadership e personalità: i giocatori forti a livello tecnico ci sono e va trovato un allenatore che sappia stimolare nel modo giusto i giocatori più forti. Sono tre e sono Leao, Maignan, Theo. Sono quelli che in queste ultime partite potevano fare di più. I giocatori si vedono nelle partite importanti, loro tre vanno stimolati nel modo giusto. Il lavoro di Pioli è stato declassato troppo velocemente, i tifosi del Milan si sono scordati troppo velocemente quello che ha fatto questo signore con questa squadra. Questo ciclo si può dire che sia finito, magari perché lo stimolo che l'allenatore è stato in grado di dare alla squadra non è stato del livello necessario