Ezequiel Carboni è un ex calciatore di grande spessore della nostra Serie A che ha militato nel Catania degli argentini tra il 2008 e il 2011, dove ha lasciato il segno nel cuore dei tifosi, avendo collezionato con il club siciliano ben 81 presenze. Il classe 1979 é stato un tassello importante pure nel Lanus e nel Red Bull Salisburgo di Giovanni Trapattoni, squadra con la quale ha conquistato il campionato austriaco nel 2006/2007. Centrocampista d'ordine e dal grande temperamento, Carboni si sta impegnando per il conseguimento del tesserino di allenatore FIGC UEFA A PRO, con il sogno di poter allenare in Italia a livello professionistico. Il Pallone Gonfiato lo ha intervistato a 360 gradi - intervista a cura e realizzata da Francesco Rossi - ripercorrendo con lui la sua brillante carriera fino a spaziare ai figli Valentin e Franco, tesserati attualmente nel Settore Giovanile dell'Inter.

 

Il difficile passaggio dal calcio latino americano a quello europeo

Raccontaci la tua carriera tra le fila del Lanus: hai sempre sognato fin da piccolo di fare il calciatore professionista?

"La mia storia da calciatore nel Lanus - squadra importante del calcio argentino - è stata senz’altro bella e positiva. Ho iniziato a muovere i primi passi con questa società quando avevo 7-8 anni facendo tutta la trafila nel Settore Giovanile, arrivando fino alla Primavera e poi in Prima Squadra, con la quale ho esordito all’età di diciannove anni da professionista. Dopo aver giocato 7-8 anni in Argentina, ho avuto la possibilità di approdare all’estero nel Salisburgo. Esperienza molto bella. I miei ricordi più importanti da calciatore, sono certamente quelli che si riferiscono al Lanus, perché esordire e giocare nella squadra della mia città fu un qualcosa che non potrò dimenticare mai".

 

Dopo il Lanus, il Salisburgo. E’ stato difficile per te adattarsi al calcio europeo?

"In quegli anni, ebbi tante offerte oltre a quella degli austriaci, anche provenienti dall’Italia, le quali però non si concretizzarono. Nel 2005 arrivò la proposta del Red Bull Salisburgo, una società nuova di proprietà di Dietrich Mateschitz (proprietario e fondatore della Red Bull ndr.) la quale mi acquistò dal Lanus. Per me fu qualcosa di molto avvincente perché dopo aver giocato tanti anni in Argentina, avere l’opportunità di andare a giocare all’estero era il sogno che ogni calciatore ha da bambino e pure io ero uno di questi. Inizialmente non è stato facile ambientarsi al calcio europeo: altra cultura, altra lingua ecc. Andai in Austria con tutta la mia famiglia: all’epoca avevo due figli. Mia moglie mi seguì con loro in questa avventura che è stata un’esperienza bellissima, perché conoscere un altro paese e un'altra lingua è stato importante per la mia vita. Ho un ricordo bellissimo di quei tre anni a Salisburgo".

 

Quali sono i ricordi più belli della tua carriera e com’è stata l’esperienza con Giovanni Trapattoni nel Salisburgo?

"La mia è stata una bella carriera. Sono riuscito a giocare 14 anni al massimo livello, ho raggiunto oltre le 400 partite in carriera. Oltre ai bellissimi ricordi nel Lanus, nel Salisburgo abbiamo vinto un campionato dominando nella stagione 2006-07 con Giovanni Trapattoni allenatore, del quale ho un bellissimo ricordo sia di lui che del suo staff. Ci ha dato una mentalità vincente, dato che era una squadra formata da poco e che negli anni passati militava a metà classifica. Adesso il Salisburgo è una squadra importante anche in Europa. Il ricordo di Trapattoni è stato d’insegnamento per la mia vita: una persona umile e dalla mentalità vincente. Dopo l’esperienza in Austria sono approdato nella Serie A italiana con il Catania nel 2008. Ho giocato in bellissimi stadi, affrontando grandi campioni come Del Piero, Totti, Kakà, Ibrahimovic, Buffon. Catania è una piazza spettacolare, calda e con una tifoseria incredibile e ho ricordi bellissimi di quei tre anni. Abbiamo raggiunto l’obiettivo che era quello della salvezza, che ottenevamo sempre 4-5 giornate di anticipo. Ho giocato con dei campioni. Conclusa l’esperienza in Italia, sono tornato in Argentina nel Banfield dove ho giocato per poco, dato che avevo già in testa l’idea di intraprendere il mio percorso di allenatore, che poi sono riuscito a fare".

 

Carboni e Totti

 

Cosa ne pensi del Catania attuale e della società? 

"Purtroppo il Catania di oggi è un’altra cosa. Innanzitutto è in Serie C e non ci può essere paragone con i momenti che ho vissuto io da calciatore tra il 2008 e il 2011. Sono stato allenatore delle giovanili lo scorso anno e ho tanto amore verso quella città, società e tifosi, che ringrazio. Sia da calciatore che da allenatore, il Catania ha pensato sempre a me, quindi verso di loro ho solo parole di ringraziamento. Purtroppo però la realtà oggi è un’altra e la squadra è in questo momento in difficoltà, ma mi auguro che piano piano possa tornare ai livelli di una volta quando lo stadio era pieno. Quando si pensava solamente al calcio. Sono sicuro che nei prossimi anni, il Catania tornerà a essere quello di un tempo".

 

Passiamo al Carboni allenatore. Qual è la tua filosofia di gioco/allenamento e com’è stata l’esperienza nelle giovanili del Catania in veste di tecnico della Berretti?

"Appena conclusa la mia carriera da calciatore, il Lanus mi ha dato l’opportunità di allenare il Settore Giovanile dove ho iniziato come allenatore, poi come responsabile e infine come coordinatore. Ho perso il timone della Primavera del Lanus per due anni e mezzo fino ad arrivare alla Prima Squadra, che ho allenato per un anno. Ho dunque raggiunto il mio obiettivo in 6-7 anni. In seguito, ho allenato gli Argentinos Juniors, ma l’esperienza purtroppo non andò bene e il rapporto con loro terminò anzitempo. Dopo un breve periodo di stop, il Catania mi ha chiamato affidandomi la Berretti. I risultati sono stati ottimi dato che eravamo secondi in classifica a un punto dalla prima, ma purtroppo il campionato venne interrotto per via del lockdown dovuto al Covid. Mancava solamente una giornata al termine. Un vero peccato perché avevamo seriamente l’opportunità di vincere il titolo. Riuscii a portare 4-5 elementi in Prima Squadra e due ragazzi esordirono agli ordini di Cristiano Lucarelli. Sono molto orgoglioso di questo, perché il lavoro all’interno di un Settore Giovanile, un tecnico lo raggiunge quando riesce a far esordire in Prima Squadra i ragazzi che ha cresciuto. In questo momento il mio obiettivo è di ottenere il tesserino da allenatore qui in Italia e piano piano ce la farò. Non è semplice e ci vorrà del tempo. Al momento, guardo tante partite, allenamenti, parlo con allenatori ecc. Cerco di inserire all’interno del mio bagaglio di esperienze tutto ciò che potrà servirmi in futuro”.

 

Quali sono i tecnici che più ti hanno colpito durante la tua carriera? 

"Quando s’inizia a intraprendere la carriera di allenatore, è perché si ha in testa una certa maniera di giocare, il modulo e la metodologia di lavoro. Inizi a pensare a tutte le esercitazioni che si svolgeranno per arrivare a giocare in un certo modo. Sicuramente il tutto dipende dai calciatori che hai a disposizione, ma io ho già bene a mente la mia metodologia di lavoro ed è la stessa che ho portato avanti sia in Argentina che in Italia. Sono riuscito a cogliere tante cose da tutti gli allenatori con cui ho lavorato in carriera: Giovanni Trapattoni, poi Marco Giampaolo che mi ha ispirato per quanto concerne la fase difensiva. Mi piace giocare bene, uscire dal basso cercando la superiorità numerica, puntando su sovrapposizioni, tagli ecc. Tutte esercitazioni da provare in allenamento, per poi cercare di renderle efficaci in partita. Altro tecnico che mi piace tanto e che ho avuto l’opportunità di conoscere è De Zerbi: mi piace il suo modo di giocare, il modulo che utilizza e lo seguo. Però io ho le mie idee riguardo la metodologia da adottare, che ho formato negli anni e dalla quale ripartirò".

 

Il talento dei figli Franco e Valentin, calciatori cresciuti nel settore giovanile dell'Inter

 

I tuoi figli Valentin e Franco militano nel Settore Giovanile dell’Inter e stanno ottenendo ottimi risultati. Cosa ne pensi del Settore Giovanile nerazzurro e come si sono adattati i tuoi figli alla filosofia/ambiente delle giovanili italiane? 

"Franco è del 2003 mentre Valentin del 2005: in questo momento giocano entrambi nel Settore Giovanile dell’Inter. Veramente una realtà incredibile. Prima, entrambi giocavano nelle giovanili del Lanus, che è il Settore Giovanile più importante in Argentina. Quando approdai al Catania, li portai nelle giovanili del club siciliano. L’Inter lì notò e poi ci siamo poi messi in contatto con la società. Come papà sono molto felice e orgoglioso, perché entrambi stanno crescendo in una realtà importante, in cui si lavora bene e che punta sui ragazzi. Molto organizzata. Sono molto felice per come sta andando".

 

Un pensiero sulla scomparsa di Diego Armando Maradona: essendo argentino, cosa ha rappresentato per te El Pibe de Oro? 

"La scomparsa di Maradona è stata una tristezza incredibile. Nessuno se lo aspettava. Vivendo in Italia, non sono potuto andare a rendergli l’ultimo saluto. Sono stati tre giorni di lutto in cui abbiamo pensato solamente a lui. E’ stata la persona che ha rappresentato il calcio in Argentina. Quando inizi a giocare da piccolo, il giocatore dei sogni di ogni bambino è sempre stato Maradona. Veramente incredibile che non ci sia più, ma rimarrà in eterno nel cuore di tutti noi argentini perché quando pensi al calcio nel mio paese, pensi a lui. Sia come uomo che come giocatore – conclude un emozionato Carboni - ha dato tanto per noi argentini”.

 

Grazie mille per essere stato con noi e un saluto da tutta la redazione de Il Pallone Gonfiato!

“E’ stato un piacere. Un saluto e un grazie a te e a tutta la redazione!"

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