Zazzaroni e l’attacco al Bologna: “Esonero Mihajlovic? Bastava usare cervello, alcuni tifosi…”
Il direttore de Il Corriere dello Sport rilasciò le seguenti parole in occasione della scomparsa dell’ex tecnico rossoblu
Il direttore de Il Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, grande amico dell’ex tecnico del Bologna, Sinisa Mihajlovic, rilasciò parole alquanto polemiche nei confronti della società rossoblu un anno fa. L’editoriale di Zazzaroni, venne pubblicato in occasione della scomparsa del serbo e si riferisce all’esonero sulla panchina del Bologna, lo scorso anno.
Le parole polemiche di Zazzaroni sull’esonero di Sinisa Mihajlovic da parte del Bologna
Ecco un estratto delle parole polemiche di Zazzaroni, relative all’esonero di Mihajlovic da parte del Bologna:
“Finisce malissimo una storia di valori prima esaltati e poi demoliti, e per chi - come me - si riconosce da oltre mezzo secolo nei colori, nell’anima e nei ricordi della squadra della sua città, Bologna, il dolore è forte, l’avvilimento sfiora la vergogna. Così come il sospetto che l’impopolare decisione sia diventata utilmente popolare anche per quella sconcia esibizione di condanna di Sinisa effettuata da certa tifoseria innominata, odiatori senza volto, rapinatori di sentimenti meglio definibili utili idioti.
Credo e spero che soltanto Claudio Fenucci, l’ad, abbia tentato fino all’ultimo di evitare questo scempio: sapeva - lo conosce bene - che Mihajlovic, all’ultimo anno di contratto, avrebbe portato a 52 punti una squadra che considerava comunque più debole dell’ultima mantenendo la promessa-sfida con se stesso e il suo staff, i suoi ragazzi“
La conclusione polemica di Zazzaroni
Il giornalista concluse il suo intervento così: “Il calcio per Sinisa è ragione di vita e di lotta: da due mesi si presentava al campo abbandonando l’ospedale anche se non gli era permesso. Seguiva l’allenamento dalla panchina soltanto perché i medici gli avevano imposto di non esporsi ai raggi del sole, ma lavorava con la solita attenzione, la solita passione.
Il calcio è un’azienda e le aziende non possono permettersi un cuore: a volte basterebbe il cervello”