Szczesny, è addio al calcio giocato: "Grazie a tutti per questo viaggio"
L'ex-portiere della Juventus ha preso una decisione tanto inaspettata quanto coerente con quella che è la sua essenza di uomo di calcio
Nessuno se lo sarebbe immaginato nel momento in cui era arrivata la rescissione consensuale con la Juventus in concomitanza con la scadenza del suo contratto. Molti erano portati a pensare che si sarebbe accasato al Monza, ma non c'era mai stato niente di concreto per rendere possibile un trasferimento simile. Nemmeno le sirene dall'Arabia Saudita sono riusciti a smuoverlo da quella che era la decisione che era intenzionato a prendere per il proseguimento della sua carriera.
Spiazzando tutti e soprattutto i suoi amati tifosi della Juventus, Wojciech Szczesny ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, all'età di 34 anni e dopo essere stato protagonista di una delle migliori stagioni della sua intera carriera. Una scelta tutt'altro che banale, che ha spiazzato un po' tutti per quanto è stata inaspettata, seppur rimanendo coerente col suo modo di intendere il calcio a livello professionale.
L'arduo compito di dover sostituire Buffon
Quando Wojciech Szczesny approdò alla Juventus nell'estate del 2017, i dubbi relativi a quanto avrebbe potuto dare per la causa bianconera erano tantissimi. Aveva il compito difficilissimo di non fare rimpiangere un certo Gianluigi Buffon, destinato ad essere congedato proprio alla fine della stagione 2017-2018.
Dopo una stagione in cui aveva avuto modo di spartirsi equamente le partite con la Leggenda di Carrara, Szczesny si è fatto largo nelle stagioni successive, consacrandosi inopinatamente come uno dei più grandi portieri della storia della Juventus. Ha accumulato tantissime presenze (252, ad essere precisi), ha subìto 235 gol e collezionato 103 clean sheet in sette stagioni.
Anche le sue stagioni all'Arsenal e alla Roma, determinanti per lanciarlo definitivamente nei migliori palcoscenici mondiali, meritano di essere menzionati, ma è inevitabile il fatto che di fronte a certe performance alla Juventus e dinnanzi a tutti quei successi di squadra (3 scudetti, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane) non si possa fare altro che celebrare la sua parabola a tinte bianconere, quei due colori che sono stati la vetrina per la sua maturità come portiere e come uomo.
Wojciech Szczesny è stato la conferma di quanto straordinaria sia la longevità della Juventus nel portare avanti questa altrettanto strepitosa tradizione dei propri portieri, consacrandosi come l'ennesimo grande nome a difesa della porta bianconera.
I miracoli nel Mondiale in Qatar
Se già la carriera bianconera di Szczesny era stata eccellente, lo stesso lo si deve dire obbligatoriamente della sua carriera in nazionale. Perché nonostante i successi siano mancati anche a causa di una rosa decisamente poco brillante (se si escludono lui e Lewandowski, gli unici realmente forti della nazionale polacca), Szczesny si è fatto sempre trovare pronto per la sua patria.
Decisive sono state le sue parate durante le vare qualificazioni per Mondiali ed Europei e altrettanto magistrali sono state le sue performance in Qatar due anni fa, quando fu il principale motivo per cui una Polonia decisamente modesta riuscì ad agguantare un accesso insperato agli ottavi di finale contro una Francia invalicabile. Tutt'oggi le sue parate miracolose contro l'Arabia Saudita risultano storiche, così come deve essere stato soddisfacente il rigore parato a quello stesso Lionel Messi poi MVP di quell'edizione dei Mondiali.
A prescindere dai risultati, le performance di Szczesny per la nazionale polacca sono state formidabili, a conferma del portiere straordinario del quale si sta parlando. Anche alla luce di queste prestazioni, diventa complicato negare che sia stato uno dei migliori portieri al mondo negli ultimi anni.
L'uomo Szczesny, dal valore incommensurabile
Dietro la scelta di Szczesny di ritirarsi vi è la mancata volontà interiore di andare avanti, nonostante il fisico riesca ancora a reggere l'urto di 18 anni di carriera. Emerge tutta la sua grandezza umana, che l'ha contraddistinto nel corso della sua carriera e che l'ha consacrato in via definitiva come uno dei più grandi idoli della tifoseria bianconera degli ultimi anni.
Un calciatore e soprattutto un uomo autentico, senza filtri, con tanta autoironia e con tanta consapevolezza di se stesso e di ciò che lo circondava sia nei momenti più gloriosi, sia nei momenti più difficili della sua carriera.
Un uomo di calcio come pochissimi altri, che mancherà tanto alla Serie A per tutto ciò che ha saputo dare:
Ho lasciato Varsavia, la mia città natale nel giugno del 2006 per unirmi all'Arsenal con un sogno: guadagnarmi da vivere con il calcio. Non sapevo che sarebbe stato l'inizio di un viaggio di una vita. Non sapevo che avrei giocato per i più grandi club del mondo e rappresentato il mio paese 84 volte. Non sapevo che non solo mi sarei guadagnato da vivere con il gioco, ma che il gioco sarebbe diventato tutta la mia vita. Non ho solo realizzato i miei sogni, sono arrivato dove la mia fantasia non oserebbe nemmeno portarmi.
Ho giocato partite al massimo livello con i migliori giocatori della storia senza mai sentirmi inferiore. Mi sono fatto degli amici per la vita, creato ricordi impermeabili e conosciuto persone che hanno avuto un impatto incredibile sulla mia vita. Tutto quello che ho e tutto quello che sono lo devo al bellissimo gioco del calcio... Ma ho anche dato al gioco tutto quello che avevo. Ho dato al gioco 18 anni della mia vita, tutti i giorni, senza scuse.
Oggi il mio corpo si sente ancora pronto per le sfide, il mio cuore non c'è più. Sento che in questo momento è giunto il momento di dedicare tutta la mia attenzione alla mia famiglia - la mia fantastica moglie Marina e i nostri due bellissimi figli Liam e Noelia. Pertanto ho deciso di ritirarmi dal calcio professionistico. La fine di un viaggio è tempo di riflessione e gratitudine. Ci sono un sacco di persone che dovrei ringraziare in questo punto ma cercherò di farlo personalmente con ognuna di loro.
Ma a voi, fan devo un grazie speciale per aver fatto questo viaggio con me. Per il supporto e le critiche, per l'amore e l'odio, per essere la parte più bella e romantica del calcio. Senza di voi niente di tutto questo avrebbe senso! Grazie! Ora, ogni storia ha una fine ma nella vita ogni finale è un nuovo inizio. Quello che questo nuovo percorso mi porterà solo il tempo lo dirà.
Ma se gli ultimi 18 anni mi hanno insegnato qualcosa è che nulla è impossibile e credetemi, sognerò in grande.