Beccantini attacca Cuadrado: "Simulatore seriale anche per il peso della maglia. Ora sta per tuffarsi in una nuova avventura"
Il giornalista Roberto Beccantini sulle pagine del Corriere dello Sport ha attaccato l'ormai ex calciatore della Juventus
Il giornalista Roberto Beccantini sulle pagine del Corriere dello Sport ha attaccato Juan Cuadrado che ha lasciato la Juventus dopo ben 8 stagioni vissute da protagonista a Torino. Ecco un estratto delle sue parole riportate da FcInter1908.it.
“Un tuffo di silenzio alla “memoria”. Juan Cuadrado lascia la Juventus a 35 anni, dopo 8 stagioni, 314 partite, 26 gol, 5 scudetti, 4 Coppe Italia e 2 Supercoppe. Colombiano, terzino poi ala, poi ancora terzino. Independiente di Medellin, Udinese, Lecce, Fiorentina, un soffio di Chelsea e i monsoni di Madama. Se l’arbitro deve essere superiore a tutto, i giocatori vogliono essere superiori a tutti. E, per questo, non si negano nulla. La simulazione è similitudine blasfema, di pancia, strumento grezzo per imbrogliare l’episodio. Molti cascano, moltissimi ci cascano”.
“Cuadrado non ha fatto scuola perché la scuola è sempre esistita. C’era l’accademia fiorentina del Novecento, che aveva in Luciano Chiarugi, ala vecchio stile, la cattedra più ambita e riverita. Ci sono stati Milos Krasic e Adriano, Kevin Strootman e Dries Mertens. Lo spirito è forte ma la carne debole; e la paura che qualche terzinaccio possa attentare ai sacri lombi la spinge, la gonfia. Omar Sivori no. Se notava un bravaccio in agguato, lo anticipava: mai porgo l’altra guancia, figuriamoci l’altra anca. Sputi sentenze, una qualsiasi, chi è senza carpiato. E non chi ne ha commessi, eventualmente, di meno: il vangelo parla chiaro. I carabinieri del Var incalzano il destino cinico e baro. Cuadrado deve la fama all’allenamento del gesto e al peso della maglia”.
“Consapevole di schiantarsi contro l’esecrazione del tifo (avverso) pur di centrare l’obiettivo, non importa se la bagnarola di una punizione o la portaerei di un rigore agli sgoccioli (come il tuca tuca infantile con Ivan Perisic, il 15 maggio 2021, in Juventus-Inter 3-2). È difficile sradicarlo dalle metafore dei trampolini e delle piscine. Meriterebbe una letteratura più vicina e sensibile ai suoi dribbling, al suo destro, ai suoi estri. Della Juventus di Andrea Pirlo era diventato una sorta di regista in maschera. È stato un eccesso ambulante: capace di recitare Dante e di scrivere cuore con la q. Adesso che sta per “tuffarsi” in una nuova avventura, i moralisti sono tristi. Lontano dalle vignette della Continassa non sarà più lo stesso svenimento (e investimento)”.