Ennesima occasione sprecata dal Torino per compiere il definitivo salto di qualità europeo. Zaza bravo e sciocco, Baselli e Ansaldi sugli scudiSono serviti 18 minuti per vedere un pallone conteso (con annesso fallo commesso) da Simone Zaza. Addirittura 24 prima che l’attaccante lucano toccasse il pallone. Ne sono trascorsi 53 dall’inizio della gara per il suo gol, quasi come una liberazione dopo una stagione difficile. Peccato che, in poco più di un secondo, tutto sia stato buttato alle ortiche da un’espulsione tanto sciocca quanto pesante nell’economia dell’intera gara. I controversi episodi arbitrali non vogliono di certo essere un’alibi per il Torino, ma hanno inciso (e molto) sull’andamento della gara. È vero, la squadra di Mazzarri non ha entusiasmato e non ha proposto un gioco scintillante, ma un Baselli in formissima e un Ansaldi su livelli alti hanno comunque creato gioco e qualche problema alla difesa cagliaritana. Rincon, nonostante l’ammonizione dopo pochi secondi dall’inizio, ha gestito discretamente bene la mediana, spalleggiato da un Meité in crescita rispetto alle ultime uscite, più tonico e (soprattutto) più deciso quando c’è stato da metterci il fisico. Del Cagliari, manco a dirlo, il Torino ha sofferto la stazza e l’abilità aerea di Pavoletti, vera e propria calamita di palloni alti e spesso vincitore di contrasti aerei contro i difensori granata. Se Izzo ha più volte sovrastato Joao Pedro di testa, vincendo i personale duello, Nkoulou ha stentato in alcune circostanza contro l’attaccante italiano. Alla fine, la sfida fra lui e Zaza è finita in parità con un gol per parte: e pensare che, al Sassuolo, Pavoletti era la riserva del centravanti del Toro, che adesso insegue nemmeno con troppo spirito la Nazionale in cui lo stesso Pavoletti è protagonista. La scelta di Maran di inserire Padoin sulla fascia destra e Faragò come mezzala ha premiato: in fase di attacco, infatti, il centrocampista si è spesso allargato sulla fascia, mettendo in area un paio di cross interessanti per le torri. Pellegrini, nel secondo tempo, ha pagato l’eccessivo furore di gioventù costringendo i suoi a rimanere in 10 (poi in 9 per il doppio giallo a Barella), ma per lunghi tratti di gara si è proposto sulla fascia sinistra venendo spesso premiato dai compagni. Nel complesso, più pericoloso il Toro, che ha tirato in porta 14 volte (di cui 8 nello specchio) contro le 9 dei sardi (6 verso la porta), ma un passo indietro per i granata sui passaggi completati (235 totali contro i 298 ospiti) e, soprattutto, nei contrasti (19 quelli vinti dal Cagliari contro 13). Quest’ultimo dato, insieme con gli altri, serve per analizzare le prestazioni di Aina e Berenguer, diversi per ruolo ma entrambi molli nell’approccio alla partita e nel prosieguo. Per lo spagnolo un passo indietro rispetto alle ultime incoraggianti prestazioni: forse Mazzarri avrebbe dovuto lanciare dall’inizio Parigini, sicuramente lo avrebbe dovuto inserire prima vista la poca verve di Berenguer. Il giovane esterno, appena entrato in campo, ha cambiato la faccia al Toro e cercato di vincerla da solo, spaziando lungo tutto il fronte offensivo e puntando gli avversari nell'uno contro uno. La classifica, adesso, dice 50, con l’Atalanta a +2 che dovrà giocare domani sera in posticipo, la Lazio a -1 a rischio soprasso (recupererà mercoledì la partita con l’Udinese) e la Sampdoria che, dopo la vittoria nel derby, ha ricominciato a covare sogni europei ed è a quota 48 punti in graduatoria. Nella prossima gara, in trasferta contro il Genoa, oltre a Belotti il Toro dovrà ritrovare quella lucidità che, comprensibilmente, la partita di oggi e gli episodi arbitrali hanno alterato. Buttare alle ortiche una stagione intera, adesso, sarebbe veramente un peccato.
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