Fughiamo il campo dai dubbi: ero presente a Udine in tribuna stampa, pertanto ho avuto la situazione sottomano in tempo reale. E a chi mi chiede “ma hai sentito i cori?” ho risposto che, no, non c'è stato un coro di migliaia di persone all'indirizzo di Maignan, ma il portiere francese dovrebbe aver sentito un nutrito gruppo di tifosi udinesi urlargli improperi da dietro la porta. Sono dettagli, certo, che non cancellano la nefandezza. A questo aggiungo anche il commento che ho sentito nell'intervallo da parte di un tifoso dell'Udinese sistemato nella tribuna adiacente alle postazioni stampa: “Perché Maignan è uscito? E' l'arbitro che deve segnalarlo…” unito anche a “poi quelli della panchina che ne sanno da così lontano?”. 

La squalifica del campo

Che Maignan abbia fatto un gesto concreto è giusto e corretto, e non ci vedo nulla di male. In secundis, questo tifoso sistemato in tribuna e ancor più lontano delle panchine, forse aveva l'orecchio più fino? Se la panchina secondo lui è troppo lontana per avvertire queste cose, lo è forse chi sta seduto in tribuna? Ma ribadito ciò, in questi giorni c'è stata anche l'altra faccia della medaglia. Il Giudice Sportivo ha deciso di chiudere le porte della Bluenergy Arena (ma chiamarlo stadio Friuli, come una volta, si può? Preferisco) per un turno di campionato. Chiudere lo stadio vuol dire che nessuno spettatore, anche di un settore diverso dalla curva, potrà accedere. 

Maignan

Ecco, l'insensatezza del gesto di un manipolo di curvaioli, senza nulla togliere a una realtà che ho frequentato e difeso sin quando non mi sono reso conto della totale deriva che ha preso, si accoppia con l'altrettanto insensato provvedimento di cui sopra.

Un film già visto

Punirne cento per educarne zero: quante volte, ormai da anni, si ricorre all'arma delle porte chiuse (o ancora peggio, delle curve chiuse) per non sapere che pesci pigliare e far vedere che vengono presi provvedimenti celeri. In questo modo si danneggia non solo chi ha pagato regolare abbonamento ma le stesse persone che non hanno assolutamente responsabilità di quanto accaduto. Io sono sempre per la responsabilità individuale e non collettiva: paga chi è stato. Per l'ennesima volta invece assistiamo a un teatrino che non ha senso, con la mannaia che piove su tutti (e spero pioverà anche su chi è realmente colpevole di quanto accaduto) e che come al solito non risolverà nulla, come già è accaduto in passato.

La realtà è che su questo tema si discorre da tempo: quando Boateng, in forza al Milan, calciò via il pallone in una amichevole a Busto Arsizio con la Pro Patria, esasperato dagli epiteti che gli arrivavano dal pubblico avversario, eravamo nel 2013. Undici anni fa. Ecco, undici anni dopo, pur consapevoli che certi problemi, purtroppo, saranno duri da debellare totalmente (concedetemelo) nulla è sostanzialmente cambiato. Così come il turbinio di dichiarazioni del giorno dopo: “malcostume italiano, stop ai razzisti (sostituito in caso di incidenti con ”stop ai violenti"), vergognoso che accadano ancora questi episodi"; eccetera, eccetera, eccetera.

Insomma i soliti teatrini, le solite scenette prive di reale senso delle cose. Puniamo tutti per educarne nessuno, mettiamo in mezzo chi non c'entra. Dire questo non significa non condannare quanto è accaduto. Ma al di là della solita smania di dire la propria, sarebbe bene dire una parola in meno e fare una azione sensata in più.

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