Troppi i 93 gialli incassati dal Bologna. Le partite serali incidono su audience e prestazioni sportive
L’esperimento delle 21:45 sta finendo male e incide su spettatori tv e lucidità dei calciatori. Tanti i gialli presi dai rossoblù in 31 gare
- di Luca Corsolini -
Quanto valgono 5 partite in un campionato che ne prevede 38? Poco, troppo poco, per ricavarne tendenze, dati precisi. Le certezze semmai sono i 93 cartellini gialli dall'inizio della stagione, oggettivamente tanti, troppi, forse si’ un segnale preciso della spinta di Mihajlovic a non mollare mai che dovrebbe essere misurata meglio.
Torniamo alle 5 partite: sono quelle giocate da quando è ripartito il campionato. Il riassunto, per come lo possiamo fare concentrandoci solo sul Bologna, è facile: nessuna vittoria in casa, due vittorie in trasferta, un pareggio. Poi, particolare curioso, le due sconfitte sono arrivate sempre in partite giocate con inizio alle 21.45.
Chi ha scelto questo orario, per il campionato e non unicamente per il Bologna? Una volta la prima serata, cosiddetta, cominciava alle 20.30. poi per gli eventi sportivi si è arrivati a spostare l'inizio alle 20.45, mentre la prima serata classica, quella della tv, e' slittata per il programma di punta oltre le 21. Ma non ci voleva molto per immaginare che far cominciare le partite alle 21.45, adesso che non sono più di 90 minuti, con recuperi mai facilmente calcolabili, avrebbe significato perdere spettatori: un conto è far la maratona una volta ogni tanto per vedersi tutta una serie tv, quasi obbligati, di sicuro giustificati, da uno storytelling, ovvero da un racconto senza pause, ricco di colpi di scena, raramente banale; un altro conto è seguire adesso quella serie francamente noiosa che è il campionato di calcio, con un contenuto che gia’ povero è persino impoverito dalla scomparsa del contenitore, senza spettatori allo stadio, dunque pure senza attesa delle partite fuori dallo stadio e senza tanti interlocutori per commentarle poi, anche adesso che i bar possono di nuovo mettere i giornali a disposizione della clientela. Strana questa scelta, operata in difesa del prodotto, ci è stato detto, con le società di calcio aggrappate a quella respirazione artificiale che viene dai soldi dei diritti tv, perchè in realtà mortifica il prodotto, e infatti Sky, lasciando stare le polemiche per il mancato pagamento dell'ultima rata, non solo se n'è lamentata, ma sta già chiedendo uno sconto per la prossima stagione perchè proprio il prodotto, dati alla mano, vale meno, il Covid lo ha semplicemente denudato di ogni copertura. Proviamo a pensarci: il contratto in essere permetteva, e valorizzava, le riprese in spogliatoio prima partita, che non hanno mai aggiunto nulla al racconto, erano solo il modo di ricavare qualche risorsa in piu'.
Ma il tema dell'orario non riguarda solo le scelte degli spettatori. Il tema dell'orario riguarda la prestazione sportiva in se', e conseguentemente il valore dello spettacolo.
Nel 2018 il Nobel per la medicina è andato a due ricercatori che hanno lavorato sui ritmi circadiani. Mi feci spiegare perchè una ricerca del genere valesse addirittura un Nobel dal professor Sergio Pecorelli, il quale, da persona intelligente, invece che darmi risposte per me incomprensibili, mi fece delle domande per farmi capire. Vi giro le domande. Fate conto di essere nell'estate del 2018: vi siete chieste come mai ci sono stati così tanti errori nei rigori ai Mondiali ? I rigori si tirano dopo 90 minuti che sono più di 90, dopo altri 30 minuti di fatica supplementare. Non basta essere allenati. Seconda domanda: vi siete mai chiesti quale sia il segreto di lunga vita di Federer? Guardate quante partite gioca la sera, e guardate se gli capita spesso di giocare il secondo incontro della sera, che lui piuttosto rifiuta dall'alto di un ranking che gli permette ogni trattativa. In sintesi, studiando i ritmi circadiani, i due Nobel avevano scoperto e svelato a tutti, non solo agli sportivi professionisti, una realtà elementare, con un risvolto anche tragico. La realtà elementare è che non possiamo allenarci ad orari diversi da quelli che ci regolano per natura: a una certa ora, cala l'attenzione, non esiste un interruttore per tenerla accesa, si spegne da sola. Il risvolto tragico: essendo il nostro orario migliore tra le 10 e le 22, ma sarebbe meglio fermarsi prima, chi va a correre la mattina presto rischia, ed è soggetto più spesso di altri a ictus. Intendiamoci: chi va a correre come stesse preparando le Olimpiadi rischia, chi fa una corsetta per non perdere l'autobus avrà solo un po’ di fiatone.
Eccoci dunque, non alla spiegazione, ne’ alla giustificazione dei 93 cartellini gialli; ed eccoci piuttosto alla vigilia di una partita del Bologna, in trasferta, e in programma non alle 21.45: la storia breve di 5 partite ci dice che c'è qualche speranza. Intanto, un po’ tutti hanno cominciato a interrogarsi sugli orari: se si trattava di un esperimento, sta finendo male; se si tratta di un'esperienza da cui ricavare qualcosa allora bisogna andare a lezione da Ronaldo che si fa dei micropisolini durante la giornata e che nel suo sta un guru della materia, tale Nick Littlehales, che gli consiglia di dormire in posizione fetale, di spegnere telefonino e tablet per evitare che la luce blu dei device vinca il derby con la melatonina. Ma si parla di sonno dopo la partita, quando invece abbiamo visto che il problema è il sonno che viene in partita a chi gioca e a chi guarda le partite a un orario da Cenerentola.