Le riflessioni del nuovo Director’s Cut sul documento votato da 16 club di Serie A su 20 inerente al blocco delle retrocessioni in B
Sono sinceramente un po' sbalordito. Il Bologna è stato, durante la pandemia e in questi momenti di difficile ripartenza, una delle società più corrette e dotate di senso del collettivo dell'intera Serie A. Mai una parola fuori posto, mai un'alzata d'ingegno. Poi arrivano i club "nobili" a rischio retrocessione (pericolo che i rossoblu non corrono neanche morti) e si inventano una delibera di Lega secondo la quale non ci sono capitomboli all'indietro (e ovviamente nemmeno promozioni). Solo il Milan ha avuto il coraggio di votare contro questo obbrobrio e tre doppiopesisti si sono astenuti (Lazio, Napoli e Roma).
Le conclusioni di una simile, colossale sciocchezza sono che il campionato riprende per l'anima del cavolo, la B ha giocato per niente e il Consiglio Federale, convocato per domani, nel quale sono presenti 18 membri su 21 non appartenenti alla Serie A, voterà a larga maggioranza un documento che non recepisce l'istanza di Lega, ripristina playoff e playout in caso di contagio e forse anche il famigerato "algoritmo".
Mi chiedo se si è riflettuto sulle conseguenze nefaste di una simile scelleratezza, che apre le porte ai sospetti su "contagiati a orologeria" pronti a comparire dal nulla appena ci si avvicina alla data di ripartenza effettiva e getta una luce sinistra sul calcio.
Dove è la logica, ora che, dopo mille peripezie, anche i due ministri non propriamente favorevoli al calcio (Spadafora e Speranza, in rigoroso ordine alfabetico, sembra una filastrocca natalizia) si erano piegati non alla logica dell'emozione, assente, ma almeno a quella del rispetto di una determinante filiera industriale?
E con quale faccia si può ora andare a chiedere la riduzione della quarantena?
Io davvero non capisco il Bologna e non capisco Fenucci, una delle persone più politicamente accorte che abbia conosciuto negli ultimi tempi.
