Il futuro del Dall'Ara diventa una partita a scacchi tra Bologna e Comune
Tutti i dubbi sulle novità che prevedono una compartecipazione del Comune alle spese per la ristrutturazione del Dall'Ara
- di Alberto Bortolotti -
Sarebbe stata anche, quella di Merola alla Festa dell'Unità, una chiacchierata foriera di spunti interessanti e - per quanto mi riguarda - condivisibili. Le parole sul passante Sud e sul rapporto tra enti locali e Governo sono state tanto dure quanto logiche. Ma sul Dall'Ara, lo scrivo in premessa, ho forti perplessità.Tra il Bologna e il Comune è in atto una sorta di partita a scacchi. Il club ha finalmente presentato un progetto preliminare con una indicazione di massima dei costi. Il Comune ha replicato con uno stravolgimento dei patti non scritti iniziali, cancellando le aree compensative indicate e proponendo la partnership: tot costi (40 milioni) sono vostri, il resto tocca a noi. Merola ha avvisato Fenucci delle modifiche di prospettive poche ora prima dell'annuncio. In teoria, l'uovo di Colombo. Ovvero, mutatis mutandis, la copiatura del "modello Ferrara". Là, 2.5 milioni per il club che rifà la gradinata nord, 1.8 per il Comune che costruisce la curva est. A Bologna tanti di più ma nelle medesime proporzioni. In pratica il percorso appare troppo lineare per non presentare ostacoli. Se è tutto così semplice, perché si sono persi due anni? Io ritengo che la ragione vera dell'abbandono sia la sostanziale non edificabilità dei Prati Ovest. La cosa curiosa è che nessuno, fino a due mesi fa, abbia verificato. Oppure, più maliziosamente, che chi lo ha fatto abbia tenuto ben nascosta la cosa. Pronto a tirarla fuori al momento più opportuno. Figuraccia epocale verso gli investitori (stranieri) che non avranno ricevuto una impressione ottimale della nostra città.Poi c'è qualcosa che tocca anche sui 30 milioni. Non mi permetto di mettere in dubbio le parole del Sindaco, ma sono proprio curioso di vedere da dove saltano fuori. Le azioni Hera? Ne produrranno circa la metà, ovvero il controvalore sarà attorno a 15. Ammesso che vengano tutti impiegati ai fini "sportivi", ne occorrono altrettanti. Le pieghe di bilancio? Sì, d'accordo, debbono essere però pieghe belle grosse. Considerata poi l'opposizione già annunciata della CGIL, tutt'altro che da escludere è la nascita di nuovi comitati. Molto più agguerriti, perché i Prati sono più periferici e meno "invasivi" del Dall'Ara. Il cantiere produrrà una sostanziale invivibilità della zona circostante. Durerà anni e renderà difficile il frequentare le strutture sportive: per esempio le piscine. A proposito: quella del Cierrebi è sempre altamente probabile che sparisca. Le autorizzazioni per demolirla e farci il Despar sono già in possesso di Seci. Rinunciarvi? Tutto può essere. Dipende sempre da quale è lo scenario. Ma al momento lì si va avanti. Lascio perdere le considerazioni sul "bosco urbano" ai Prati e sulle "case popolari" da costruirvi. Piccolo quesito: chi le farebbe, in caso? La realtà è che il Bologna ha fortemente contribuito al cambio dei piani. Mi pare di comprendere che in Comune sia subentrato il dubbio che quei soldi Saputo li voglia mettere per davvero, e che ciò derivi dai continui rinvii. E sono tanti, ed è pure difficile obbligare anche solo "moralmente" un imprenditore privato a intervenire su un bene non suo, solo oggetto di una concessione medio-lunga. Del resto tutta l'importanza cruciale dello stadio nello scenario futuro del Bologna, sempre offerta in pasto al pubblico plaudente dall'arrivo di proprietà nordamericana e dirigenza romano-veneta, è stata negata dall'ad Fenucci non più tardi di sabato. Un altro segnale di "exit strategy" tenuta in caldo. Si tratta solo di aspettare. Ma la politica traguarda oramai le nuove comunali e la possibilità di una nuova maggioranza. Virginio Merola ha inteso coprirsi alla sua sinistra. Non per sé, non è ricandidabile. Ma per uno schieramento nel quale lui comunque sembra voler giocare un ruolo nazionale. E' troppo presto almanaccare su valutazioni politiche. Vediamo se il percorso va avanti, e come. Non è nemmeno da escludere un ridimensionamento di costi e progetto. Si tratta solo di aspettare.
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