Il Torino ha vinto contro l'Udinese grazie alla rete di Aina nel primo tempo. Sugli scudi soprattutto Ansaldi, capitan Belotti e Sirigu, che ha disinnescato un rigore di De PaulLa prestazione che si attendeva è arrivata, i 3 punti pure, ma nel finale sono state messe a repentaglio le coronarie di qualche tifoso all’Olimpico e, soprattutto, quanto di buono si era visto per tre quarti di gara. Da Ola Aina, al primo gol da quando veste la maglia del Torino (undicesimo marcatore stagionale), la rete che, in questo momento, vale l’ottavo posto in classifica, a 4 punti dall’Europa League. Il Toro ha vinto perché il suo allenatore ha saputo osare, scegliendo di schierare le due mezze-punte Iago Falque e Berenguer a sostegno di un Belotti in grandissima forma. Il capitano è stato il primo a difendere e ripartire, facendo respirare la squadra soprattutto nel secondo tempo, con l’Udinese all’assalto della porta di Sirigu. Ansaldi sontuoso fino a quando ha avuto benzina nelle gambe, Rincon ha dato ordine al centrocampo insieme con Lukic, testimoniato dai 367 passaggi completati contro i 229 degli ospiti. In difesa, qualche problema per Moretti in velocità contro Larsen e Pussetto, Izzo che ha ringhiato per tutta la gara su Okaka e Djidji che non ha fatto rimpiangere Nkoulou: al resto, poi, ci ha pensato super Sirigu che ha respinto (e bene) il rigore di De Paul. D’altronde, zero gol nelle ultime tre partite per il Toro qualcosa vorranno dire. Positivo, come detto, il Toro, praticamente per 75 minuti. Mazzarri, differentemente dalla trasferta di Ferrara contro la Spal, ha puntato più sulla qualità che sulla prestanza fisica: in questo modo si leggono la scelta di Berenguer esterno d’attacco, e la panchina di Meité a vantaggio di Lukic, in crescita continua. L’Udinese, schierata a specchio da Nicola, è andato sotto su un’azione ben costruita dai granata, di quelle che piacciono a Mazzarri, costruita da un esterno (Ansaldi) e rifinita dall’altro (Aina). La posizione di De Paul, più mezzala che trequartista per l’indisponibilità di Sandro e Berhami, ma pronto a sostenere l'unica punta Okaka, non ha avuto la stessa lucidità nelle scelte negli ultimi 30 metri. Nel reparto arretrato, De Maio non l’ha quasi mai presa con Belotti (che lo ha costretto a spendere due gialli), mentre Nuytinck si è trovato in difficoltà a gestire il continuo cambio di versante di Berenguer e Iago. Lo spagnolo, c’è da dirlo, non è ritornato ancora quello di un tempo, ma ha dimostrato la sua affidabilità, premiata da Mazzarri che gli ha concesso l’intera gara. Menzione anche per Millico, gioiellino della Primavera ancora una volta portato in panchina da WM: il suo esordio era pronto quando De Paul si è presentato sul dischetto, ma il tiro neutralizzato da Sirigu ha indotto il tecnico a scegliere De Silvestri, che ha potuto festeggiare le 300 in A. Detto della vittoria e di una classifica confortante, il Toro ha le potenzialità per fare molto di più. Innanzitutto capitalizzare al massimo le occasioni create, segnando qualche gol in più (magari con gli attaccanti, visto che le ultime due vittorie sono state frutto di due reti di difensori) e archiviando prima le partite. Condizione imprescindibile, questa, per evitare di soffrire nel finale come successo contro l’Udinese, non certo una grande del campionato ma nemmeno una dilettante. Il pari della Fiorentina e gli stop casalinghi di Sassuolo, Parma e Sampdoria, catapultano il Toro quasi in pole per una posizione europea. Ci sarà da dare seguito già alla prossima gara, a Napoli, contro gli azzurri di Ancelotti, e poi in quella casalinga contro l’Atalanta: il treno per l’Europa passerà soprattutto di lì.
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