Il riassunto del match tra Milan e Lazio. Kessié piega su rigore i biancocelesti e riconsegna il quarto posto ai suoi. Inzaghi espulso e rissa finaleNell’anticipo serale del sabato la 32^ giornata di A pone di fronte, in un evidente scontro diretto per il quarto posto, il Milan di Gennaro Gattuso e la Lazio di Simone Inzaghi. Nel cuore di un San Siro ardente e vibrante come da pronostico, i rossoneri hanno l’obbligo di tornare alla vittoria: il solo punto conquistato nelle ultime quattro gare di campionato e il conseguente stop in classifica ha reso possibile l’avanzata dei pretendenti per la Champions verso la quarta posizione. La Roma di Claudio Ranieri, in particolare, con la seconda vittoria consecutiva messa a referto nel pomeriggio, ha raggiunto quota 54 punti in graduatoria, superando il Diavolo di due lunghezze. La Lazio, dall’altra parte, vincendo, raggiungerebbe gli stessi meneghini andando a completare il quadro delle avversarie per un posto, nella prossima stagione, nell’ “Europa che conta”. E allora si aspetta solo il fischio di Rocchi per l’avvio del match. Il 4-3-3 già apprezzato all’Allianz Stadium viene confermato da Gattuso al cospetto del 3-5-2 fantasia di Inzaghi: se Reina, Calabria, Musacchio, Romagnoli e Rodriguez compongono la retroguardia rossonera, Kessié, Bakayoko e Calhanoglu hanno il compito di far funzionare al meglio il filtro di centrocampo, mentre Suso, Borini e Piatek sono chiamati a offendere la difesa biancoceleste. A dare un ulteriore peso alla posta in palio è, sin da subito, il ritmo frenetico delle due rivali in campo. Dopo appena tre giri d’orologio, la penetrazione di Correa in mezzo a quattro avversari premia Immobile, che ha sul destro la palla perfetta per portare in vantaggio i suoi; Reina, però, è superlativo nel dire di no con un grande intervento basso. Se la Lazio aspetta i padroni di casa per poi dare avvio a delle pericolose ripartenze, il Milan macina gioco e chilometri. Al 9’, Romulo è costretto a fermare fallosamente un indemoniato Bakayoko al centrocampo, beccandosi il primo giallo dell’incontro. Gattuso, dalla panchina, guida la propria squadra sin dalle prime fasi della costruzione, ma, tra il 19’ e il 21’, deve ringraziare la mancata forza nelle gambe di Luis Alberto e Correa per non vedersi in svantaggio davanti agli altissimi decibel del proprio pubblico. Al 28’, dopo un angolo battuto corto da Suso, Kessié, da ottima posizione, potrebbe far male alla Lazio, ma il destro dell’ivoriano viene letto in anticipo, sul primo palo, da Strakosha. Al 31’, dalla catena di sinistra formata da Calhanoglu e Borini viene partorito un cross velenoso per Piatek, il quale, spalle alla porta, è intelligente a servire Suso; la conclusione del numero 8 rossonero si perde alta sul fondo. Un minuto più tardi, Calabria sfonda sulla destra e mette al centro la sfera per Piatek, più bravo a salire in cielo per colpire di testa che ad inquadrare la porta avversaria. Al 42’, Strakosha deve superarsi per deviare in angolo il destro secco di Calhanoglu dalla tre quarti . Non c’è un attimo di sosta e la risposta della Lazio non si fa attendere: al 43’, infatti, Immobile, perfettamente pescato sul taglio da Luis Alberto, vede spegnersi sul palo esterno il destro che aprirebbe le marcature dell’incontro.La seconda frazione di gioco si apre con il cambio forzato da parte di Inzaghi, il quale, al 47’, si vede costretto a mandare in campo Caicedo al posto dell’infortunato Correa. Tre minuti più tardi, il destro al volo di Leiva sul corner battuto dai biancocelesti dalla destra fa muovere solo l’esterno della rete difesa da Reina, facendo rabbrividire l’intero San Siro rossonero. Il ritmo del secondo tempo è sicuramente più lento rispetto a quello apprezzato nel primo e per vedere le squadre allungarsi sul rettangolo di gioco bisogna aspettare il 60’: ne conseguono tanti errori sintomo di stanchezza e diversi contrasti duri giudicati, tuttavia, regolari da Rocchi. Al 65’, il mancato pressing meneghino sul dai e vai tra Romulo e Caicedo potrebbe punire severamente il Diavolo, protetto alla grandissima, tuttavia, da un attentissimo Reina. Tra il 67’ e il 68’, Gattuso perde Romagnoli e Calabria che, acciaccati, devono concedere il posto a Laxalt e Zapata. Proprio quest’ultimo, al 71’, si rende autore di una giocata strepitosa: prima stoppa l’azione biancoceleste sulla propria tre quarti, poi si propone in avanti conducendo il pallone per ben venti metri e offrendo successivamente un assist perfetto per Piatek. Il polacco, con pochissimo angolo, riesce a calciare di sinistro, ma Strakosha, in uscita, devia in angolo. Al 76’, Calhanoglu, nell’area di rigore laziale, supera con un gran numero Bastos e mette al centro una palla intercettata dal braccio attaccato al corpo di Acerbi. Rocchi, dopo aver decretato il rigore, si corregge grazie al richiamo del Var e alla inevitabile revisione al monitor presente al bordo campo. Passano solo due giri d’orologio e i fischi di disapprovazione di San Siro si trasformano in gioia per il fischio dell’arbitro sull’ingenua spinta di Durmisi - entrato al posto di Lulic -, in area, ai danni di Musacchio. Stavolta il rigore c’è e viene trasformato nel vantaggio rossonero da Kessié, glaciale, dagli undici metri, nello spiazzare Strakosha per la gioia incontenibile della panchina e di tutto il proprio popolo infiammato sugli spalti. Inzaghi non ci sta e, dopo aver mandato in campo Parolo al posto di Bastos, perde le staffe e si fa allontanare dal direttore di gara. Dall’altra parte, Gattuso offre la standing ovation dell’intero stadio a Piatek, richiamato in panchina a favore del subentrante Cutrone.  Le ammonizioni di Luis Alberto e Zapata, il tentativo disperato ma invano della Lazio di riacciuffare la partita e un grande nervosismo finale chiudono definitivamente un match dall’intensità pazzesca. Il Diavolo piega l’Aquila e sorpassa la Roma in classifica, riconquistando il quarto posto solitario e portandosi a due punti di distanza dall’Inter, impegnata, domani, in trasferta a Frosinone.
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