Schillaci e la rissa con Baggio: "Gli diedi una testata, doveva smetterla di fare…”
L'eroe delle Notti magiche di Italia '90 ha rivelato un particolare retroscena su Roberto Baggio ai tempi in cui erano compagni di squadra alla Juventus
L'eroe delle Notti magiche Totò Schillaci, ospite di Vieni da Me, il programma di Rai Uno con Caterina Balivo, ha rivelato aneddoti della carriera e personali partendo proprio da un particolare retroscena su Roberto Baggio e dalla testata che Schillaci gli rifilò. Di seguito le sue parole: "Passavo un periodo un po’ brutto, lui negli spogliatoi mi provocava e scherzava. Io ero seduto e stavo leggendo il giornale, lui con la gamba continuava a colpire il giornale. Io gli dicevo ‘basta, finiscila’… Una, due, tre volte… Alla quarta mi sono alzato e ad un certo punto di ho mollato una testata. Trapattoni si presentò con i guantoni e scherzando disse ‘la prossima volta usate questi’…".
Una bellissima favola quella dell'ex attaccante, che partendo dai campi polverosi di provincia divenne l'eroe delle Notti magiche di Italia '90: "E’ stato un sogno straordinario, con tanti campioni. La canzone del mondiale sembra scritta per me. E' stata una favola, ho esaudito un sogno che avevo fin da bambino. L’ultimo convocato ero io e mi sono conquistato la panchina, poi per fortuna, nella prima partita sono subentrato nella ripresa e da lì è iniziata la mia avventura mondiale ma non mi aspettavo di ottenere tutto questo successo. Poi ho avuto molte difficoltà ad affrontare tutta questa popolarità. Il calcio mi ha aiutato ad allontanarmi dalle cattive amicizie e ho inseguito quell’avventura".
Schillaci ha poi aggiunto: ''Vengo dal Cep, Centro elementi pericolosi - dice scherzando - c'è gente buona e cattiva, mi ha aiutato a formare il carattere, dopo la fine dei mondiali mi hanno accolto in 20 mila". Inevitabile parlare del passato da gommista "una volta a Firenze mi hanno tirato un copertone dagli spalti per prendermi in giro". Fino all'approdo nelle fila della Juventus: ''E' stato un sogno. Se ero che volevano mandarmi a scuola di italiano? Sì, ma io ho rifiutato. Non ho mai studiato, avevo sempre in mente il pallone, me lo portavo pure a letto. Quando mi chiedevano 'come vai a scuola?', io rispondevo: 'A piedi'...''.
Ma il pensiero va sempre all'Italia: 'Nel 1982 abbiamo vinto il Mondiale e io ero a Messina. Mi trovavo sul tetto di un autobus e pensavo: 'Chissà se un giorno vedrò dal vivo una partita in Nazionale...'. Ci sono persone che hanno intrapreso una strada ben diversa dalla mia. Fortunatamente il mio sogno è sempre stato uno solo: diventare un calciatore. Così ho intrapreso questa strada e creduto fortemente nel mio sogno. Il calcio mi ha allontanato dalle cattive amicizie. E oggi posso dirti che dietro a tutto questo successo c’è un cammino in salita pieno di difficoltà che ho superato tutto con grande serietà'', svelando con gli occhi lucidi i particolari più intimi della sua bellissima favola.