In un certo senso mi dispiace che Maldini e Massara abbiano finalmente firmato il rinnovo con il Milan. In un periodo senza campionato, senza alcun torneo internazionale dato che, in cambio di una cospicua somma, ci hanno tolto anche il Mondiale d'estate, e con il mese di giugno che è tradizionalmente quella cosa che sta nel mezzo tra i verdetti decisivi della vecchia stagione e le prime amichevoli della nuova, c'era assolutamente bisogno di trastullarsi quotidianamente con qualche argomento scottante. Che scottante, a dispetto del caldo afoso che attanaglia il paese, non è per nulla: che differenza avrebbe fatto rinnovare il 5, il 15 o il 28 giugno? E dove starebbe scritto che il rinnovo doveva scattare quasi per acclamazione subito dopo lo scudetto conquistato a Reggio Emilia?

Ho letto e sentito di tutto, ultimamente. Improbabili tifosi che chiamano improbabili radio per dire “sono molto arrabbiato con la dirigenza”, “abbiamo fatto una figuraccia”, ipotetici scenari nel caso i due non avessero rinnovato il contratto con il Milan, e cose del genere. Non abbiamo mai alcun rispetto dei ruoli: il tifoso deve fare l'allenatore, il dirigente e l'opinionista allo stesso tempo. Ah, dimenticavo, e ovviamente anche il giocatore. Perché lui sa cosa accade nelle stanze dei bottoni, perché lui sa come si fa quando ci si presenta da soli davanti al portiere, e per quanto riguarda la panchina, beh, se in Italia è restato celebre il motto “60 milioni di commissari tecnici” ci sarà un motivo.

Sarebbe bastato aspettare, avere pazienza, tener presente il silenzio e la riservatezza che circondava la questione, due marchi di fabbrica del Milan scudettato. Il segreto delle vittorie è agire senza parlare, cosa che spesso è inversamente proporzionale in molti club. Uno dei punti di forza di questa dirigenza che in tre anni ha portato il Milan a vincere uno scudetto sostenibile dopo avergli fatto disputare altri due campionati positivi, è stato proprio il profilo basso. Maldini ci tiene alla sua indipendenza di pensiero, lo ha sempre detto e d'altronde perché avrebbe rifiutato qualche anno fa la proposta di Galliani e accettato poi quella di Elliott? Necessità di un ruolo primario e non da comprimario. Per questi motivi, evidentemente, il protrarsi della questione è stato anche dovuto alla scrupolosità e alla professionalità dell'ex capitano del Milan, che di certo non è avvezzo a farsi prendere per i fondelli.

In una delle ultime riunioni c'era ovviamente anche Gazidis, appena rientrato da New York. E cosa era andato a fare il nostro negli USA? Delle cure, poiché esattamente un anno fa inciampava in una disavventura che non stiamo a ripetere e che lo ha costretto a uno stop e a dei controlli. E' troppo difficile per il tifoso pensare che magari si è atteso anche questo momento per sedersi a un tavolo in modo più informale? O tutto è stato per forza dovuto a presunti contrasti o mancate garanzie addebitabili al gruppo dirigente che voleva mettere i bastoni tra le ruote ai due dirigenti? Il Milan ha vinto uno scudetto poco più di un mese fa. Ma il corso degli eventi porta a pensare che si diventi alquanto viziati appena incassato un trofeo, a tal punto da supportare tesi senza alcun fondamento concreto, additando “figuracce” 40 giorni dopo un titolo vinto. Vinto, non perso.

E allora rispettiamo ciascuno il suo ruolo. Il calciatore, il cronista, il dirigente e il tifoso. Del quale il calcio non può fare a meno, ma che per il bene del calcio talvolta sarebbe meglio si facesse un pochino da parte. Il resto è chiacchiericcio da social, fomentato dalla consueta e deplorevole regola non scritta: bene o male l'importante è che se ne parli. Speriamo che il pallone torni a rotolare presto (il Milan si raduna lunedì 4), ce n'è davvero urgente bisogno.

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