Marco Giallini, 'Il principe di Roma': "Questa città è morta. Ripenso al passato quando per le vie di Trastevere..."
L'attore e conduttore televisivo italiano Marco Giallini, "Il principe di Roma" è al cinema da oggi 17 novembre
Marco Giallini, famoso attore oggi al cinema con “Il principe di Roma” dal 17 novembre, ha parlato qualche settimana fa ai microfoni de La Stampa. Tra le tante cose si è soffermato su una città splendida come Roma, ma a tratti disagevole.
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Marco Giallini abbattuto: “Nella città di Roma non c'è più umanità…”
L'artista italiano ha parlato del rapporto con le persone che incontra, discostandosi da alcuni personaggi del mondo dello spettacolo: “Il cuore, l'umanità, quella cosa per cui la gente mi ferma per strada e mi dice ‘A Giallì, ma sei rimasto lo stesso?'. E io ogni volta rispondo ’Ma che domanda è? So gli altri che mi vedono diverso, io so sempre questo'. Uno che non si è messo la corazza, ma forse è un difetto, almeno in un mondo come quello del cinema, in cui tutti se la mettono: anche in un momento come questo, il mio merito è non avere corazze".
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Marco Giallini, “Il principe di Roma” è al cinema da oggi 17 novembre
Marco Giallini, protagonista de “Il Principe di Roma”, ha raccontato la difficoltà degli abitanti di vivere nella Capitale, citando anche un altro grande interprete del passato: “Roma è morta, non c'è più niente. Solo l'ego, la persona che pensa unicamente a farsi la foto e metterla sui social. Ci hanno fottuto. La vedo prima di umanità, siamo tanti. Ho letto da qualche parte che a Roma, ogni mattina, si muovono un milione e mezzo di persone, siamo tutti lì in macchina, ore e ore sul lungo Tevere a bestemmiare. Ripenso ai temi di mio padre, che era nato a Casal Bertone: ricordo che passava per le vie di Trastevere e i signori, seduti fuori sulle sedie a chiacchierare, si alzavano e dicevano ‘Buongiorno’. Insomma, ci si salutava. Sono cresciuto tra la Nomentana, il Nuovo Salario e San Basilio. Non posso dimenticare personaggi come 'Il Bombolaro'. Ogni quartiere era come un grosso paese, e quello che vedevo io, da ragazzino, era molto più bello di quello che vedo oggi. Già nel ‘56 Gassman diceva che Roma era morta, figuriamoci adesso. Certo, i problemi c’erano anche allora, le differenze tra le classi sociali esistevano eccome. Io ho sempre mangiato, non sono mai stato povero, ma ho comprato i primi jeans in età adulta e mio padre è morto di fatica, l'hanno ammazzato a poco a poco".
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