Il Director’s Cut odierno focalizza la sua attenzione sulle dichiarazioni di Dijks, sul mancato arrivo di un difensore e sul finale di stagioneNella società di 30 anni fa le cinture di sicurezza esistevano soltanto nelle avanguardiste Volvo "squadrate" e si girava in "motore" senza casco. E circolavano un sacco di "matti" che alimentavano bar, parrocchie, circoli sportivi e comunità varie. Era del tutto normale che diversi giocatori del Bologna (un primo elenco a memoria: un abruzzese, un tedesco, un modenese, ma non solo questi tre, peraltro piuttosto noti in campo e fuori) si calassero dal ritiro (Chalet delle Rose, soprattutto) per inseguire plausibilissime conquiste notturne (bel fisico e soldi sono attrattive giustamente irresistibili, e il gradimento per Bologna si pasce, da sempre, di una certa disponibilità femminile, magari maggiore che altrove) con un metodo di fuga, da mister e diesse, molto romantico. I tre in oggetto erano poi in grado di "mascherare" in campo le eventuali scorribande. Ma questo era ieri o l'altro ieri. E' del tutto inutile fare paragoni, soprattutto perché il raccolto economico oggi di un professionista del pallone è esponenzialmente superiore a quello di un tempo. E lo è perché è un mondo ingabbiato, irreggimentato, con una regia da Grande Fratello orwelliano. Fintamente libero, dall'abolizione del cartellino in poi, il zugadour è in realtà prigioniero di meccanismi studiati e calibrati in cui rare, circospette e ovattate sono le apparizioni pubbliche: autografi, sorrisi, selfie, poche parole di circostanza, spaghetto in bianco e Ferrarelle, che la lasagna e la Beck's ce le teniamo per "trasgressioni" private. Queste cose le sa benissimo anche Mitchell Djiks, e se per caso lui le ignora ci sarà un procuratore che gliele ricorda.Fa piacere notare che i tanto vituperati latini sono molto più professionali (sì, certo, anche più mammoni) dei celebrati colleghi nordici, ai quali frega assai di alimentazione bilanciata e lingua tenuta a freno. Un video come quello orchestrato dal pluri tatuato Van der Meyde a Spillo Altobelli o Beppe Signori manco sarebbe venuto in mente. E, per dire, Adam Masina - uno che ha letto Baricco alla Domenica Sportiva, non raccontato di coiti interrotti causa defaillance a una telecamera piazzata su un cruscotto: ma lì il "trattore" ci risulta simpatico, evidentemente capita anche a lui ... - non risulta così naive da attaccare i propri medici, manco fosse un No Vax riminese, al presunto riparo di una momentanea extra territorialità: ci sarà un giorno in cui l'esterno fiammingo li rivedrà in faccia e forse questi gli chiederanno conto di una sputtanata gratuita urbi et orbi. Io credo che sia molto plausibile che rivedremo poco Djiks in rossoblu, il rapporto di fiducia è venuto meno e ricostruirlo è molto più complicato che comprare un Di Marco, un Barreca o un Igor.Ci sono stati, anche recentissimamente, casi sostanzialmente insoluti di guarigioni tribolate o non avvenute del tutto. Desidero fare un complimento a Mattia Destro, cordiale e professionale fino in fondo ("intristito", certo), giacché forse ora si possono apprezzare anche i suoi silenzi. Probabile abbia delle cose da dire ma non lo ha fatto. Ai miei occhi, e contrariamente ai miei interessi professionali, ha acquisito spessore. Destro, dicevamo, una delle tre "zavorre" di cui ci si è liberati ora, controbilanciate dall'arrivo di Nico Dominguez e Musa Barrow, due innesti di qualità. Sabatini afferma che a giugno ne tesseriamo due fortissimi e quindi risulta perfettamente allineato al contesto preesistente, cioè rimanda a domani, in questo perenne posticipo "progettuale", quello che potresti fare oggi. Per esempio in difesa. La dipartita di Paz è talmente subitanea da non generare un sostituto: o forse sì, e potrebbe essere, una volta disponibile, Gary Medel, anche se io penso che un centrale difensivo di 170 cm. in Serie A non si possa nemmeno immaginare. Il punto è che il campionato del Bologna è, nei fatti, over, cioè finito, impiegare soldi e uomini in più ora è evidentemente giudicato ozioso, Mihajlovic forse non impazzisce dalla gioia ma ha altre priorità, si rincorreranno soddisfazioni da singole partite - che arriveranno - ma un assalto al Fort Apache dell'Europa...st'altro giro, in caso. E la bassa classifica no, fortunatamente troppo lontana per occuparcene. Lo ha riassunto bene Maifredi: l'arrivo della proprietà nordamericana ha fatto intuire sviluppi di alto profilo, il presente è fatto di centro classifica, l'obiettivo è - in fondo - non soffrire rischi di retrocessione. E lo stadio, certo, potrà dare una mano ma al momento sono cinque anni che ne parliamo...e basta. Vorrei condividere l'ottimismo dell'assessore Lepore, "ci siamo", ma sul tema non ci possono essere speculazioni partitiche, solo una verifica non sulla fattibilità, ma sul fatto. Che al momento non c'è. Si tratta di aspettare. E di citofonare, se i politici permettono l'accostamento, all'impresa costruttrice giusta, "scusi, lei costruisce ed entra nel business condividendo i rischi d'impresa?". Se l'hanno trovata, hanno fatto bingo. A quel punto ci si può mettere tutti una felpa. Rigorosamente rossoblu.
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