Behrami: "Nel Milan Camarda non è da prima squadra perchè..."
L'ex Lazio, Udinese e Genoa ha rilasciato delle dichiarazioni controverse in merito al baby talento rossonero a "Step on Football"
Le parole di Valon Behrami
Nel corso dell'ultima puntata del podcast made in Dazn Valon Behrami ha tenuto a esprimere la sua idea su Francesco Camarda, spiazzando un po' tutto lo studio
Camarda è stato buttato dentro e ha bruciato le tappe, ma è troppo presto per me. Non lo considero una punta della prima squadra del Milan.
Frasi a dir poco clamorose dopo che quasi tutto il panorama del giornalismo e dell'opinionismo italiano da inizio anno sostiene che il giovane classe 2008 meriterebbe qualche chances in più, anche a costo di lasciare (in prestito) il Milan.
Non c'è da stupirsi del tenore dell'affermazione però, dato che il podcast condotto da Behrami nasce per raccogliere “unpopular opinion”, ma in certi ambienti e su certi argomenti bisognerebbe mirare più alla qualità dell'informazione piuttosto che fare audience con frasi controverse.
Nel nostro paese, soprattutto negli ultimi anni, si è sempre parlato del fatto che i giovani non trovino spazio perché troppo dipendenti dalle paure degli allenatori che, preferendo a loro giocatori esperti, non gli danno la possibilità di avere minuti nelle gambe per poter definitivamente sbocciare, proprio per questo per Camarda il Milan ha considerato seriamente l'idea di mandarlo in prestito.
La questione dei giovani in Serie A
Non molto tempo fa Fabio Capello, ai microfoni di Sky Sport dopo la finale di Euro2024, dichiarò:
I giocatori che hanno qualità emergono e bisogna usarli, avere voglia di rischiare. Tu quando vedi che uno è bravo, che si allena nella prima squadra, devi di volta in volta metterlo dentro… stai vincendo 2-0? Gli fai fare mezz'ora. Io non ho mai guardato la carta d'identità prima di fare la formazione.
Queste parole nel nostro paese sono sembrate tanto ovvie quanto rivoluzionarie: è ovvio che se un calciatore non mette piede in campo la sua potenzialità viene ampiamente ridotta, è altrettanto vero però che in un periodo di carenza di risultati affidare tutto il peso di una squadra ad un giovane calciatore sia deleterio.
La soluzione ideale sembrerebbe quella che propone Fabio Capello, che è tra l'altro grande fan della Youth League (La “Champions Primavera”), ma in Italia i giovani hanno sempre meno spazio.
L'età media dei giocatori che scendono in campo in Serie A è di ben 26 anni (dati Trasfertmarkt) e delle squadre in cima al campionato solamente la Juventus ha un età media al di sotto dei 25 anni (24,3).
Inoltre se andiamo a confrontare la situazione con gli altri campionati europei nella top 5 l'Italia è in una condizione a dir poco imbarazzante: nell'ultimo anno la squadra italiana che ha schierato più u21 è stata l'Atalanta, che ha concesso loro meno comunque del 10% dei minuti totali giocati ed è appena diciannovesima nella graduatoria europea, mentre l'Inter campione d'Italia ha concesso agli stessi under meno dello 0.1% del tempo totale (dati rivista 11).
In Italia c'è un problema con i giovani nel calcio, è innegabile, e a questi giovani deve essere concesso il diritto (se meritevoli) di scendere in campo, infatti seppur pochi degli esempi ci sono (Ekathor nel Genoa, Comuzzo nella Fiorentina)