A metà novembre 2021 Dazn scatenò polemiche di ogni tipo per la scelta di dire stop alla concurrency, ovvero alla doppia utenza: secondo l'indiscrezione de Il Sole 24 Ore, poi confermata dalla stessa piattaforma, non ci sarebbe più stata la possibilità di assistere ai vari eventi su due dispositivi in contemporanea. Alla fine, però, la scelta ufficiale della piattaforma Dazn fu quella di rimandare tale decisione alla prossima stagione, lasciando tutto intatto fino a giugno. Secondo quanto riporta proprio Il Sole 24 Ore, però, tale scelta non ha certamente fatto bene alla casse della società di streaming.

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Sicuramente si possono individuare dei pro e dei contro in merito alle qualità della concurrency. Certamente, molti utenti hanno scelto ed accettato di sottoscrivere il servizio anche per la possibilità di assistere agli eventi di Dazn su due dispositivi in contemporanea. Dall'altra, però, come riporta Il Sole 24 Ore, la stessa Dazn ha evidenziato come la scelta della concurrency abbia evidentemente creato un calo del numero di abbonati: la stima è di circa un 20% di account utilizzati in maniera fraudolenta o, comunque, non corretta. Perciò, considerando i 1.9 milioni di abbonati al servizio, si possono stimare circa 500mila utenti “non paganti”.

La furia di DAZN: “Abbonamento è personale, molti utenti lo usano in modo scorretto”

Veronica Di Quattro, chief revenue officer Europe di DAZN, si è scagliata contro l'utilizzo della doppia utenza anche viste le ingenti perdite della piattaforma: “Le nostre condizioni di servizio stabiliscono chiaramente che l'abbonamento è personale e non cedibile. La concurrency consente di vedere contenuti in contemporanea su più dispositivi. Dal nostro monitoraggio abbiamo invece riscontrato che la funzionalità è sfruttata in modo scorretto da utenti che mettono in vendita una delle due utenze. Un cambiamento sarà quindi possibile ma in futuro, probabilmente dalla prossima stagione. Il nostro obiettivo, comunque, resta sempre quello di fornire un'esperienza flessibile all'utente e quindi introdurremo abbonamenti modulabili in base alle diverse esigenze, per esempio con forme di sottoscrizione familiare”.

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Dazn, anche il 2022 parte in salita: diverse proteste degli utenti, continuano i disservizi

Anche in questo 2022, però, gli utenti di Dazn stanno riscontrando diversi problemi, al di là della doppia utenza: continuano infatti i disservizi e i blocchi della piattaforma, nonostante le numerose promesse dei vertici della società di streaming. Diversi abbonati stanno rispondendo in maniera ironica ai tweet di Dazn, sottolineando la scadente qualità del servizio: “Speriamo che ci facciate vedere le partite…”, “Guardare le partite? Forse con Sky Sports Bar o con il pezzotto, perché con Dazn è un parolone”, “Speriamo sia il vostro ultimo anno”

Forse con @SkySport Bar o con il pezzotto guardate la #SerieATIM... Perchè con l'app #Dazn "GUARDARE" è un parolone...

Felice di aver chiuso il vostro abbonamento, la mia salute mentale e quella visiva ne hanno beneficiato alla grandissima.

— Pierre_Clement (@pc_947) January 9, 2022

Dazn shock: dati gonfiati di oltre il 50%, investitori pubblicitari furiosi

Ma non c'è pace per Dazn: oltre alle continue e svariate proteste dei tifosi per il malfunzionamenti e i problemi di video, c'è anche la questione ascolti gonfiati. Come riporta Il Fatto Quotidiano, l'Agcom avrebbe evidenziato delle grosse differenze tra i dati di ascolto rilevati da Dazn e quelli forniti da Auditel, servizio utilizzato da tutti i programmi televisivi per la raccolta dei dati di share: ricordiamo che Dazn non si appoggia ad Auditel stesso, bensì a Nielsen.

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Sono evidenti, però, le discrepanze tra i numeri di Auditel e quelli di Nielsen: secondo quanto riporta l'Agcom, nel girone d'andata di Serie A si conta complessivamente un 50% di ascolti in più secondo Dazn/Nielsen. Inoltre, nelle ultime quattro giornate di campionato ci sarebbe addirittura una differenza percentuale tra le due rilevazioni del 60%: insomma, i dati forniti da Dazn sembrano essere tutt'altro che veritieri. Ovviamente, questo può essere un problema per le pubblicità, che sulla base di questi numeri acquistano spazi per gli spot durante i match: in più, se questo trend dovesse continuare, è probabile che Sky possa tornare alla carica per acquistare i diritti a partire dal 2024.

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