"Lukaku è ritornato", "i nerazzurri hanno ritrovato il bomber". Attenzione a parlare e attenzione a lodare, come spesso accade in questo settore. La doppietta (più assist) di Lukaku nella sfida che l'Inter ha vinto contro l'Empoli può avere mille significati come non ne può avere nessuno. Due reti, contro una difesa assente dell'Empoli e con un Perisan colpevole sul primo gol, ma che sono arrivate dopo un primo tempo inesistente. Di Lukaku, dell'Inter. Perché della sfida al Castellani bisognerebbe salvare solo i tre punti e, al massimo, gli ultimi 20' di gioco in cui la squadra di Simone Inzaghi si è ricordata di essere una delle big del campionato, peraltro in semifinale di Champions League. Contro la formazione di Paolo Zanetti il nulla, soprattutto nella prima frazione di gioco. Molti giustificheranno il tutto con il minimo turnover attuato da Inzaghi in vista della sfida di Coppa Italia contro la Juventus, ma una squadra con le individualità che ha l'Inter non può - non potrebbe - permettersi di giocare in modo così superficiale. Partendo dalla difesa, troppo lenta e graziata soltanto perché l'Empoli non aveva una vera prima punta; passando al centrocampo, con Gagliardini impalpabile e un Brozovic lento, lento nell'impostare la manovra, nel far girare il pallone. Arrivando all'attacco, perché Lukaku nel primo tempo non ne ha bloccata una e Correa ci ha provato. E già questa è una novità. Inzaghi deve comunque essere soddisfatto perché, in una settimana in cui Lazio e Juventus hanno perso, avvicinarsi alle dirette concorrenti era d'obbligo.
 

Dall'Inter alla Juventus, che ha vissuto uno dei periodi più paradossali, una vera e propria barzelletta che ha i suoi attori principali in Federazione, con sentenze emesse e poi ritrattate, con una classifica che ancora oggi non è quella definitiva. E così, in tutto questo marasma generale, i bianconeri si riscattano. No, scherzavamo. Ieri sera, contro il Napoli, la squadra di Allegri ha dimostrato di non essere squadra. Lo ha confermato per l'ennesima volta in stagione, ma è dall'inizio del campionato che questa storia va avanti. Perde, vince. Scende in campo bene, resta negli spogliatoi. Carattere inesistente, ognuno va dalla propria parte e se i bianconeri stanno lottando per la qualificazione in Champions, per la finale di Europa League e per quella di Coppa Italia il merito va ai singoli che in questo caos più totale hanno tolto più volte le castagne dal fuoco. Perché Cuadrado che simula e fa fare gol a Raspadori significa che il collettivo è disunito, che la presunzione e l'egoismo annullano qualsiasi filosofia vincente che il club bianconero aveva dimostrato negli anni precedenti. Allegri sicuramente è il condottiero ideale per questa squadra in questa stagione, perché soltanto un gestore come lui poteva sopportare e supportare la squadra in un'annata così tragicomica. Ma per evolversi a livello tecnico siamo sicuri che non serva altro?
 

Abbiamo cominciato con una milanese e terminiamo con un'altra. Il Milan supera il Lecce e, dopo l'impresa Champions, si rifà sotto anche in campionato. La gara contro i salentini ha dimostrato, nuovamente quanto la squadra di Stefano Pioli dipenda troppo da Leao. Domanda: e quindi? Ad avercene di calciatori così, campioni che ti spaccano la partita. Ogni squadra ha campioni e ha calciatori, Leao è uno dei pochi campioni in una rosa di calciatori normali, ed è ovvio come sia lui a dover trascinare i propri compagni. Il problema non deve porselo il Milan, che ha Leao. Il problema, semmai, dovrebbe porselo chi Leao non ce l'ha. L'Inter, ad esempio, che in semifinale di Champions dovrà cominciare a capire, già da oggi, come fermarlo.

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