Messina e Pozzecco, gli abbonamenti Fortitudo e il basket in ginocchio
Primo intervento, forte, non solo originale: del Presidente Armani. I rischi del ritorno al Paladozza della F
Singolare coincidenza: appena ci siamo potuti togliere la mascherina, si è palesato togliendosi la maschera anche il Presidente delle Basketball Operations dell'Armani, e il suo primo intervento è stato quello di trovare un assistente allenatore di un certo peso per l'head coach dell'Armani. Che si tratti della stessa persona, Ettore Messina, è un dettaglio secondario. Con questa scelta, oggettivamente un po'spiazzante, e per questo capace di svelare l'intelligenza delle persone coivolte, il Presidente dice all'Allenatore: ok per il voto 8 alla stagiione europea, ma non tiriamo in ballo le novanta partite come scusa per il campionato perso. Valgono, forse, per le conferenze stampa, ma come facciamo a correggere certi errori smascherati dalla finale scudetto ? Serve un assistente forte, non per sminuire il coach, semmai per rinforzare il suo ruolo, e il suo modo di guidare la squadra; serve una voce altra che possa eventualmente anche essere più vicina ai giocatori. Messina era l'aiuto forte di Popovich, e lui stesso ha sempre avuto, tranne che a Milano finora, assistenti forti. Numeri 1 dei numeri 2 come diceva Peterson di Casalini. La chiamata di Pozzecco non è coraggiosa: è, ripeto, di più, una scelta intelligente. Pure per fotografare in tempo problemi come la gestione del 6+6 che è poi esploso in finale contro la Virtus ( che pure non aveva Tessitori ). Anche lo staff tecnico è una squadra.
La Fortitudo tra azzardo e bisogni
In un momento in cui non ci sono certezze, a nessun livello, sulla prossima stagione, sulla capienza degli impianti e non solo. Con Reggio Emilia che giocherà l'andata ancora all'Unipol Arena di Casalecchio, e con la Virtus che chiederà di avere a inizio stagione quante più trasferte possibile, e una partita casalinga evidentemente non di cartello, non avendo la sua Arena in Fiera ( problema che evidentemente riguarda anche la Eurocup e pure la stagione italiana ed europea delle ragazze ), la Fortitudo ha lanciato la campagna abbonamenti. Persino più cara di quella della passata stagione. Unica carezza il ritorno al Paladozza che però ha già una capienza ridotta per i lavori necessari per il Mubit ( il Museo del Basket ) e che comunque, in caso di partenza con il 25% degli spettatori ammessi, non potrà essere per tanti. La decisione non può essere contestata, ovviamente, ma ha tante letture: se l'incertezza non è stata un freno, è evidente che la necessità di fare cassa subito è stata la certezza che ha ispirato questa scelta. E allora di nuovo vien da chiedere, e non solo per la Fortitudo, a cosa è servita questa stagione di silenzi sui conti delle società, sicuramente devastati dal Covid, se ancora non sappiamo nulla sullo stato reale delle società ? Basta far festa per l'arrivo in serie A di un colosso, economico, come Gavio, il patron del Dertona ?
Black lives matter: da Kyle Weems a Matteo Zuretti
Kyle Weems, che è oggettivamente una bella persona, ha appena rinnovato con la Virtus. Andate a guardarvi il suo profilo Instagram. Lui che ha esibito spesso, e non banalmente, la soprammaglia Black Lives Matter, ha appena lanciato un programma, con Gamble tra l'altro, che si chiama Steeze Eminence. Il messaggio: è ora di cominciare a usare il proprio nome e i propri social per costuire qualcosa che sia instoppabile. Se poi qualcuno non ha capito, aggiunge: le ginocchia non durano per sempre. La gestione dell'inginocchiamento della Nazionale di Mancini è stata francamenbte stucchevole e deludente, ma noi del basket possiamo distribuire pagelle ? Ieri Repubblica ha pubblicato una intervista di Emanuela Audisio a Matteo Zuretti, capo internazionale delle relazioni per il sindacato dei giocatori Nba. L'Italia, ha chiiesto Emanuela, contro il razzismo gioca male ?Questa la risposta manifesto di Matteo: Più che altro non gioca. In un ipotetico libro di come procedere all'integrazione, gli altri Paesi sono già al capitolo 10 e l'Italia invece non ha nemmeno aperto la copertina. In Usa e nell'Nba i giocatori sono stati attori del cambiamento, lo hanno fortemente voluto, da noi non c'è la voglia di mettere benzina in una macchinma che può aiutarci ad andare avanti nel rapporto con la gioventù, con le radici, con l'identità di genere. Oggi nello sport si fa fatica a vincere, ma si può vincere anche con un altro gioco: educando. Perchè vogliamo precluderci questa opportunità? Questa è la domanda che dobbiamo farci: abbiamo un razzo di segnalazione di un guasto. Accendiamo, accendetelo.
Dico qui, temendo e sapendo di non essere ascoltato, che il prossimo campionato, anzi i prossimi campionati, a maggior ragione essendo quelli che celebreranno meglio, speriamo, i cento anni della Fip, essendo i nostri cento anni, dovrebbero partire da questa palla a due. Con Matteo Zuretti, con Kyle Weems, con quelli che possiamo e dobbiamo essere: in ginocchio per far vedere come ci si alza.