C'è una doppia chiave di lettura nella mezza sconfitta con la Samp di sabato sera e che riguarda Marko Arnautovic, il capocannoniere del campionato e "faro" del Bologna: la prima è l'incomprensibile cambio voluto da mister Motta, che ha depotenziato ulteriormente l'attacco rossoblu già in sofferenza fisica come il resto della squadra, inserendo Zirkzee non accanto alla punta titolare ma al posto di. La seconda è che il recordman di presenze in nazionale austriaca ha, altrettanto incomprensibilmente, scelto di non uscire con i compagni, andando prima sotto i distinti e poi verso la curva, da solo, accolto prima da applausi - più polemici verso il coach che non elogiativi a lui - e poi dal rifiuto della maglia. Una "cesura" con i compagni che varrebbe una multa, la dice chiara sui rapporti interni e che getta ulteriore luce sinistra sul futuro della squadra diretta da Thiago Motta.

Dando un'occhiata alla classifica dell'anno solare, delle 16 squadre sempre in A il Bologna è penultimo, davanti solo all'Empoli, con 5 vittorie in un anno (nonostante un pimpante Arnautovic nel corso dell'intero 2022), il che testimonia che le vedove di Mihajlovic sono veramente fuori da qualunque "sparadello" (la squadra cammina, non so se lo vedo solo io) e che se, come un tempo, senza la grottesca ipertrofia contemporanea, la Serie A fosse veramente un'elite (16 o al massimo 18 squadre), il club a proprietà canadese retrocederebbe ogni stagione. Ovvero chiederebbe all'azionista per stare in A uno sforzo economico - o una ricerca di competenze - veri, non i palliativi di questi 7 anni e sblisga, che non hanno mai né contato né risolto un accidente. Fanno veramente tenerezza le intemerate contro Lega e Federazione, se non avessimo vertici compiacenti - sull'aritmetica, non fraintendetemi - saremmo scomparsi almeno da un lustro dal calcio che conta. Chiaro che per essere 17esimi e non un gradino sotto occorre, talora, scansarsi, ma noi non ci facciamo pregare e teniamo la posizione. Nulla di voluto, s'intende, solo una vocazione ad altruismo e solidarietà e un più che saggio equilibrio. E poi è più comodo non avere obiettivi, gli impegni cogenti sono fastidiosi. E' così bello discutere di scalate, quinti e braccetti - l'appassionato medio è rimasto ai moduli, ha perso diversi giri .-, tanto pochi capiscono e i docenti si trasformano in Pico della Mirandola. Pensate alla fatica che ha fatto l'Udinese a rimontare e alla qualità che ci ha messo, tutto quel sudore dei zugadur e l'entusiasmo della piazza sono cose troppo effimere per il nostro progetto a valenza (e durata) centenaria. 

La tifoseria ha finalmente mollato i pappafichi e ha schiaffeggiato, quasi sostanzialmente, lo spogliatoio con sonori ceffoni. Spifferi dei portici segnalano un Medel su di giri e un Arnautovic parlante. Il resto della truppa silente e con occhi bassi. Non so se con i giornalisti abbia parlato Motta (non con me, in ogni caso: le spiate mi sono arrivate dall'estero!), ma so solo che quello striscione notturno e anonimo contro il mister ha portato, al solito, una gran sfiga. Che nel ribollente magma del tifo viga un minimo di democrazia e di tolleranza (non dico rispetto) verso chi da tempo ha i gioielli di famiglia frantumati, è solo che positivo. Conoscendo tutti i miei polli (mica parlo solo della torcida) dico solo che Thiago Motta è stata, al momento, una scelta infelicissima, ma tirargli gli spilloni contro non può servire ad assolvere i soliti noti. Qui ogni due/tre mesi tocca trovare un capro espiatorio, occhio che tra poco son finiti. 

Purtroppo sta andando male anche un'operazione su cui tutta Bologna aveva investito. Ha fatto parecchio scalpore l'uscita autocritica e preoccupata del responsabile dell'area tecnica del Bologna Giovanni Sartori in occasione della presentazione di Josh Zirkzee. Occhi sbarrati verso gli inferi, incedere insicuro, parole di smarrimento. Sembra che dica a sè stesso "ma dove sono finito"? E forse è proprio la domanda che si pone. 

Sartori è il classico lombardo perbene che non può vivere senza il lavoro e lontano dal lavoro. Quando afferma che Thiago Motta lavora 12 ore al giorno dice una cosa totalmente inutile: se uno si impegna tanto in quantità ma con poca qualità, ottiene risultati peggiori di un fancazzista che ciappina mezz'ora ma ha livelli di "genio" che gli consentono di risolvere i problemi. 

La litania secondo la quale tutti si impegnano ma sbagliano è clamorosamente contraddetta, come diceva un messaggiatore radiofonico, da un dato che è storia comune: ci si avvicina a Casteldebole con baldanza e sicurezza dei propri mezzi, e poi pare si venga inghiottiti da una sorta di buco nero che "intristisce" chiunque, rende mediocre il campione e scarso il giocatore "average". Sono otto anni che è così, e quando l'autostima vince - caso Arnautovic, almeno fino a Vigiani - è una vittoria temporanea e di Pirro, alla squadra manca improvvisamente un punto fondamentale di riferimento e all'atleta fa difetto il supporto degli altri. Doppio danno. 

Allora, mettiamola così: un piede e mezzo in B. Sì, alla nona giornata. Ma, come il secondo Sinisa ha insegnato - il primo era MihajloviX e il terzo troppo condizionato da fatti extra calcio - talora capitano i miracoli. E a Napoli si liquefa il sangue di San Gennaro. Sai mai...

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