Gasperini: "Ho temuto di morire per il Covid. Ora l'Atalanta può aiutare Bergamo a ripartire"
Il tecnico dell'Atalanta Gian Piero Gasperini ha raccontato i suoi giorni difficili dopo aver contratto il Covid a inizio marzo
In una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, il tecnico dell'Atalanta Gasperini ha rivissuto i momenti difficili degli ultimi tre mesi durante i quali ha avuto anche paura di morire: "Era il 10 marzo. Il giorno prima della partita di Valencia stavo male, il pomeriggio della partita peggio. Le due notti successive a Zingonia ho dormito poco. Non avevo febbre, ma mi sentivo a pezzi come se l'avessi avuta a 40. Lì vicino c'è un ospedale e ogni due minuti passava un'ambulanza. Sembrava di essere in guerra. Di notte pensavo: "Se vado lì dentro cosa mi succede? Non posso andarmene ora, ho tante cose da fare. Lo dicevo per esorcizzare, ma lo pensavo davvero." Poi sabato 14 ho fatto un allenamento duro come non ricordavo da anni. Un'ora sul tapis-roulant, più di 10 km di corsa. Mi sono sentito bene, forte, il peggio era passato. Il giorno dopo a Zingonia sono arrivate 25 colombe e Dom Perignon del 2008. Lo assaggio e dico: "Ma questa è acqua. E la colomba mi sembrava pane. Avevo perso il gusto. Sono rimasto tre settimane a Zingonia, poi a casa ho rispettato il distanziamento da moglie e figli. Senza febbre non ho mai fatto il tampone, ma dieci giorni fa il test sierologico ha confermato che ho avuto il Covid-19".
"L'Atalanta può aiutare Bergamo a ripartire, nel rispetto del dolore e dei lutti di tutti. Tutti i giocatori sono rimasti in città, la squadra è rimasta connessa con la sofferenza di Bergamo e la porterà in campo. Sarà una forza in più. Mi aspetto dell'energia in Champions, la città merita una gioia fuori dal comune. I ragazzi hanno lavorato tanto e bene a casa, ora hanno voglia di giocare, e sappiamo che l'elemento più positivo è lo spirito. Sono orgoglioso di questa Atalanta".
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