Le cose umane, in quanto tali, non sono eterne. Anche le più belle e gloriose di alcuni uomini virtuosi che hanno saputo scrivere la storia del proprio paese sono destinate a concludersi. Luis Suarez per l'Uruguay è stato un'icona unica, imprescindibile e pressoché indiscutibile anche al di fuori dell'immenso valore tecnico di uno dei centravanti più forti della storia del calcio. 

Perché per il Pistolero la nazionale uruguagia non è stata soltanto la tappa più importante nel corso di 17 anni della sua carriera, è stata anzi la massima ragione di vita calcistica. Con quella maglia ha segnato tanto (69 gol), prodotto tanti assist (39), ha vinto una Copa America da dominatore nel 2011 ed è stato pure disposto a farsi espellere in un quarto di finale dei Mondiali pur di permettere alla sua squadra di raggiungere traguardi impensabili.

Per l'Uruguay, Luis Suarez ha dato tutto ed è stato tutto, e dopo 17 anni questa meravigliosa parabola che ha legato un uomo con la propria nazionale è giunta al migliore dei congedi, di fronte al tributo commovente del pubblico che l'ha supportato per in tutti questi anni.

Le ultime cartucce sotto la gestione Bielsa

Complice l'età che lo prosciugava sempre di più come impatto per il suo amato Uruguay, Suarez non si è fatto problemi di fronte alla prospettiva di farsi da parte per la propria nazionale, in modo tale da lasciare spazio a quel Darwin Nunez che sarà chiamato a raccogliere la sua pesantissima eredità.

Nonostante ciò, il Pistolero si è sempre fatto trovare pronto per la causa del Loco Bielsa e con grande umiltà ha accettato di buon grado l'idea di poter dare tutto anche partendo dalla panchina. Come ultimo graffio di una carriera insensata, Suarez si è anche strappato la soddisfazione impagabile di segnare un gol allo scadere contro il Canada che è poi risultato dannatamente decisivo per agguantare il terzo posto della Copa America.

Un gol che profuma di quella classe cristallina con cui ha irradiato il calcio mondiale in tutti questi anni e che rappresenta il testamento di uno dei centravanti più forti di sempre, per molti il più forte del post-R9.

Marcelo Bielsa
Marcelo Bielsa (ph. Depositphotos)

L'ultimo ballo per un centravanti eterno per la storia della Celeste

La partita di stanotte tra Uruguay e Paraguay si è conclusa con un anonimo 0-0 che ha ben poco da raccontare, in quanto sono finite in secondo piano al cospetto delle emozioni potentissime per l'addio alla nazionale di Luis Suarez.

Un centravanti che per la sua nazione ha dato tutto quello che aveva da dare (e non solo), che si è messo al servizio di ciò che amava di più sia come primo violino, sia come gregario illustre. Un centravanti che si è guadagnato l'amore dei suoi tifosi sul campo in tutti questi 17 anni e che nella serata di ieri si è preso il tributo più bello in assoluto per una carriera irripetibile. 

Un centravanti universalmente riconosciuto come uno dei più forti della storia, che non ha trattenuto le lacrime di fronte alla commozione generale del mondo del calcio nei suoi confronti. Perché in fondo Luis Suarez è stato speciale, per tutto ciò che ha lasciato per questo sport.

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