Il ds del Bologna Riccardo Bigon ripercorre la storia di Mihajlovic al Bologna. Dal 10° posto dello scorso anno alla malattia dell'allenatore In un'intervista rilasciata a Il Foglio, il direttore sportivo del Bologna Riccardo Bigon ripercorre tutti i momenti più belli e delicati vissuti con Sinisa Mihajlovic: "Ero a Montreal il giorno che a Sinisa dissero che aveva la leucemia. Mi stavo preparando per andare a cena col presidente. Mi telefonò Marco Di Vaio. ‘Siediti’, disse. Nei giorni precedenti i dottori ci avevano detto che poteva essere qualcosa di grave, qualcosa di brutto. Ma quello fu un colpo devastante. Ho pensato immediatamente alla sua famiglia”. In quelle ore convulse il quarantottenne prese l’aereo, tornò in città, poi salì a Castelrotto, dove c’erano i suoi giocatori in ritiro. Gli atleti avevano bisogno di un equilibrio, o forse di una direzione. “Le squadre di calcio sono come le macchine, ci sono il cambio, il volante, i freni: ogni pezzo è fondamentale. Ma è l’allenatore il motore di tutto. Ho dunque offerto ai ragazzi una spalla”. Bigon torna, successivamente, sull'immagine emblematica del Bologna di Sinisa Mihajlovic: "Ho un’immagine del mister che mi è rimasta dentro. La sera della salvezza, a Roma, l’anno scorso. La cena si trasformò in una festa, c’era la musica, i giocatori cantavano e ballavano e lì ho visto Sinisa, un altro Sinisa, l’uomo che magari a volte sembra duro, impassibile, e invece è dolce. La situazione lo consentiva, non eravamo più nel frullatore come dico sempre io. In quel preciso momento di relax l’ho visto felice, il suo sorriso è contagioso”. Quel torneo è terminato con un decimo posto che sotto le Due Torri è entrato nella galleria dei record. Dopo è arrivata la sofferenza del mister che è entrata nella vita di tutti, altresì in quella di Bigon. A Verona, alla prima di campionato, Mihajlovic si presentò allo stadio. Quattordici chili in meno, un fantasma. “Ero uno dei pochi a saperlo. Aveva fatto una promessa alla squadra ed era lì, nessuno ci credeva”. E’ stato il primo passo di un percorso. “La crew si è unita, il gruppo si è solidificato. La compattezza è stata una reazione umana, non professionale”.
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