Locatelli: "Pochi presidenti in Italia come Gazzoni. Il calcio? Riparta per chi lavora, non per CR7"
L'ex giocatore di Milan, Bologna e Udinese, ha parlato di Giuseppe Gazzoni Frascara, della sua Bergamo e del nodo ripartenza
Tomas Locatelli, ex trequartista del Bologna ai tempi di Giuseppe Gazzoni Frascara, attraverso le pagine del Corriere di Bologna, ha ricordato l'ex presidente rossoblù: "A fine dicembre del primo anno mi prese da parte per ricordarmi, con il suo stile straordinario, che mi aveva acquistato perché segnassi dei gol. Avevo un caratteraccio ma fu talmente sincero che dovetti ammetterlo: “Pres ha ragione, devo iniziare a pedalare”. Nelle gare successive segnai al Brescia e al Verona firmando due vittorie importanti per 1-0. Parlare con lui mi aveva proprio svegliato. Pochi presidenti in Italia possono reggere il confronto con lui. Tanti sono meteore. A Bologna solo ora Joey Saputo si sta avvicinando al suo livello. Gazzoni ci ha messo l’anima e il cuore e tutto quello che è accaduto lo ha fatto soffrire il doppio. I torti subiti gli sono rimasti dentro fino alla fine e ritengo atroce che una persona che ha fatto tanto bene abbia dovuto stare così male. Condivide la proposta di intitolare a lui la tribuna dello stadio? Certamente. La storia del calcio a Bologna finora è stata scritta da Renato Dall’Ara e da Gazzoni. Il nome del mio presidente deve essere ricordato nel suo stadio oltre che nei nostri cuori. La sua scomparsa è stata davvero un duro colpo in un momento già difficile. Da bergamasco deve sentirsi particolarmente toccato dal dramma di questi mesi. Fa male perché i miei concittadini sono abituati ai sacrifici, nessuno ha mai regalato loro nulla. I miei cari per fortuna stanno bene ma sono tutti impauriti perché chi si è salvato ha comunque subito qualche lutto. La mia perdita è stata qui a Bologna: è venuto a mancare Adriano Rinaldi, titolare di noti pub della città e un amico fraterno per me e per tante persone. Abbraccio la sua famiglia. Ora è il momento di ripartire. Lo farà anche il calcio? Viviamo una situazione davvero assurda. La salute viene prima di tutto ma non possiamo sottovalutare l’economia. Tornare a vivere, lavorare e portare a casa uno stipendio è indispensabile. Nel calcio serve cautela, ma spero che si possa ricominciare. Come negli altri ambiti, le istituzioni devono fornire risposte e chiarezza perché il calcio è un sistema economico importante che fa bene a tutti: in primis allo Stato. L’argomento è sottovalutato? Si pensa solo agli stipendi milionari della Serie A ma ci si dimentica delle famiglie degli addetti ai lavori, del dilettantismo e dei giovani. Non bisogna pensare di ripartire per Cristiano Ronaldo ma per tutti quelli che vivono di calcio ogni giorno".
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