# 7 La campagna d'Europa di Armani, Segafredo e Umana e il destino del campionato
Per combattere il coronavirtus servono le parole non le statistiche che vanno bene per il fantabasket
Un uso esagerato dei numeri mi fa sempre venire in mente De Gregori: non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia. Esempio facile, ieri: Bayern-Armani è stata vinta da Shields con un gran canestro da 3 nei supplementari, eppure fino a quel momento le statistiche lo avrebbero bocciato come uno dei meno incisivi. Resta il fatto che all'esordio in Europa le nostre tre top, Milano, Virtus e Reyer, con l'aggiunta di Trento, hanno vinto e pure convinto.
Il silenzio di Messina
Altro momento top a Monaco, l'intervista post partita a Messina. La giornalista chiede al coach più o meno se non gli è sembrato uno spreco arrivare ai supplementari vista la superiorità del roster di Milano. Il coach resta in sienzio, e ogni silenzio in tv dopo una domanda è interminabile, e poi ha chiesto alla giornalista se lei la superiorità la compra in negozio. Ovvio che venisse in mente un altro episodio legato a Massimino, lo storico presidente del Catania. Dopo un mercato ricco, come quello dell'Armani in effetti, si presenta all'allenamento e chiede all'allenatore come va, con tutti quei gioielli. E l'allenatore risponde: bene, ci manca un po'di Amalgama. Al che Massimino risponde, a metà tra la battuta e la spavalderia: allora prendiamoci anche questo Amalgama.
Le parole sono importanti
Oggi va così, chiedo scusa. Mi sento Moretti, Nanni, non il Davide evocato dalla foto, quando sbotta: le parole sono importanti. Chi parla male, pensa male. Chiudo la parentesi Armani per dire come, in settimana, Messina e il suo Hines, qui nella foto, abbiano parlato bene e in sintonia. Prima Ettore. Un suo giudizio su Hines sul Corriere della Sera: "La sua calma olimpica nei momenti topici regala sicurezza a tutti ". Poi una risposta di Hines sulla Gazzetta alla domanda: snobbato dalla Nba, campione in Europa. Ha qualche rimpianto? "Ho visto il Colosseo, ho camminato sulla pista della prima Olimpiade moderna e passeggiato per la Piazza Rossa. Non ho rimpianti". Non serve guardare i numeri di Hines, basta leggere le sue parole: è un grande.
Andiamo al cinema, non al palasport
Un esempio di termine sbagliato è distanziamento sociale. Quello che dobbiamo praticare si dovrebbe chiamare semmai distanziamento fisico. Ma andando dietro alla definizione che usiamo tutti, le società di basket, non tutte, hanno commesso il reato di distanziamento sociale dai loro tifosi. Certo, è un reato colposo, non intenzionale, ma non aver interpretato il momento come difficile per tutti, non solo per le casse delle società, oltre tutto in un silenzio un po'troppo rumoroso da parte di due categorie coinvolte, come quella dei tecnici e quella dei giocatori, rischia di essere un errore pesantissimo se andiamo verso un DPCM, l'ennesimo, ancora più stringente per gli eventi sportivi al coperto, con tanti saluti alle campagne abbonamenti di chi le ha comunque varate. Per spiegarci: si parla di 200 persone a partita. Le stesse che possono entrare in un cinema. Ecco la chiusura del cerchio sul tema di oggi: incapaci di definire i palasport e le arene in modo diverso, abbiamo lasciato che la loro dimensione fosse la spia di un problema certo, invece che la dimostrazione di un possibile controllo. Durante la Supercoppa sono stato a una partita pure a Trento: gli spettatori hanno lasciato il palasport seguendo le indicazioni dello speaker che di volta in volta autorizzava l'uscita da un settore. Mi spiego: se chiediamo 2500 persone per una partita, dobbiamo anche immaginare che chi controlla la salute pubblica sia preoccupato, anche perchè dai vertici dello sport non sono arrivate poi tutte queste voci in difesa degli eventi. Ma se avessimo parlato di cinebasket, ovvero di 200 persone, e non di più, per settori separati, all'ingresso e all'uscita, oltre che durante la partita, davvero non avremmo ottenuto il risultato che cercavamo ? E'un dubbio che mi resta perchè anche le società sportive si vedono dal coraggio e dalla fantasia. E non solo dalle campagne abbonamenti. E intanto anche sotto canestro, come inevitabile, afrrivano i primi casi. Si comincia con Varese, poi, chissà.