Il Torino vince contro un Benevento a due facce. Segnano anche Niang e Obi, per il capitano mezz'ora per riprendere la forma. Mazzarri insiste sul 4-3-3 e "boccia" Ljajic.

-di Alberto Gervasi-

L’obiettivo principale, cioè la vittoria, è stato centrato, ma non è tutto roseo, anzi granata. Il Torino ha battuto il Benevento dopo un primo tempo giocato per lunghi tratti alla pari e una ripresa che di gioco ne ha avuto pochissimo. Il punteggio potrebbe far presagire spettacolo, gol e una pressione continua per tutta la gara: la squadra di Walter Mazzari, però, può dire di aver conquistato il massimo risultato con uno sforzo appena oltre il minimo. La rete di Iago Falque, dopo soli tre giri di lancette, poteva significare un pomeriggio tranquillo e, soprattutto, ricco di spunti validi per il futuro, con la passerella per il ritorno in campo di capitan Belotti dopo l’infortunio al ginocchio in una stagione maledetta. Alla fine, delle tre cose, solo l’ultima è stata rispettata, ma l’attaccante non è stato quasi mai servito, nemmeno da Baselli che, a tu per tu con Brignoli, ha preferito sparare alto. Solo un tentativo di testa, debole, in quasi mezz’ora di secondo tempo. Il Benevento, oltre al Torino, ha avuto un altro avversario molto ostico per tutta la partita: se stesso. La squadra sannita ha giocato molto bene dal centrocampo in su, ma in difesa ha fatto acqua da tutte le parti. In avanti, per alcuni tratti del primo tempo, si è visto un rombo, con i 3 attaccanti D’Alessandro, Coda e Guilherme supportati da Djuricic che si è inserito nei buchi fra difesa e centrocampo concessi dai granata. Il pacchetto difensivo è stato il vero tallone d’Achille per la formazione di De Zerbi: se Billong è stato disattento sul primo gol, Venuti e Djimsiti non sono stati da meno in altri momenti. In mezzo Belec, che ha dimenticato di calciare il pallone, colpendo Niang. Il calcio scellerato del portiere, più che far male all’attaccante del Torino, ha spezzato le gambe alla sua squadra, incapace di reagire mentalmente e infilata altre due volte da duo Niang-Obi. Peccato, perché il Benevento ha avuto piglio e occasioni, e poteva giocarsi la partita a viso aperto nella ripresa senza nulla da perdere. Il raddoppio di Niang ha chiuso i giochi definitivamente: l'attaccante senegalese, al secondo centro con Mazzarri in panchina, è parso svogliato e “narcisista” ad inizio partita, salvo poi ricordarsi delle proprie doti e girare in rete l’invito di Iago. Sulla pochezza difensiva del Benevento ha deciso di infierire anche il Var, che ha assegnato il tris a fine primo tempo a Obi. Nel secondo tempo Mazzarri ha sorpreso a metà, perché ha effettuato i cambi annunciati di Belotti e Ansaldi, ma ha inserito Acquah e lasciato in panchina Ljajic. Ansaldi ha sostituito Obi anche nel ruolo, piazzandosi inizialmente come mezzo-sinistro a centrocampo. Quando, a vittoria blindata, si aspettava il passaggio quasi scontato dal 4-3-3 al “mazzarriano” 3-5-2, l’allenatore toscano ha mischiato le carte proponendo nel finale un 4-4-1-1 con la cerniera di centrocampo composta da Baselli e Acquah al centro e Iago e Ansaldi ai lati, e Berenguer a supporto di Belotti. In copertina, per il Toro, Iago Falque, per distacco il migliore dei suoi: lo spagnolo, a fine gara, ha parlato di Europa e di carichi di lavoro che la squadra sta cercando di assimilare. I granata, a cui serviva fare un passo importante in avanti, ne compiono 3 (come i punti conquistati) più piccoli, e restano col fiato sul collo di Atalanta e Sampdoria. Le prossime due partite della banda di Mazzarri, a Genova contro i blucerchiati e in casa contro i friulani, diranno se questa squadra è matura per stare ad alta quota senza soffrire di vertigini.
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