Due partite più la Juve per mettere insieme 11 vittorie come ogni anno dell'era Saputo. Ennesima stagione anonima del Bologna
Nel nuovo Director's Cut, l'attenzione è focalizzata sull'ennesima stagione anonima del Bologna
L'ultimo evento rilevante del Bologna è dello scorso 19 febbraio, l'incontro tra Mihajlovic e i tifosi dopo il "pullman-gate" e gli striscioni, e a quell'epoca risale il mio ultimo DC. Nessuno ne ha sofferto: io per primo non vedo l'ora che l'ennesima stagione di poco più di nulla abbia finalmente termine. Ma se in quasi tre mesi non ho avvertito spinte a scrivere è perché non vi sono mai, dico mai, stati argomenti sostanziali di cui discutere, non volendo prendere in considerazione il melenso chiacchiericcio quotidiano riguardante progetti futuribili e conseguenti obiettivi di mercato che risultano, spesso, diversivi mediatici concepiti solo per tenere occupato il tempo e la giornata, differire giudizi e prolungare l'occupazione di poltrone. Ben pagate, e puntualmente, giacché tra i tanti addebiti che sarebbe doveroso fare al signor padrone "vengo una volta ogni 14 mesi, c'é il Covid", non si può certo inserire la grettezza sulla struttura o i ritardi. Gliene importa il giusto ma è serio e puntualissimo.
L'ennesima prova incolore a Udine, figlia peraltro di un appagamento giustificato da evidente assenza di obiettivi - Mihajlovic, come fosse lui il responsabile comunicazione, si è inventato perfino il debutto imminente di rossoblù in culla per fare notizia -, non deve stupire. Risultato condito, peraltro, da inedita generosità arbitrale a nostro favore, così, forse, nemmeno il Prof. Franzoni, irriducibile paladino tv di cause perse contro il VAR, avrà, stavolta, qualcosa da dire. Se Schouten non volesse sembrare sempre Felipe Melo forse faremmo dei progressi.
Il Bologna ha 3 partite, anzi 2, per fare una vittoria e allinearsi al tradizionale e blando ritmo saputiano di 11 successi a stagione (tradotto: 27 volte su 38 non si vince, così forse è più chiaro). Cambiano allenatori, giocatori, diesse e titoli della produzione tv interna (carina), si passa dal "brott zug" al "bel zuuuug" (vocale prolungata dall'entusiasmo) ma i numeri, ahimé, sono sempre quelli. In attesa che cambino. Certo, l'anno prossimo. O quello dopo. Non c'è fretta.
Sarà curioso vedere il prossimo mercato per almeno due ragioni.
La prima è che chi tradizionalmente compra, cioé le grandi, è sommerso dai debiti, patisce squalifiche, è nel mirino di una sorta di caccia all'untore. Quindi...boh. Se vende l'Inter, i nostri, in caso, chi li prende?
La seconda è che si intuisce una faccenda. E cioè, al di là della quotidiana intemerata di Sabatini, puntuale come le previsioni del tempo, che non solo vada costruito un gruzzolo per la famosa punta e il famoso difensore, ma anche per le scadenze che maturano su operazioni datate (tipo Barrow e Soumaoro). Quindi quanti ne vanno via, e chi? Tanto per infliggere il colpo mortalmente definitivo alle residue chances progettuali, dice lo schietto Sinisa "venderemo chi ha richieste" (augurandomi personalmente che ne abbiano quelli di mezza età e non i giovani, che terrei). Per la qual cosa, vendere cioè chi si vende da solo, basterebbe un impiegato del catasto, un cassiere di Carisbo, non servono tre o quattro uomini mercato.
E qui scattano due ragionamenti. Uno, io credo che il mister resti, che ci provi. E non ne sono scontento, in queste condizioni tanti suoi colleghi si perderebbero. Due, in risposta a quei buontemponi di Made in Bo (voto 10 alla scelta della mia foto, sono bellissimo), io non ho mai accusato la dirigenza, non siate superficiali, magari per difendere lo status quo e coccolare chi si sente colpito. Io accuso la proprietà. E' diverso. Per me Fenucci è un buon dirigente, Bigon ha portato anche operazioni interessanti tecnicamente e finanziariamente. Sbagliano? Certo, come me, come tutti. Ci fosse una proprietà attiva e che stimola, sarebbe meglio. Per loro, in primis.
Io invidio tanti tifosi e tanti giornalisti o pressappoco tali che fanno i cantori. Trovo che al massimo sia una situazione da salmo responsoriale, non da Inno alla Gioia. Il collega e amico Luca Baccolini scriveva pochi mesi fa su 051, consolidato e diffusissimo "house organ esterno" di Casteldebole: "Fossi un tifoso del Bologna, sarei contento così. Di questo passo, i risultati arriveranno per forza" .
Guarda, Luca, ti rispondo da tifoso del Bologna, abbonato nei distinti prima di fare questo mestiere. Non puoi avere certezze né che ciò accada né che sia la strada giusta. Anzi, per me, sul piano tecnico e agonistico, è sbagliata, nel senso di non rispondente alle potenzialità. E non inevitabile.