La trasformazione del Diavolo in tutte le sue componenti: unità del gruppo, attenzione, corsa ragionata, cinismo. Gattuso, al Mapei, ha trovato il DNA giusto per il suo Milan. Ora serve continuitàFinalmente Milan, finalmente rosso e nero, finalmente Inferno! Probabilmente se Rino Gattuso potesse esternare liberamente i propri pensieri direbbe proprio questo e, forse, anche qualcos'altro. Qualcosa di riconducibile ad un "Ci voleva tanto?! Questa è la strada giusta!". In casa Diavolo serviva una scintilla, o meglio una fiammata intensa, perchè troppe erano le facce spente, troppi i musi lunghi, troppa la voglia di poter gioire per una vittoria, troppo il malumore per occasioni d'oro fallite malamente al cospetto di avversari sicuramente alla portata. Ma il bello del calcio, in fin dei conti, è che quando meno te lo aspetti succede quello che in molti si auspicano ma che pochi vedono realizzabile. Il Sassuolo di Roberto De Zerbi non sarà la Juventus di Massimiliano Allegri, nè il Napoli di Carlo Ancelotti, ma ciò non toglie che i neroverdi, a quota 13 punti in classifica, sono una delle squadre più in forma del campionato. Ad affrontare gli emiliani, nella serata di ieri, nel match delicatissimo di Reggio Emilia, si presentava il Milan dei tre pareggi consecutivi, chiamato a dare uno scossone prima a se stesso e poi all'intera graduatoria della Serie A. E così è stato: un poker risonante alla faccia della crisi, una prestazione di rilievo contro ogni tentacolo di sfiducia. Ma quello che più spicca è l'atteggiamento tattico e mentale dei rossoneri, evidentemente consci del fatto che in questo momento la condizione fisica non può supportare 95 minuti di gioco a ritmo elevato e, pertanto, ben più prudenti rispetto a tutte le altre apparizioni. Non è un caso, infatti, che gli undici messi in campo da Gattuso siano partiti col freno a mano tirato, tutti dietro la zona nevralgica del terreno di gioco, pronti, al primo recupero, a scagliarsi in avanti in contropiede come le frecce puntigliose di un arciere demoniaco. Lo ha fatto Kessie - coronando una corsa di 40 metri con un gran gol in diagonale di sinistro -, lo ha fatto Suso - spaccando la traversa prima, ritornando alla marcatura  e pennellando la parabola da fantascienza del 2-0 poi -, lo ha fatto Castillejo - impiegato dal proprio tecnico nell'insolito ruolo di falso nueve e glaciale nello sferrare il colpo del 3-0 con una botta a mezza altezza imparabile per Consigli. Aggiungere al condimento una difesa attenta (seppur troppo bassa, a tratti, nel secondo tempo), un Biglia ritrovato in mezzo al campo, un Çalhanoğlu molto più sciolto e disinvolto rispetto alle ultime comparse, un Donnarumma finalmente impeccabile in ogni appuntamento con la sfera e una panchina che sa subentrare alla grande una volta chiamata in causa, fondere per bene gli ingredienti suddetti, scuotere il tutto. Il risultato? Un DNA vincente per un veleno praticamente perfetto per stroncare gli avversari. Eppure per arrivare a tutto ciò non si può non passare attraverso la coesione del gruppo e la compattezza tra giocatori e allenatore. Ecco il motivo per cui ieri sera contro il Sassuolo e contro ogni pronostico ha vinto lui, Gennaro Gattuso. Perchè Rino è il Milan, prima ancora di allenare il Milan. I suoi ragazzi lo hanno recepito e messo in pratica, tutti insieme, come testimonia anche l'abbraccio con lo stesso tecnico da parte di ogni componente della rosa. Eppure manca ancora qualcosa per arrivare alla benedizione del maledetto capolavoro del Diavolo: il disegno, per essere perfetto, ha bisogno del rientro a pieno regime di Patrick Cutrone e Gonzalo Higuain, il migliore centravanti, quest'ultimo, del nostro campionato. Solo allora si potrà valutare veramente la completezza di un team finalmente tornato alla vittoria. Ma, se la calma è la virtù dei forti, ogni tassello deve essere incastonato nel puzzle al punto e al momento giusto, senza strafare e perdersi in un Inferno appena ritrovato. Da "Il Diavolo veste Milan" - un film di Gennaro Gattuso - non è ancora tutto, perchè "il bello deve ancora venire".
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