Vittorio Feltri ha pubblicato un editoriale relativo al difensore della Juventus e della Nazionale italiana, Leonardo Bonucci. Il giornalista ha analizzato la carriera del calciatore, criticandolo in alcuni frangenti. Ecco un estratto del suo editoriale, realizzato per Libero Quotidiano

Uno dei calciatori più miracolati, in senso letterale, degli ultimi tempi, mi è necessario entrare in qualche dettaglio della psicologia del mio santo protettore, del quale non sono, per l’appunto, l’unico cliente. Devo premettere quindi che San Culo non si manifesta con chi è privo di talenti e i suoi servigi vanno presto in decomposizione se chi li maneggia è portatore di fioca intelligenza (…). Inoltre, raramente San Culo manifesta la sua presenza a ripetizione in un lasso di tempo breve. Il suo gesto di «sciacquarsi la bocca» dopo aver segnato un gol è stato polemizzato, una volta gli è stato perfino contestato di aver dato una (impercettibile) testata all’arbitro Rizzoli, ma la curva è sempre stata con lui, perché con quell’aggressività, quell’incapacità di essere diplomatico e di resistere alle provocazioni, è considerato dagli spalti un tifoso prima che un calciatore”

Feltri ha poi lanciato una frecciata velenosa a Bonucci, facendo riferimento allo Scudetto conquistato con l’Inter grazie a Roberto Mancini, che lo fece esordire in Serie A, concedendogli 3 minuti in campo: 

Il caso di Leonardo Bonucci è interessante, perché rientra in questo schema ma è anche un’anomalia. Infatti dopo il tricolore con l’Inter (sono bastati tre minuti, San Culo aveva già fatto capolino) e sette anni di vette con la Juventus (sette scudetti, tre Supercoppe, tre Coppe Italia), nel 2017 è andato in uggia con il tecnico Massimiliano Allegri, con il quale, credendo improvvisamente di essere l’allenatore in campo, aveva avuto un alterco per una questione di sostituzioni durante l’incontro casalingo contro il Palermo, il 17 febbraio 2017. Partita vinta agevolmente per 4-1, fra l’altro. Bonucci venne messo in castigo per l’incontro di Champions contro il Porto, poi a fine campionato migrò al Milan (la meta più impensabile, sia per i milanisti sia per gli juventini), pagato dai rossoneri il prezzo più alto di tutti i tempi per un difensore, 42 milioni, dove forse pensava di vendicarsi. Si presentò come leader, ha indossato la fascia di capitano e alla fine è andato malissimo, insieme con la squadra, senza spostare il campionato rossonero di un capello rispetto a come il Milan avrebbe giocato senza di lui; è tornato subito alla Juventus, si è riconciliato con il tecnico, ma, di nuovo, non ha brillato. A 31 anni, sembrava aver imboccato i cancelli del viale del tramonto”

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