Milan, crisi di punti e di gol. Ecco perché puntare ancora su Ibrahimovic
Proviamo a leggere l'avvio stentato dei rossoneri attraverso i numeri: pochi tiri, pochi gol e un Piatek irriconoscibile. Gennaio si avvicina e l'occasione Zlatan andrebbe colta all'istante.Dal 29 gennaio al 23 novembre. O meglio, da Milan-Napoli a Milan-Napoli: è racchiusa tutta qui la parabola di Kris Piatek da attaccante rossonero. Dieci mesi fa, appena strappato al Genoa per 35 milioni e chiamato a sostituire il deludente Higuain, l'attaccante polacco bagna la sua prima da titolare a San Siro infilando una straordinaria doppietta alla squadra di Ancelotti, regalando così ai suoi compagni l'accesso alla semifinale di Coppa Italia e ai suoi tifosi la dolce illusione di aver finalmente trovato un attaccante con la "A" maiuscola. Ora, però, la storia è totalmente diversa: Kris ha messo a segno appena 3 reti (2 su rigore), una ogni 291' giocati, risultando spesso l'ombra del Pistolero a lungo ammirato durante la sua prima stagione italiana. Qualche scaramantico se l'è presa con la scelta fatta in estate, quando Piatek ha deciso di svestire la maglia "19" optando per quella maledetta "9" ancora a caccia di un degno erede dopo il ritiro di Pippo Inzaghi. La realtà, però, è più complessa: il polacco sembra aver smarrito quella cattiveria agonistica e quella fame di gol che avevano portato Gattuso a definirlo un Robocop, un robot programmato unicamente per gonfiare la rete avversaria.NUMERI IMPIETOSI - Additare Piatek come il principale responsabile dello stentato avvio di campionato del Milan, tuttavia, risulterebbe ingeneroso. Perché Giampaolo prima e Pioli poi, con le dovute differenze, non sono riusciti a garantire una sufficiente pericolosità offensiva al Milan. I numeri, impietosi, parlano chiaro: in 13 giornate il Milan ha raccolto la miseria di 14 punti (peggior inizio di stagione nell'era dei tre punti, eguagliata l'annata 2013/14), frutto di 12 gol segnati. Meno di uno a partita di media. Ma c'è di più: solo in un paio di occasioni i rossoneri sono stati capaci di segnare più di una rete, a Marassi contro il Genoa (2-1) nell'ultima di Giampaolo sulla panchina del Milan e a San Siro contro il Lecce (2-2) nell'esordio di Pioli. Dati allarmanti, che diventano sconfortanti se si allarga l'analisi ai tiri: il Milan è nono nella speciale classifica, con 134 conclusioni totali (di cui 63 nello specchio). Insomma, anche quando Romagnoli e compagni riescono a costruire faticano poi mostruosamente a tramutare la mole di lavoro in occasioni da gol. Ennesima conferma è arrivata sabato scorso: contro il Napoli sono state appena 4 le conclusioni verso i pali difesi da Meret: per fortuna dei tifosi di casa presenti a San Siro, una di queste è capitata sul destro di Bonaventura, che ha disegnato una meravigliosa traiettoria per l'1-1 dei suoi. A proposito di singoli: il rossonero che sin qui ha calciato di più verso la porta avversaria è Calhanoglu, quindicesimo calciatore in questa particolare graduatoria con 26 tiri collezionati (14 in porta). Poco dietro di lui Piatek, con 25 tentativi di cui 13 nello specchio. La distanza rispetto a colleghi come Correa (29 tiri in porta), Immobile (28), Ronaldo (25), Berardi (23) e Lukaku (22) è abbastanza evidente...SOGNANDO IBRA - Tutto il mondo Milan spera che Piatek possa tornare presto a sparare e che magari, nel frattempo, Leao completi la sua fase di adattamento alla Serie A aumentando la dose di malizia, incisività e personalità, giustificando così l'importante investimento (35 milioni) fatto in estate da Boban e Maldini per scipparlo al Lille e portarlo all'ombra del Duomo. I due attaccanti hanno a disposizione quattro prove d'appello da qui alla sosta natalizia: le trasferte di Parma, Bologna e Bergamo e la gara casalinga col Sassuolo dovranno dare risposte importanti dal punto di vista dei punti e, inevitabilmente, dei gol. Altrimenti, occorrerà fare ricorso al mercato: in tal senso, già da qualche settimana circola la suggestione relativa al ritorno di Zlatan Ibrahimovic, reduce dall'esperienza americana con la maglia dei Los Angeles Galaxy. L'eventuale Ibra-bis ha già spaccato la piazza in due: da un lato, quelli che firmerebbero carte false pur di rivedere lo svedese con la casacca rossonera addosso; dall'altro, il partito dei contrari motivato da una carta d'identità che recita 38 alla voce "anni" e da un campionato come la MLS con ritmo e livello troppo diversi dalla Serie A.IPOTESI HAMMARBY? - I rossoneri sono usciti allo scoperto e hanno esplicitato allo svedese e al suo agente Mino Raiola la ferma intenzione di riportarlo a San Siro. Ibra ci pensa, anche perché la margherita da sfogliare è ampia: in Italia, ad esempio, lo cercano pure il Bologna dell'amico Mihajlovic e il Napoli (defilato al momento). E - notizia della prima mattinata - alla lista dei corteggiatori si è aggiunto l'Hammarby, club di Stoccolma. Ci ha pensato lo stesso Zlatan ad alzare il polverone mediatico, attraverso un post criptico apparso attorno alle 8 sul suo profilo Instagram: nel video, che non è accompagnato da alcuna descrizione, si vede la maglia verde della squadra svedese personalizzata e pronta per essere indossata da Ibra. Sembrerebbe il preludio a un clamoroso annuncio di calciomercato, o più semplicemente si tratta di un indizio relativo a un accordo commerciale tra l'ex Los Angeles Galaxy e l'Hammarby? Con Zlatan in cabina di regia tutto è possibile, ma finché non arriverà una comunicazione ufficiale le porte per il Milan restano ancora assolutamente aperte. E quindi, fatta la doverosa parentesi last minute, la domanda resta aperta: il ritorno di Ibrahimovic riuscirebbe a risolvere (almeno in parte) i problemi dalle parti di Milanello?LA CURA IBRA - Come sempre accade, solo il campo saprà dare il responso al quesito. Probabilmente, però, delle fiches sul tavolo-Ibra si possono ancora puntare. Almeno per tre motivi: 1) senza andare troppo a ritroso, nelle ultime due stagioni l'attaccante di Malmoe ha garantito gol (53), assist (15) e una certa continuità di rendimento con 4.933 minuti disputati; 2) nell'analisi costi-benefici, quello di Ibra è probabilmente l'unico nome in grado di riportare un certo entusiasmo tra i tifosi del Milan, i quali non lo hanno mai realmente dimenticato; 3) all'interno del secondo gruppo più giovane dell'intero campionato (25,7 l'età media, dietro solo ai 25,3 della Fiorentina) la presenza di Zlatan potrebbe risultare decisiva dentro e fuori dal campo. Per far capire cosa significa vincere, per cancellare il timore di giocare a San Siro, per correggere atteggiamenti di lassismo e svogliatezza in allenamento e in partita, per evitare quei momenti di black-out che puntualmente si presentano alla prima difficoltà incontrata.
Una iniezione di qualità, esperienza e personalità per un Milan giovane e malato: una cura immediata e probabilmente efficace, specie se apportata da un signore svedese che in carriera ha messo a segno "un paio" di gol, alzato "qualche" trofeo e che ha appena salutato i suoi vecchi tifosi invitandoli serenamente a "tornare a guardare il baseball". Non esattamente l'atteggiamento di un calciatore con la testa già alla pensione, anzi...
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