Mihajlovic e Teodosic: si accendono le stelle serbe di Bologna
I connazionali Mihajlovic e Teodosic sono stati i grandi protagonisti delle vittorie bolognesi del weekend
Nello stesso giorno in cui, per la prima volta a memoria d'uomo (mia), i tifosi laziali non si producono in cori nostalgici, ma anzi partecipano composti e commossi alla marcia su San Luca, mischiati ai nostri, un'altra operazione di recupero ha luogo in città, ovvero il parquet del Pala Dozza caro all'avvocato Porelli si illumina - con un cromatismo simile a quelli di Pirro Cuniberti, che proprio il Duce Truce chiamò ad abbellire, rimodulandolo, il design dell'impianto di Piazza Azzarita, - delle piroette e dei cioccolatini scartati da Milos Teodosic.
Da maigoduto autentico non posso non notare un paio di incongruenze, e cioè 1) l'accensione del serbo ha portato al parziale spegnimento del connazionale Markovic, autentico puntello bianconero nelle prime giornate, 2) Mihajlovic è un idolo laziale che in estate ha flirtato con la Roma.
Particolari a parte, i sei chilogrammi recuperati da Sinisa corrispondono a un altro recupero, non totale, ma molto forte, non solo sul piano ponderale ma soprattutto su quello psicologico. Il percorso di lotta al tumore procederà come Dio vuole e i medici dispongono ma la fibra resta speciale.
Quanto allo sport giocato, il Bologna è dove deve essere. Se sommassimo tutti i punti che tutte le tifoserie ritengono di avere "perso" fino a oggi triplicheremmo, più o meno, il massimo dei consentiti, 30 a giornata, ammesso che non ci sia nessun pareggio. "Se fosse successo, se avessimo fatto, se non avessimo fatto..." e via andare. In realtà le traverse le colpiscono anche gli avversari (siamo poi in A per quello, qualora qualcuno si fosse scordato) e gli arbitri ci hanno dato tre rigori contro uno. Sbagliato, e ciò è colpa della Lazio, non di Orsato.
Non è neanche questione di maturità, ma di livello. Il Bologna ha 9 punti in 7 gare perché, oggi, non è abbastanza forte da fare di più. E se sul piano puramente aritmetico è indietro rispetto all'anno scorso, quando a questo punto i boys di Mihajlovic avevano già giocato contro quattro squadre da coppe (vincendo a Milano/Inter e a Torino/Toro), al cospetto delle due del campionato in corso (un punto in due gare con le romane, quattro gol subiti), questo dipende anche dalla particolarissima condizione tecnica. Non c'é l'allenatore fisicamente sul pezzo, non è un aspetto da poco. Tanto è vero che quando è presente il signore di Vukovar la media punti si alza significativamente.Sarà un anno di alti e bassi, di soddisfazioni e cadute, magari, queste ultime, agevolate dallo scarsissimo turnover (rispettare Mihajlovic significa criticarlo sulle questioni tecniche: a me la formazione di Udine non è andata giù).
In questa chiave disquisire sulle pecche di Skorupski, l'età di Danilo, i cartellini di Medel, la friabilità difensiva di Tomiyasu, i ritardi dei centrali, l'imprecisione di Soriano e le svagatezze di Destro porta poco costrutto (oh, è un parere). Chi si aspettava l'Europa non teneva conto del fatto che nessun rinforzo, a giugno, è stato preso per essere pronto subito. Sono stati fatti acquisti di prospettiva e da plusvalenza futura, un furbo ammiccamento alla tifoseria e una bella verniciata alle ammaccature alla carrozzeria provocate dai Falcinelli e dai Paz. Una campagna acquisti un po' mignotta, insomma. D'altra parte Bologna confina con Roma, è noto, il termine mignotta da lì viene.
Sulle celebrazioni del Centodecimo il voto è complessivamente buono. Basta spiegare però che all'Archeologico e al Medievale, due gioielli cittadino, non vedi cimeli rossoblu, non è neanche possibile temporalmente, che gli Etruschi cantassero l'inno di Dino Sarti è difficile. E magari appare un po' ambizioso fare scrivere a Saputo, nella sua lettera di buon compleanno, di Arrigo Gradi.
La linea di continuità, perfetto. La considerazione per il nostro percorso Joey ha dimostrato di averla.
Trasformarlo in Pico della Mirandola è forse un progetto, a proposito, un po' ambizioso. Anche se la storia passata, a chi vive nelle "terre nuove", piace assai. E questo Bologna dimostra di portarle rispetto.
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