Un adesivo ha fatto infortunare Teodosic, Meneghin distrusse nel '93 il primo a calci! Il racconto vero di chi lo aveva montato: il nostro Direttore!
L'infortunio di Milos Teodosic colpa di un adesivo. Nel nuovo Director's Cut il racconto di quello che fece infuriare Dino Meneghin
E così San Milos da Valjevo ha preso una storta. Il che capita nelle migliori famiglie, si farà un po' di riposo guidato e tirerà il fiato in funzione delle volatone che la V nera targata Segafredo dovrà affrontare più avanti.
Ero personalmente alla Unipol Arena, zona tribuna poche fila sopra la panchina reggiana (occupata, tra gli altri, da due testimonial di fede bianconera come l'assistant coach Federico Fucà e l'ex capitano Filippo Baldi Rossi), quando, a poco più di un minuto da fine gara, ho preso congedo dai miei vicini di posto, biancorossi, tifosi non invasivi, e mi sono avviato verso i bagni. Affrontare la traversata Casalecchio-Fossolo senza un cambio...di liquidi non pareva cosa saggia.
Espletato il bisogno, rientro nell'arena. E mi si para davanti un ragazzone tanto gigantesco quanto disperato: "ma cos'è, quest'anno, cosa abbiamo addosso ?", lamentava costui, in preda a tutte le ubris dell'universo.
Io lo guardo sbigottito poi butto l'occhio verso la zona sud dell'impianto e vedo che il numero 44 sta uscendo portato a braccia, mi pare, da Alibegovic e Jaiteh. E in effetti, pur con tutta l'esagerazione del caso, una cappa di "iazza" era scesa sull'impianto sabatiniano. Oh, il tifoso è nato per lamentarsi. Di club, arbitri, dirigenti, giocatori, giornalisti, politici, Leghe, Federazioni, ascolti tv, calcio (se sei cestofilo), cugini vincenti (o perdenti, uguale), sorte, Santi del Paradiso, autorità cattoliche, ebraiche, musulmane e buddhiste. Insomma, di tutto. C'é une rete mondiale sotterranea contro di te, acuita dal Covid, che ci lascia tanto tempo per istupidirci al cospetto delle idee più strampalate, improponibili, complottiste e perciò stesso fascinose, roba che il non decesso di Hitler, al confronto, è argomento da Zelig. Andrà tutto male perché il bene è terminato col paziente 1. Figuriamoci lo sport, sentina di tutti i vizi, e la Juventus, e l'Armani, e Petrucci, e Gravina, e ci si mette pure il Cagliari. Si salvano quelli nel Pantheon, Dall'Ara, Gazzoni, Porelli l'Emiro e Cazzola ma solo perché ci siamo dimenticati quante gliene abbiamo dette dietro.E delle volte, in un supremo sforzo di coraggio, pure davanti. E magari due mesi dopo vincevano scudetto ed Eurolega, o gliela rapinavano, tipo Strasburgo.
Bene, dato che la colpa dell'infortunio a Milos è l'adesivo dell'Unipol, che dovrà inventarsi polizze assicurative...contro l'assicurazione (siamo arrivati a questo !), sono andato con la memoria al primo adesivo sul parquet della storia dei cesti italiani.
Azienda: Luxottica, primo sponsor del campionato. Match Stefanel Trieste-Milano, palasport di Chiarbola, Trieste. Montatori: un reggiano, Sandro Crovetti, gm Lega, il suo assistente Massimo Zanetti (niente caffè, tanta bolognesità), l'ufficio stampa, cioè io e Moreno Voltarello, uomo ovunque del boss di Lega Basket, Giulio Malgara, il proprietario di Olio Cuore, per intenderci. Inizio anni '90.
"Mettilo lì, no va di là, prima giù, poi "sfili" la parte collosa", insomma, un casino. Al terzo stracciato in mille pezzi dalla arcigna difesa di SuperDino Meneghin, ce ne era rimasto uno, lo abbiamo appeso a fianco di un canestro, evitando che colored dai muscoli d'ebano e slavi dal tiro mortifero finissero la loro carriera lì, nella città italiana dalle donne più belle, divertenti e...allegre. Poi arrivarono i montatori, una colla migliore e dalla quarta/quinta giornata la faccenda andò a regime. Mr. Luxottica, ovvero Leonardo Del Vecchio, mise a fine stagione il trofeo nelle sapienti mani di Roberto Brunamonti, ennesimo scudetto virtussino. E tutto finì bene.
Perché adesivi e non cartelli? Lo spiega, su Facebook, uno degli ideatori, Fabio Verga. "...sono il colpevole, o almeno uno dei colpevoli. Nel lontano 1993 lavoravo alla Media Sport&Arts sotto la direzione di Giorgio Rubini (uno che in famiglia qualcosina di basket ha masticato) e di quel genio del marketing ante litteram che è stato Bruno Ferrari. Quell'anno fu la MS&A a definire la celeberrima sponsorizzazione Luxottica al campionato di basket (anni prima che ad esempio il calcio diventasse TIM, era un periodo in cui il basket produceva ancora innovazione.). Proprio in quest'ottica analizzammo a lungo il tema degli strumenti di comunicazione: con quali soluzioni il brand Luxottica poteva presentarsi come qualcosa di "diverso" rispetto agli altri sponsor, visto che era effettivamente qualcosa di diverso qualificandosi come - per la prima volta - sponsor del campionato intero e non di un team? Gli adesivi sul campo, anche per differenziarsi dalla cartellonistica a bordo campo, furono una delle soluzioni (attenzione, non "la" soluzione e non certo l'unico strumento) pensate per rispondere a questa esigenza. E posso garantire che una fase particolarmente attenta del lavoro fu quella delle "prove tecniche" per garantire che l'adesivo non provocasse rischi di scivolamento o anche di "difformità" rispetto alla presa del parquet. Anche perchè in quegli anni in Lega Basket sul tema c'erano due bei mastini di controllo, ovvero Alessandro Crovetti e Alberto Bortolotti, che pur in presenza di uno sponsor molto importante mai mi avrebbero permesso di procedere senza tutte le garanzie. .... Il problema non è che in quell'anno vennero posizionati per la prima volta gli adesivi sul campo, il problema è che in tutti gli anni che sono passati il movimento basket non ha inventato niente di nuovo per la comunicazione degli sponsor".
Io, volendo, per amore del basket posso pure riprovare a montarne uno. Ma dopo 29 anni forse non serve un genio per partorire qualcosa di nuovo.